Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

“Otello Circus”

Otello nel circo dei sentimenti umani

“Otello Circus”

L’Otello di Shakespeare e di Verdi esce dalla pagina scritta e dalle partiture musicali e prende corpo e anima – in sintesi, vita – in un circo. Il grande circo dei sentimenti umani. Ne nasce uno spettacolo intenso, delicato, raffinato e poetico, eppure immediato e popolare; fedele ai modelli ma al contempo originale. Stiamo parlando di Otello Circus, ultima produzione firmata Teatro La Ribalta, in scena lo scorso 17 ottobre al Teatro di Pergine.

Formata in maggioranza da attori con disabilità, la compagnia bolzanina diretta da Antonio Viganò da anni persegue un teatro che non si prefigge intenti terapeutici, pedagogici o sociali (o perlomeno non soltanto), bensì di creare cultura attraverso un progetto d’arte professionale e di qualità.

In questa particolare riscrittura circense, costruita dallo stesso regista a quattro mani con Bruno Stori, Otello è condannato a rappresentare ciclicamente la sua personale tragedia. È la pena che deve scontare per aver ucciso Desdemona, per il suo gesto efferato ed omicida, perché l’amore che uccide è contro natura. Circo come luogo fisico di spettacoli di acrobati e clown, ma anche come metafora esistenziale dell’inarrestabile circo(lo) dei sentimenti umani che ripete sempre uguale.

E in circolo - cavalcando l’immagine - vengono disposti gli spettatori, invitati ad accomodarsi sulle tribunette che circondano il cerchio dello spazio scenico. Al centro, seduto per terra vicino ad un lampadario antico calato dall’alto, il protagonista catalizza subito l’attenzione. L’Otello di Rodrigo Scaggiante è eccezionale: massa impassibile, corpo massiccio ma impacciato, un volto nero impiastricciato di bianco, parole che escono spesso a stento. Limiti e difficoltà che - magia del teatro - si tramutano in tratti che definiscono un carattere dalla forza irruente e violenta, incapace di stare da solo eppure emarginato, accecato dall’ottuso terrore di perdere quell’amore che non conosce come sentimento schietto ma solamente come possesso.

Insieme ad Otello, abitano l’arena anche gli altri personaggi principali di Shakespeare e di Verdi, calati ovviamente in attività e mestieri del circo rispondenti alla loro psicologia.

Così la Desdemona dell’evocativa Marika Johannes è un’equilibrista, un essere leggiadro che volteggia precariamente sopra il vuoto (in realtà sopra una riga di scotch piazzata a terra) o si getta dall’altalena tra le braccia dell’amato; una donna che, legata con le rose, ride contenta per poi piangere amaramente alla scoperta che quello di Otello è un amore malato, possessivo e violento. Quante storie con trame simili sentiamo oggi?

All’interno del circo dei sentimenti umani, il raffinato manipolatore di coscienze Jago, incarnato da Matteo Celiento, diventa un avvelenato lanciatore di coltelli, affilati e taglienti come le sue battute. Questa invenzione, se attenua nella giusta misura nell’antagonista (che rimane pur sempre il “regista” di ciò che accade) la carica psicologica, ne rafforza il ritmo scenico.

La profondità della tragedia risalta meglio se intervallata da qualche momento più leggero e comico. Il bel Cassio è nelle corde di Jason De Majo, che lo rende un acrobata atletico e coreografico. Per le macchinazioni di Jago, l’ideale per insinuare in Otello il sospetto che Desdemona lo tradisca.

Cassio fa coppia comica con il clownesco e divertente Roderigo di Michael Untertrifaller.

Mirenia Lonardi diventa una figura fantasmatica delicata e commovente, visibilmente fragile nel corpo e nell’animo, esile come un volo d’altalena. Una messaggera che con le parole di Shakespeare richiama all’attenzione il tema scottante del femminicidio: ecco l’amore che uccide.

È però da sottolineare che l’operazione non ha nessun esplicito intento attualizzante; se capita che si affaccino temi odierni, è solo perché Otello, in quanto vero e proprio classico, è sempre contemporaneo.

Completano il cast Daniele Bonino nei panni del domatore imbonitore e Rocco Ventura, inserviente del circo e soprattutto straordinario rumorista.

Lo spettacolo mescola diverse discipline: teatro, danza, musica. L’accompagnamento musicale è affidato alle arie della celebre opera lirica verdiana rivisitate dall’orchestra AllegroModerato, complesso professionale che, come La Ribalta, include anche musicisti con disagio psicofisico.

Ciò che rende ammirevole la regia di Viganò, più ancora del sapiente utilizzo della grammatica teatrale (e circense) e della lieve poeticità dell’insieme, è la profonda e non comune capacità d’ascolto del materiale umano a disposizione.

Da ogni attore il regista prende le caratteristiche principali, soprattutto quelle più fragili e vulnerabili, e le trasforma in tratti distintivi e punti di forza dei personaggi. I caratteri shakespeariani vivono perché pulsano di umana autenticità. Man mano che ci si addentra nello spettacolo, ci si dimentica della disabilità degli interpreti, rimanendo invece accalappiati dalla loro bravura estetico-artistica.

Che dire?

Da vedere, caldamente consigliato per capire come la malattia possa essere curata dall’arte..

Parole chiave:

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.