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L’amore nel labirinto

The more I know people, the more I love my dog. Una battuta semiseria di Twain oggi epidemicamente propagata dall’ondata animalista. La paternità illustre nobilita nel web questa trita perla di saggezza, stra-abusata nei social network, sfoderata ogni volta come la scoperta del bosone di Higgs. In effetti, al di là della trovata umoristica, la battuta esprime un diffuso disagio dell’uomo contemporaneo: la masochistica diffidenza verso la stessa specie a cui appartiene. Ci sentiamo sulle spine nella società che noi stessi abbiamo intrecciato. Una società che ci ha permesso di innalzare le nostre condizioni di vita ma che ora percepiamo problematica, insostenibile al punto da farci desiderare paradisi incontaminati dalla presenza dei nostri simili.

La viralità sul web della foto di un giovane che, dopo aver allevato una leonessa, ora è ricambiato dal suo affettuoso abbraccio è emblematica della nostra ansia di trovare rifugio nella dimensione animale. La stupefacente espressione di beatitudine della leonessa, di un abbandono cieco e totale, ci appassiona rimandandoci al nostro sentire più elementare che sempre più spesso la società non ci consente di sperimentare. Siamo così tentati di interpretare con valori umani questa meravigliosa manifestazione affettiva: “Ecco il vero amore!” è il commento più ricorrente sul web. Ci piace recuperare la “purezza” dal comportamento di esseri viventi che recitano alla lettera un copione scritto milioni di anni fa. Ma siamo ingenerosi verso noi stessi quando dimentichiamo che noi, e solo noi, siamo destinati a recitare a soggetto. Condannati a improvvisare un’azione teatrale in cui l’incessante accavallarsi di colpi di scena mette alla prova, istante dopo istante, la nostra abilità di inventare un frammento del copione o di adattarsi all’invenzione dell’altro. Un vaudeville dalla trama imprevedibile, popolato da personaggi buoni, cattivi, burloni, fedeli e traditori. Nell’esecuzione del codificato rituale della effusione sentimentale la leonessa vince senz’altro la partita. Lei si muove con la naturalezza di chi segue una mappa interiormente scolpita. Noi brancoliamo impacciati in un labirinto di pensieri e visioni. Ogni tanto sogniamo di uscirne, ma il risveglio è garantito. Noi siamo quel labirinto.