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Le cose cominciano a cambiare

Crollano la SVP, il PD e la destra tedesca. Gli italiani votano Lega mentre i tedeschi gradiscono la novità Köllensberger

Paul Köllensberger

Eppur si muove. Dopo 26 anni dalla chiusura del pacchetto, finalmente qualcosa cambia nella politica sudtirolese. Tante le novità del dopo elezioni, che compongono un quadro sorprendentemente nuovo.

La Svp è scesa al 41.9%, il peggior risultato dal 1945, ma soprattutto ha perso due seggi. Con 15 consiglieri ha bisogno di 4 voti per avere una maggioranza stabile e sarà costretta a una scelta di campo non facile.

Clamoroso è stato il successo di Paul Köllensberger, consigliere del Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura, che con una lista composta solo tre mesi fa, ha voluto ed è riuscito a dare voce a un elettorato di centro, di professionisti e imprenditori, liberale, mai rappresentato dalla Svp (come noto egemonizzata dai grossi contadini). Ha raccolto consensi da diverse parti, dalla Volkspartei, dai Freiheitlichen, dai Verdi e dai giovani. 15,2% e 6 eletti, è il secondo gruppo consiliare. In Alta Val d’Isarco tocca punte oltre il 30% e oltre il 20 in Pusteria, ma fra l’elettorato tedesco ha avuto successo anche a Bolzano. È una lista quasi completamente tedesca, ma non nelle intenzioni del suo fondatore, che ha dichiarato di volere una forza politica aperta anche agli italiani. Si vedrà, perché si tratta di una lista con poco programma, composta da persone di diverso orientamento. Il trionfatore del TeamK (che forse in futuro cambierà nome), ha esplicitamente manifestato la sua volontà di diventare la “nuova Volkspartei”. La prossima prova concreta sarà fra due anni con le elezioni comunali a Bolzano.

L’aria che tira: il cartello, davanti al portone dell’antica chiesetta parrocchiale di Gries, ricorda che è proibito dormire nell’adiacente cimitero.

La partecipazione al voto è calata di circa il 4%. Gli italiani invece sono tornati a votare, eleggendo 8 consiglieri, a fronte dei 5 della legislatura scorsa. Molti degli italiani che votavano Svp, non l’hanno più fatto, perché il voto non è stato onorato, né sulle questioni della convivenza né in quelle che riguardano la qualità di vita dei centri urbani, dove maggiormente gli italiani risiedono.

Male invece la presenza di donne, il cui numero è sceso a 9 su 35. Non raggiungono dunque quel minimo del 30% che rende una presenza significativa in un’assemblea legislativa. È un arretramento preoccupante, che minaccia la qualità della vita delle donne e delle famiglie.

Durissima la sconfitta dei partiti di estrema destra nazionalista. Dei tre partiti tedeschi, Bürgerunion sparisce; i Freiheitlichen hanno avuto un vero e proprio tracollo: dal 17,9% del 2013 al 6,2, perdendo 4 consiglieri su sei; la Südtiroler Freiheit è scesa dal 7,2% al 6,2 e ha perso un consigliere. Con la drastica riduzione dell’intera area “patriottica” si allontana la questione del doppio passaporto e degli altri “regali” avvelenati del governo austriaco di centro-destra ai sudtirolesi. Il governatore del Tirolo Platter informerà il cancelliere Kurz, suo collega di partito, che la questione del doppio passaporto non ha avuto alcun ruolo nelle elezioni e quindi non è il caso di insistere. Ovviamente il capo degli Schützen ha protestato, ricevendo la rassicurazione della ministra degli esteri austriaca Karin Kneissl. La conferma che i sudtirolesi sono stufi di bandiere sventolate sta nella sconfitta anche di quei candidati della Svp che in campagna elettorale hanno puntato sulle questioni cosiddette “patriottiche” (cioè nazionaliste). Nella prossima riunione della commissione speciale a metà novembre a Vienna si vedrà.

Non solo la destra tedesca è andata male: anche i partiti nazionalisti della destra italiana escono dalle elezioni con le ossa rotte; eletto per un pelo Urzì di Alto Adige nel cuore; sparita come previsto Forza Italia, irrilevante Casapound.

Il tracollo del Pd, oltre che dalle follie nazionali, qui è stato causato dalla pessima performance e dalla paurosa impopolarità del vicepresidente della giunta, imposto come capolista senza primarie. Il Partito democratico fa un solo eletto e dimezza i voti del 2013, calando dal 6,7%. al 3,8 Mantiene l’obiettivo di entrare in giunta.

