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Rifiuti: un altro inceneritore a Bolzano?

Il progetto del secondo inceneritore per Bolzano dovrebbe far pensare. Se è necessario, vuol dire che con lo smaltimento dei rifiuti ci sono delle difficoltà, e non di poco conto.

Il dato incontestabile è che l’immondizia tende a crescere molto più del P.I.L, in modo esponenziale e incontrollabile per una serie di ragioni che non si vogliono assolutamente prendere in considerazione. Non c’è quindi da meravigliarsi se l’unica risposta che le istituzioni sono in grado di fornire per far fronte all’emergenza sono le discariche e i termovalorizzatori o inceneritori, termine più appropriato.

Per quanto riguarda la differenziata, nella provincia di Bolzano si fa molto poco a causa del turismo. I comuni che durante la stagione invernale ed estiva ospitano centinaia di migliaia di visitatori non possono certo costringere questa massa di vacanzieri ad operare la separazione dei rifiuti portandola ai centri di riciclaggio, e pertanto ai turisti viene permesso, nella stragrande maggioranza dei casi, di buttare il sacchetto di plastica con ogni genere d’immondizia direttamente nel cassonetto, rendendo possibile lo smaltimento solo attraverso l’incenerimento.

Le cause che portano al crescente aumento dei rifiuti non si vogliono prendere in considerazione per il semplice motivo che contrastano con gli interessi dominanti di coloro che in Alto Adige, come in qualsiasi altra parte d’Italia e del mondo, s’arricchiscono alle spalle della salute della gran parte dei cittadini e grazie a certa politica che cerca in tutti i modi di favorirli.

Il punto è che, se non si riesce a ridurre a monte la produzione dei rifiuti è impossibile risolvere il problema! Basterebbe poco per cominciare, ma si ha paura di colpire la casta degli intoccabili.

Cosa ci vorrebbe ad obbligare la vendita solo di prodotti sfusi senza aspettare l’iniziativa di singoli? Se la Coop di Bolzano vende detersivi sfusi alla spina, significa che se è possibile per la Coop dovrebbe essere possibile per tutti gli altri supermercati.

Se a Milano, Torino e in altre regioni si comincia a vendere il latte alla spina usando sempre la stessa bottiglia di vetro, facendo a meno del tretrapak non riciclabile, che finisce all’inceneritore, lo si può fare con più comodità nella nostra provincia contattando direttamente le centrali del latte locali.
Ma non si deve assolutamente pensare che questi provvedimenti senz’altro auspicabili siano sufficienti se non interviene un cambiamento culturale da parte dei consumatori che ancora oggi, nella maggior parte dei casi, si comportano come pecoroni attratti dagli specchietti per babbei dei saldi e che finiscono per comprare quello che non serve, solo perché hanno la sensazione di fare un affare.

Prima di buttare via quello che si ha in casa per sostituirlo con qualche altra mercanzia sarebbe meglio pensare se ne vale davvero la pena, poiché tutto ciò che si butta via rappresenta un rifiuto e nella maggior parte dei casi difficilmente riciclabile. Molte volte poi il consumatore sostituisce un oggetto con un prodotto di qualità inferiore, solo magari perché é di colore o forma al momento più piacevole. Se il vecchio telefonino funziona e ti permette di telefonare come il nuovo perché buttarlo? La stessa cosa per il televisore. Nessun dottore ha mai ordinato il televisore al plasma. Per produrre un computer occorre tanta energia quanto quella necessaria per costruire un’automobile, lo smaltimento poi è una tragedia in termini di costi e d’ambiente: prima di precipitarsi a cambiarlo per paura di perdere l’occasione, solo magari perché il vecchio è diventato un po’ lento, occorrerebbe riflettere un pochino e magari riscoprire il valore della sobrietà.

Senza una cultura che offra la possibilità di uscire dal ciclo perverso del consumismo distruttivo che impone sempre nuove consumi e che pretende veloci ricambi dei prodotti rendendo impossibili le riparazioni come si può risolvere il problema? Il guaio è che la cultura che ci sta soffocando e uccidendo si fonda sulla crescita economica infinita, sul prodotto interno lordo che deve sempre produrre e spacciare merci a qualsiasi costo, riempiendo le case di sempre maggiori futuri rifiuti.

* Asterisco (Associazione Tutela Risparmiatori e Consumatori)