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Teatro al risparmio

La stagione del Santa Chiara

A Senza mezzi termini, il neo-direttore del Centro S. Chiara di Trento, Francesco Nardelli, ha annunciato in un editoriale i “ridimensionamenti” e le possibili “ulteriori sofferte scelte”, per ragioni economiche, benché l’ente - egli riconosce - non possa cambiare la “principale attività che è chiamato a svolgere sul territorio”.

Fuori Andrea Brunello e il Portland dall’organizzazione della rassegna di “teatro di tendenza”, gestita direttamente dal S. Chiara, la varietà tematica della proposta per il 2012-13 è ben riassunta dallo stesso direttore: grandi classici (Troiane, Il Principe di Homburg, Hedda Gabler, Il ventaglio), commedie brillanti (Colazione da Tiffany, Art, Due di noi), proposte autoriali (Radio Argo, Un tram che si chiama desiderio, Trilogia degli occhiali, History Boys), rivisitazione storico-sociale (Servo di scena, Italianesi, Esequie solenni, La semplicità ingannata). Non manca una panoramica dei “nomi” presenti in cartellone; tra gli altri, Francesca Inaudi, Lorenzo Lavia, Peppino Mazzotta, Patrizia Milani, Carlo Simoni, Laura Marinoni, Franco Branciaroli, Isabella Ragonese, Giulio Scarpati, Lunetta Savino, Emilio Solfrizzi, Alessandro Haber, Alessio Boni, Gigio Alberti, Elio De Capitani, Ivana Monti. Se aggiungiamo a queste elencazioni una nostra lettura “autoriale”, possiamo trarne altri spunti di riflessione: Emma Dante, (da) Massimo Carlotto, Marta Cuscunà, Antonio Tarantino, Saverio La Ruina, Goldoni; Tennessee Williams, Michael Frayn, Alan Bennett, Ronald Harwood, Truman Capote; (da) Eschilo, Euripide; Yasmina Reza; Heinrich von Kleist; Ibsen.

Dopo la pattuglia italiana (6), dunque, la più numerosa è anglofona (5), seguita da greci antichi (2), tedeschi (1), norvegesi (1), francesi (1).

Mentre sul piano dei generi e dei temi si apprezza una buona varietà selettiva, una volta ancora vediamo clamorosamente ignorati il teatro classico e contemporaneo ispanofono, luso-brasiliano, per non parlare di altre drammaturgie vive e vivaci nella nostra epoca, pressoché inesistenti sui palchi trentini.

È prevedibile l’obiezione dei selezionatori: chi e dove mette in scena, in Italia, Cervantes, Calderón, Lope de Vega, Tirso, Zorrilla, Valle-Inclán, García Lorca, Buero Vallejo, Sastre, Arrabal (e gli ispano-americani!)... Gil Vicente, Régio, Cardoso, Vinicius de Moraes, Nelson Rodrigues... ecc. ecc? Contro-obiezione: siamo sicuri che si sia cercato bene? O forse non ci si è provato nemmeno? Se apprezzabile è l’iniziativa di proporre autrici (Emma Dante, Reza, Cuscunà), per quanto concerne attori e attrici va rilevata la presenza di artisti molto attivi in TV (che certo garantiscono una certa qual morbosa attrazione del pubblico più televisivizzato). Lo Shakespeare-zelighiano, per fare un esempio, non aveva reso un gran servizio al Teatro (forse al botteghino?).

Nessun pregiudizio, tuttavia: ci vediamo a teatro. Y que todo vaya bien!

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