Una scuola e un paese
Sono Monica Bassi, madre di due figli in età scolare, lavoro con un contratto a part-time al 70% come restauratrice e partecipo a iniziative di volontariato. Risiedo a Vattaro, paese che conosco e amo fin dall’infanzia. Abituata da una famiglia aperta e rispettosa della libertà di parola a esprimere la mia opinione, vorrei proporre alcune riflessioni che riguardano il mio paese.
Sono apparse recentemente sul giornalino comunale e in alcuni articoli sui giornali, osservazioni non veritiere. L’amministrazione di Vattaro intenderebbe realizzare in pieno centro storico un progetto di ampliamento della sede scolastica che non condivido, a causa della sua localizzazione troppo addossata a edifici storici (visto il mio lavoro, ritengo di doverli tutelare) che ne sarebbero penalizzati, così come l’unico parco pubblico esistente, appena ristrutturato dalla Provincia con i soldi pubblici. A mio parere, e non solo, tale progetto, oltre a stravolgere il centro storico e l’ambiente circostante, manca di lungimiranza, perché proporrebbe una scuola con solamente 5 aule che potranno alloggiare 125 bambini al massimo, non risolvendo già fin da ora l’attuale necessità della scuola, che per quest’anno, e sicuramente per i prossimi 5 anni (e non solo) ha bisogno di 6 aule, visto l’aumento degli scolari.
Infatti, Palazzo Bortolazzi, attuale sede della scuola che riceve non solo i bambini di Vattaro, ma anche gli scolari di Bosentino, da quest’anno sfora il numero di 100 utenti presenti contemporaneamente, limite per cui la vecchia scuola non riesce più a rispondere alle normative.
Il prossimo 3 novembre per questo motivo sarà sgomberata la scuola e trasferita presso una sede provvisoria finalmente disponibile.
Bisogna riconoscere al Comune di Bosentino l’impegno profuso nell’esecuzione dei lavori per l’adeguamento dei nuovi locali, riguadagnandosi così dopo venti anni, la scuola. Ammirevole invece non è il fatto che le due amministrazioni abbiano dichiarato di essersi accorte solamente lo scorso autunno che tale problematica si andava concretizzando già dall’anno successivo, considerando che quasi tutti i bambini sono residenti dalla nascita nei due comuni.
Con una riunione informativa svoltasi il 25 gennaio le due amministrazioni chiedevano ai genitori di iscrivere i propri figli impegnandosi in “un atto di fede”, senza avere sufficienti certezze di dove e quando la scuola sarebbe stata trasferita. In questi giorni sono stati pubblicamente ringraziati i genitori per la fiducia data all’amministrazione di Vattaro.
Mi preme porre l’accento sul fatto che per diversi genitori non si è trattato di fiducia nell’amministrazione, ma piuttosto di una scelta obbligata. In una famiglia dove lavorano, entrambi i genitori è necessario iscrivere i figli nel plesso scolastico di appartenenza, perché solo in questo modo si ha diritto al trasporto e alle agevolazioni provinciali, oltre ad assicurare più continuità e serenità ai bambini.
In tutta questa vicenda, i primi a rimetterci sono i più piccoli. Il Comune di Vattaro ha infatti in previsione solamente la realizzazione di un parcheggio seminterrato a ridosso degli edifici storici e del parco e di una centralina a biomassa legnosa posta sotto il giardino della scuola d’infanzia adiacente. Al momento il progetto di ampliamento della scuola, un lavoro costoso, impattante che cambierebbe lo scenario, il sapore, gli affetti e l’aria del nostro piccolo centro storico, sembra accantonato. Riavere una scuola in paese nel suo antico e prezioso centro storico ha un valore così grande da dover sopportare tanti disagi? Perché insistere nel cuore del centro storico di Vattaro dove non c’è spazio sufficiente, escludendo soluzioni meno impattanti e più rispettose dei luoghi?