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QT n. 12, dicembre 2018 Servizi

Il Presidente risponde

Quattro domande al nuovo Governatore del Trentino

Maurizio Fugatti

Nel numero scorso abbiamo commentato la vittoria di Maurizio Fugatti alle elezioni provinciali, e la conseguente fine dell’epoca del centro-sinistra, cercando di focalizzare gli elementi di discontinuità nel governo, quelli preannunciati e quelli prevedibili. In questo lavoro ci eravamo appoggiati ai risultati del nostro questionario su 20 temi programmatici, compilato oltre che da 7.500 elettori, anche da Fugatti, la Lega e i partiti suoi alleati. Ne avevamo estratto, per iniziare, quattro questioni di grande impatto, a nostro avviso indicative di come la nuova giunta intende muoversi su ambiti decisivi: i rapporti con i poteri forti, il nodo immigrazione, lo sviluppo demografico-sociale, i trasporti e l’ambiente. Abbiamo poi sottoposto le quattro domande al neo-presidente, di cui ora riportiamo le risposte.

Ritiene che la Provincia debba intervenire per risolvere l’invenduto alle Albere? Magari finanziandovi un’espansione dell’Università?

Quartiere "le Albere"

Il problema del quartiere Albere è sotto gli occhi di tutti. Senza entrare nel merito del perché sia stato realizzato, e fatte salve le realtà che comunque funzionano, a partire naturalmente dal Muse, la Provincia credo non possa far finta di nulla in relazione alle criticità che lei pone o, se preferiamo, alle potenzialità inespresse. Per questo dico che, qualora da parte del Comune di Trento e di altri enti o soggetti ci fosse interesse a presentare un progetto organico, che eventualmente comprenda anche l’Università – vista fra l’altro la presenza della nuova biblioteca e la vicinanza con altre infrastrutture a servizio dell’ateneo - saremo disponibili a valutarlo, nell’interesse in primo luogo della città - ma in un’ottica più ampia, nell’interesse di tutto il territorio - perché comunque quell’area è strategica e merita di essere valorizzata.

Leggiamo che, per l’accesso alle graduatorie dell’Itea, al fine di parificare gli obblighi fra stranieri e italiani, intende “introdurre la necessità di presentare la certificazione sulle proprietà immobiliari all’estero”.

Ma chi scappa dalla Siria, o dall’Afghanistan, o da Boko Haram in Nigeria, quale documentazione potrà mai presentare? E più in generale, è sensato ipotizzare che chi lavora ai livelli più bassi in Italia, abbia piantagioni in Tanzania? Dove oltretutto non ci saranno uffici del catasto adeguati? Insomma, norme del genere, non rischiano di essere solo vessatorie, lontane da ogni principio di umanità?

Riteniamo che oggi fra gli stranieri che vivono all’interno degli appartamenti Itea ci siano soggetti che possono ottenere certificati di proprietà dai loro paesi di origine. È chiaro che ciò non può valere per tutti. Ma è altrettanto chiaro che l’immigrazione oggi non è un fenomeno omogeneo, al suo interno ci sono situazioni diverse ed è nostro dovere guardarci dentro. La Nigeria di Boko Haram è un po’ al limite come esempio, non crede? C’è chi arriva da zone in guerra o dove comunque si rischia quotidianamente la vita. Altri no, e per essi crediamo che con una presa di posizione più ferma e una opportuna moral suasion si possa andare oltre alle autocertificazioni.

Nella sua risposta ad una delle nostre venti domande, quella sulla denatalità e conseguente immigrazione, lei risponde prospettando azioni per arrivare ad “una riduzione efficace” della denatalità. Quali sono e in che tempo saranno effettive?

Quello della natalità è un tema importante, non a caso il nostro programma di governo gli dedica l’attenzione che merita. Alla base di tutto vi è il riconoscimento delle funzioni sociali positive della procreazione ai fini della crescita demografica. Nel nostro programma abbiamo elaborato diverse proposte, che diventa ora urgente realizzare. Ad esempio, l’abbattimento delle rette degli asili nido o di altre forme di custodia dei figli e poi agevolazioni per la frequenza degli asili nido aziendali; punteggi maggiori nei concorsi pubblici, per donne con figli. Ci proponiamo di valutare inoltre la corresponsione di un assegno per ogni figlio, anche per anni successivi a quello di nascita, prendendo esempio da quanto già viene fatto in altri paesi europei come Francia, Germania e Nord Europa. Ed ancora: vogliamo favorire i genitori con figli piccoli potenziando forme di telelavoro e di elasticità dell’orario ed introdurre un “voucher” baby-sitter per servizi di cura dei bambini in caso di non uso di servizi di asilo nido. In ogni caso, una cosa è certa: in Trentino non deve accadere che chi vuole creare una famiglia e mettere al mondo dei figli non lo possa fare per questioni economiche o per l’assenza di adeguate forme di supporto.

Lei prospetta la Valdastico, la terza corsia dell’Autobrennero ed una lunghissima serie di lavori stradali. Ammesso che ci siano fondi per tutto questo, dove si troveranno quelli per le ferrovie? Lo spostamento del traffico su rotaia viene rimandato alle calende greche?

Non mettiamo in discussione i progetti riguardanti le ferrovie e meno che mai l’intermodalità, che peraltro appartiene ad una visione sovra regionale, europea, del tema traffico, soprattutto delle merci. Ma sono vent’anni che ne parliamo, ed inoltre passerà ancora molto tempo prima che certe progettualità si realizzino. Nel frattempo che facciamo? La A22 ormai è al collasso, lo dicono i dati rilevati e tutte le previsioni. E anche la pressione su altre arterie stradali, a partire da quella della Valsugana, si è fatta insopportabile. Quindi crediamo che determinate infrastrutture, Valdastico e terza corsia della A22 su tutte, debbano andare avanti. Con quali soldi? Per quanto riguarda l’asse del Brennero tutto fa perno sulla A22 che ha già certe opere nel suo piano investimenti, mentre per la Valdastico a pagare sarà la A4, stante quanto ci ha sempre dichiarato la precedente giunta provinciale.