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QT n. 16, 2 ottobre 2004 Servizi

25 anni di impegno per l’ambiente: date e vicende

Stava, i parchi, la PiRuBi, il Piano urbanistico, Arcoporto, la Val Jumela, ecc. Venticinque anni fra riforme e controriforme.

Il numero zero di Questotrentino esce nel 1980, quattordici anni dopo la grande alluvione del 1966 che sconvolgendo valli e città avrebbe mutato in modo radicale e definitivo la vita economica e sociale del Trentino.

Cinque anni dopo l’avvio dell’esperienza editoriale, nel 1985, ci sarà Stava, che con i suoi morti travolti dal fango dei bacini di Prestavel a Tesero, metterà in discussione un modello di sviluppo e l’organizzazione della struttura burocratica, e comprometterà gravemente il credito delle istituzioni pubbliche trentine.

Su queste due date si possono leggere i filoni portanti della linea del giornale per quello che riguarda le politiche ambientali e del territorio.

Dalla nascita del giornale all’autunno del 1985, il filo conduttore è legato ai temi che sono in quegli anni patrimonio del movimento ambientalista trentino, che rivendica per la nostra provincia una politica di tutela di aree di particolare pregio ambientale (la battaglia per i parchi regionali, in particolare l’Adamello-Brenta, i primi effetti preoccupanti per la salute di un uso incontrollato di sostanze chimiche in agricoltura, la gestione sconsideratamente distruttiva di alcune zone del Trentino, in particolare per quanto riguarda le cave e l’estrazione del porfido).

Questotrentinodà voce a queste posizioni, supplisce ad un’assenza di cultura ambientalista a livello politico e sociale (la condivisione di politiche di sviluppo sostenibile e del concetto di limite è di là da venire anche per le forze della sinistra trentina e nazionale).

QT ospita momenti di dibattito importante: sui parchi, sul porfido, sulle piogge acide e gli effetti sui boschi trentini, anche se in questo caso è più un allarme derivato dagli effetti devastanti che si stanno verificando sulle foreste del centro Europa, che un effettivo problema dei boschi del Trentino.

Appaiono le prime analisi sulle interdipendenze tra scelte urbanistiche e squilibri sociali e territoriali, ma è troppo vicina l’euforia per i taumaturgici effetti che dovrebbero derivare dall’approvazione del primo Piano urbanistico provinciale (1967) perché si sia in grado di percepire tutta la portata degli effetti dirompenti di scelte sbagliate nelle previsioni di sviluppo territoriale.

Nel complesso, quindi, la questione ambientale è per Questotrentino fino al 1985 una questione importante, anche se non è fra i filoni cardine della sua linea editoriale.

Il 19 luglio 1985 è il giorno della tragedia di Stava. Anche per la redazione di Questotrentino si tratta di una svolta che impone la richiesta di capire, di denunciare, di cambiare. In discussione è posto un modello di sviluppo, una gestione del territorio, silenzi e contraddizioni burocratiche, subordinazioni politiche alle spregiudicate lobby di valle. Anche perché subito dopo Stava, nel 1986, vi sono i crolli preoccupanti lungo i versanti dell’Avisio, intasati e compromessi dalle discariche degli scarti del porfido, le inondazioni che travolgono case e alberghi in Val Rendena e in Valle di Fassa, nelle zone a più alta concentrazione turistica.

Questotrentino è in prima fila nel rivendicare con la svolta di direzione politica della giunta provinciale (è il periodo di più alta denuncia del giornale rispetto al presidente della giunta provinciale Flavio Mengoni sulla questione morale delle Tre Torri) anche un sostanziale mutamento di programmi che ha il suo momento di più immediata verifica nella stesura della revisione generale del piano urbanistico avviato proprio nel corso del 1985.

Il giornale segue con una linea di apertura e di credito le nuove linee che la nuova giunta, nata a fine ottobre di quel terribile anno con la partecipazione dei socialisti, mette in campo.

Denuncia boicottaggi e ritardi, il gioco della DC di accettare le leggi che vengono votate a Trento per poi boicottarle nella loro fase attuativa nelle valli. Sostiene le battaglie che almeno a livello legislativo vedono, dopo il trauma di Stava, un consenso politico e sociale diffuso.

Il nuovo Piano urbanistico, che si sforza di porre dei limiti all’uso di un territorio bello e fragile come quello trentino, verrà approvato nel 1987, e nel contempo, in una stagione intensa e di progetti e proposte, si avranno nel 1986 la legge sui biotopi e la Commissione grandi rischi, nel 1988 la legge sulla Valutazione di impatto ambientale (VIA), sui parchi naturali, il testo unico delle leggi ambientali, nel 1990 il Servizio ripristino ambientale; si bloccano i progetti dell’Arcoporto sulla intasata sponda trentina del Garda e si salvaguarda l’ultimo intonso paesino ladino di Plan a Canazei; e infine, nel 1991, viene rivista l’intera legislazione urbanistica.

La denuncia motivata che Questotrentino conduce in quegli anni, e che si rivelerà purtroppo ampiamente giustificata in epoca recente, è che non bastano buone leggi per garantire una politica efficace sul territorio, se non ci sono coerenti volontà politiche e sociali diffuse.

Dal 1993, con le nuove coalizioni a guida prima Patt e poi Margherita, inizia la stagione della demolizione delle riforme attuate: il ricordo di Stava è sbiadito e ormai dimenticato, almeno nelle sue implicazioni di monito politico. Il PUP viene svuotato attraverso i Piani regolatori generali dei Comuni e dalle varianti introdotte al Piano medesimo (2003), la legge sulla Valutazione di impatto ambientale, a iniziare dal 2001 con la vicenda Val Jumela, viene ridicolizzata da una preventiva e continua subalternità degli organismi tecnici ai desiderata politici (V.I.A. libera!), la gestione dei parchi spesso mortificata (Vogliono fare la festa al Parco) dalla pressione degli interessi locali ben rappresentati financo nei consigli di gestione degli enti di tutela (vedi Pinzolo-Campiglio nel 2004).

Mentre a livello europeo cresce la consapevolezza di necessarie politiche di misura e del limite, mentre viene elaborata la Convenzione delle Alpi, per salvaguardare la porzione più delicata del territorio europeo e per promuovere una nuova politica turistica basata sulla qualità ambientale, nel Trentino la contesa si fa sempre più arretrata per contenuti e progetti: si assiste ancora alla contrapposizione economia/ambiente ed il confronto si riduce a proposte obsolete come le vecchie-nuove autostrade (PiRuBi, vedi Trentino senza rotta) e i deficitari caroselli sciistici (Val Jumela, Pinzolo, Folgaria, vedi Presente e futuro del nostro turismo invernale).

Questotrentino fa della questione ambientale uno degli spartiacque della sua battaglia per la qualità della politica trentina. Le sue inchieste e le sue posizioni denunciano, sferzano e propongono.

Nel 2004, 19 anni dopo Stava, 38 dalla grande alluvione, il confronto e lo scontro su questi temi sono più aperti che mai. Il ruolo e la battaglia di Questotrentino continuano.