Matteo Salvini

E c’è la Lega, trascinata al successo dal trionfo di Salvini alla kermesse dei Kastelruther Spatzn. Nella calca di fan del gruppo musicale folk, che ogni ottobre attira a Castelrotto decine di migliaia di persone, ha fatto la sua apparizione, accolto “come uno di loro”, ha scritto il TAZ, abbracciato e fotografato da sportivi, albergatori, signore. Qualcuno gli ha legato sui fianchi lo Schürz, il grembiule blu, e gli ha messo un boccale di birra in mano. Ha parlato, pure in tedesco (non male). I quattro eletti, tre uomini e una donna, dicono che è merito suo e del fatto che loro sono un partito territoriale, che sostiene l’autonomia. Il capolista è di Bressanone, ma il massimo dei voti è a Bolzano, dove la Lega ruba il posto di primo partito alla Svp con il 27,8 %, mentre la Volkspartei scende al secondo posto con il 16,6 %; prima aveva il 22,2.

L’analisi post-voto di Demox per la Svp calcola che alla Lega siano arrivati 11.500 voti che nel 2013 erano stati dati alla Svp. La Volkspartei ha poi recuperato con voti di provenienza Freiheitlichen e altri partiti di destra. La Lega ha avuto voti dappertutto, in tanti piccoli comuni, nelle valli ladine, - dove però la Svp ha tenuto bene e ha eletto per la prima volta due ladini - e nei centri urbani, anche in quelli non trascurati come Bolzano: Merano (20,4), Laives (36.9). A livello provinciale ha l’11,1%. Nella scorsa legislatura non era in Consiglio, ma negli anni Novanta c’era. E il cuore della Svp batteva forte per la Lega Nord di Bossi e di Miglio (che passeggiava in loden sotto i Portici), autonomista e anche secessionista. E già allora anche razzista (a Trento si ricorderanno i manifesti contro i meridionali, oggi sostituiti dai migranti).

Ora la Svp è di fronte a un bivio: o rifà una giunta di pseudo centro-sinistra, con Pd, Verdi, e l’appoggio esterno di Köllensperger, che però non ha eletti italiani e quindi non può entrare in giunta, e per un eventuale appoggio giustamente mette la condizione di rispettare i principi del proprio programma. Un quadricolore - allargato forse anche all’eletto dei 5 Stelle, - difficile da tenere in piedi, per andare avanti “come prima”, il partito maggiore che decide tutto, e gli altri sottomessi. Il sindaco di Merano, l’indipendente Paul Rösch, sostiene che sarebbe una giunta con il modello della sua città: “Si litiga, ma si va avanti”, dice. Per la prima volta non ci sarebbero sponde con il governo di Roma.

E con il Trentino leghista, come fare la giunta regionale? L’alternativa più gettonata è prendere in maggioranza i 4 della Lega. Rappresenta gli italiani, dicono gli esponenti pro-Lega della Svp. Gli Arbeitnehmer della Svp, che hanno tre eletti, chiedono meno tasse per i lavoratori e l’assessorato all’edilizia sociale (finora sempre in mano italiana), ma non sono contrari per principio all’accordo con la Lega. E con la Lega si potrebbe fare l’accordo per le elezioni europee. Il parlamentare europeo Herbert Dorfmann non è contrario, ma a condizione di non dover finire nel gruppo parlamentare degli antieuropeisti, dice.

Per quanto riguarda l’europeismo della Svp, bisognerebbe tuttavia sciogliere un equivoco: l’ideale di Europa della Svp è davvero quello di una Unione basata sui diritti civili, sui principi di libertà e sulla solidarietà fra i popoli, o è ancora quello dell’Europa dei popoli o delle regioni, conservatrice, quello della FUEV per intenderci, che Ralph Dahrendorf a suo tempo ha definito “l’Europa senza l’Europa”? Su questo fra Svp e Lega c’è una vicinanza storica ideale e insieme concreta nel sostenere un’Europa di nazioni, chiuse in territori omogenei che controllano e privilegiano presunte purezze linguistiche e culturali.

Quanto è cambiata questa vecchia impostazione? Che cosa pensano i nuovi consiglieri provinciali della Svp? E che cosa pensano dell’entusiasmo di tanti verso la Lega, che ha fatto emergere l’ambiguità – o l’ipocrisia - che caratterizza le dichiarazioni e i comportamenti su argomenti scottanti come l’immigrazione?

Il voto del 21 ottobre ha fatto emergere una società sudtirolese finora pochissimo rappresentata nelle istituzioni, che ha imparato a rispettare, e in gran parte a gradire, le differenze linguistiche e culturali, e che vuole vivere insieme. I partiti nazionalisti non la rappresentano, e non sono adatti a governarla. Il partito di raccolta etnico è fuori da questo progetto di futuro, proprio in quanto partito etnico, che esclude chiunque non sia di lingua tedesca e ladina.

Le cose cominciano a cambiare.