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Il cuore tecnologico del pianeta proibito

Vai dove ti porta il cuore. Non è solo il titolo di un bestseller un po’ dolciastro. È l’imperativo che tende a dominare le nostre scelte di vita. Realizzare ciò che desideriamo, porsi come obiettivi assoluti gli incanti dei nostri sogni, perseguire a ogni costo ciò che ci allontana dall’incubo della frustrazione e appaga la nostra sete di emozioni...

A fare tutto questo ci predispone il brodo di cultura individualistica in cui siamo, volenti o nolenti, immersi. Le sirene mediatiche del marketing intonano l’inno all’eroe postmoderno: un uomo che conquista ciò che gli serve per sentirsi felice, non importa se lecitamente, con la forza o con l’inganno. Se incontra ostacoli al successo, quegli ostacoli li rimuove, senza remore. È il vangelo di una religione laica, semplificata, che ci lusinga perché fa sentire ognuno di noi come il sacro destinatario di una seduzione personalizzata. Dai divi della televisione ai guru del web è tutto un formidabile outlet di modelli che ti inducono a credere che conti solo tu. “Be foolish!” sarà pure una bella frase, ma non ti spiega quando la tua follia è buona per la società e quando non lo è. Non è un tuo problema se gli effetti della tua smodatezza creativa producono danni, dolore, iniquità.

L’individualismo costituisce una componente del carattere umano. Ma nell’ultimo secolo le mutate condizioni economiche, l’affievolimento delle comunità territoriali e religiose hanno atomizzato la società in un pulviscolo di individui, ognuno dei quali risponde esclusivamente a se stesso.

Una società sempre meno comunità, sempre più galassia di singoli irresponsabili. Singoli che la tecnologia ha dotato di strumenti potenti per affermarsi. Perciò oggi un gesto antisociale, che sia una bomba o una semplice fotografia sul web, può innescare focolai continentali. Nel sistema interconnesso una palla di neve genera la valanga.

C’è un vecchio film di fantascienza, “Il pianeta proibito”, che racconta di una civiltà molto evoluta che si estingue per essere divenuta tecnologicamente onnipotente. I suoi cittadini avevano conseguito la facoltà di materializzare i loro pensieri. Ma in quei pensieri c’erano anche avidità, invidia, passioni sadiche che si materializzavano in un vortice tecnologico di reciproche sopraffazioni.

Perché il cuore, senza una coscienza sociale che dà il ritmo ai suoi battiti, finisce sempre in fibrillazione.

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