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QT n. 15, 15 settembre 2007 Servizi

30 settembre: al giro di boa lo scontro sulla scuola

Dopo lunghe polemiche, ecco il referendum sulle scuole private.

Il 28 luglio 2006 in Consiglio provinciale veniva votata la legge provinciale n. 5 relativa al sistema di educazione e formazione del Trentino. Dopo un iter lunghissimo, durato più di due anni, la legge diveniva finalmente tale grazie ad una larghissima convergenza: 22 voti a favore, 7 astenuti, 4 contrari. Passava poco tempo e alcune persone, tra cui Vincenzo Bonmassar, segretario della UIL Scuola, e Mauro Bondi, consigliere provinciale DS, si mobilitavano per un referendum abrogativo degli articoli 76, "Disposizioni a favore degli studenti delle istituzioni paritarie" e 35 comma 7, "Piano provinciale per il sistema educativo rileva la distribuzione sul territorio delle istituzioni paritarie".

Vincenzo Bonmassar, segretario della Uil-Scuola, promotore del referendum.

Per arrivare al referendum erano necessarie 8.000 firme, da raccogliere in tre mesi. Bonmassar e Bondi, sponsorizzati dalla UIL, formano un buon equipaggio che viaggia con il vento in poppa verso l’obiettivo. Alla fine le firme raccolte saranno 13.000: vinto il primo giro di boa, questo referendum si ha da fare.

E’ così che il presidente della giunta provinciale Lorenzo Dellai indice per domenica 30 settembre il referendum abrogativo dell’art.76 della L.P.5/2006. All’orizzonte il secondo giro di boa, quello decisivo: se vinceranno i sì, allora gli articoli della riforma mirati al finanziamento ed all’integrazione degli istituti paritari nel sistema d’istruzione trentino, saranno abrogati.

Neppure il tempo di partire, che già la campagna elettorale s’infuoca: la UIL, principale promotrice del referendum, si fa sentire per prima: "Nel nostro Paese i partiti, in massima parte, temono i referendum e preferiscono escogitare espedienti e strategie per sottrarre questa libertà alle disponibilità del cittadino. Non è mancato, anche in occasione di questo referendum, chi si è prodigato per costruire ostacoli. Per sostenere che il referendum è uno strumento improprio, per svillaneggiarlo. Come se non bastasse, al coro dei conservatori della ‘vecchia cara politica dei partiti’ si è aggiunta la furbata di indire il referendum nel pieno del periodo feriale di agosto. Figuriamoci quale sia la considerazione di cui godono i cittadini nella mente degli strateghi della fuga al mare in alternativa a quella del ‘conoscere per decidere’".

Nel frattempo i sostenitori della scuola privata, per lo più cattolica, si organizzano in un unico equipaggio decisamente ampio e potente: Forza Italia, Margherita, Patt, Udc, Acli, Agesc e molto altro. Un’alleanza trasversale tra maggioranza e opposizione, che ha il suo principale punto di riferimento nelle associazioni cattoliche. L’obiettivo è semplice: mantenere il sistema di finanziamento alle private.

Trento, l'Istituto Arcivescovile.

Walter Viola di Forza Italia, uno dei promotori del Comitato per l’astensione, spiega: "In Trentino già da 17 anni, attraverso la legge Grandi, sono stabilite provvidenze alle famiglie degli istituti privati. Cambiare ora? Perchè mai? Da parte nostra rimarchiamo la validità dei due articoli in questione e siamo fermamente contrari alla loro abrogazione".

Dall’altra parte la CGIL, che non aveva aderito formalmente alla raccolta firme di primavera, sale a bordo della barca del sì e si accoda alle proteste per voce di Gloria Bertoldi (segretaria della Federazione Lavoratori della Conoscenza – FLC): "Inutile sottolineare la negatività della scelta astensionista, limitativa di fatto di un reale esercizio di democrazia che implica la possibilità di essere ben informati prima di fare una scelta, ed esprimerla con il voto".

Franco Ianeselli, segretario CGIL, lamenta la carenza di informazione: "E’ significativo il fatto che, a pochi giorni dalla fatidica data, ben 70 comuni trentini non abbiano ancora avuto modo di affiggere nelle rispettive bacheche la notifica formale del referendum. Senza comunicazione non esiste un confronto reale".

La sensazione che il confronto che si prepara sarà quanto mai aspro è confermata da Elisa Bellè (di Rifondazione Comunista, a sua volta unitasi all’equipaggio dopo che questo aveva raccolto le firme per andare a votare) che cerca di spiegare come i tempi strettissimi da qui al referendum non sono casuali ma dettati da una slealtà politica che è comunque chiaro segnale di una paura del confronto effettivo. "Ad ogni modo - conclude Bellè - si tratta di una battaglia per la democrazia e faremo di tutto per vincerla".

Insomma, nella nave del sì c’è tanta volontà di lottare, ma anche tanta preoccupazione. E’ una regata nervosa: con la CGIL che accusa Salvaterra (ormai ex assessore all’Istruzione) di nascondere i sostanziosi contributi pubblici che le scuole private già ricevono. Ma soprattutto denuncia il tentativo di far credere che le scuole paritarie trentine in fondo siano la stessa cosa di quelle pubbliche: "Cercare di far passare per pubbliche le scuole private-paritarie è un rozzo tentativo di inquinamento di un dibattito che dovrebbe svolgersi su piani diversi e, possibilmente, più decorosi. Proporre ambiguità di questo tipo aumenta solo la confusione".

Mauro Bondi, consigliere provinciale ed ex-segretario dei Ds, dimessosi dal partito per il mancato appoggio al referendum.

Che il confronto stia diventando davvero duro, è reso evidente dalle frecciate trasversali ai due schieramenti. C’è chi, all’interno delle 30 realtà pro-finanziamenti alle scuole private, si chiede perché si sia optato per l’astensionismo e non per un più deciso e democratico no. La scelta è per lo più dettata dalla legge referendaria: per vincere basta sommare ai fautori della scuola privata tutti coloro che, disinformati o indifferenti, non vanno a votare, e raggiungere il 50,1%. "In così tanti bisogna trovare un metodo condiviso da tutti – risponde Viola - La maggior parte delle realtà coinvolte era per l’astensione e dunque abbiamo fatto questa scelta, anche se qualcuno avrebbe preferito il no. In democrazia bisogna scendere anche a compromessi, altrimenti non sarebbe possibile realizzare ampie alleanze".

Ma le contraddizioni ci sono anche nel fronte laico. A iniziare dai DS, che - come spiega il consigliere provinciale Mauro Bondi, proprio su questa vicenda dimessosi dal partito (di cui era stato segretario e presidente) - hanno scelto di astenersi sul referendum dopo aver votato contro gli articoli in questione e nonostante il parere contrario di almeno metà partito. Le spaccature non sono tuttavia un’esclusiva dei DS: l’intera maggioranza provinciale è divisa. Da una parte c’è l’astensionismo della Margherita e il no del PATT, dall’altra il sì di Socialisti e Leali per il Trentino, cui va aggiunta Rifondazione Comunista. Bonmassar, ammiraglio carismatico dell’equipaggio, ricorda la forte valenza politica del referendum: "La distanza crescente del palazzo dalla gente non può passar inosservata. Votare, quindi, per il referendum vuol dire anche richiamare i professionisti della politica a misurarsi con uno strumento di libertà e modernità che ha il pregio di riconoscere agli elettori la capacità di scegliere e di essere responsabili direttamente del futuro della collettività".

C’è tuttavia all’interno della nave laica chi, come Nadia Bort, ammette i limiti dello strumento referendario, poco amato dagli italiani e spesso vissuto come una sconfitta della politica. La replica è pronta: in Italia lo strumento del referendum si è dimostrato fondamentale per le scelte democratiche. "La nostra Repubblica è nata con un referendum! Il suo certificato di nascita coincide con la rinascita della democrazia pluralista e liberale. Lo strumento referendario è di uso comune nel Paesi d’Occidente. Negli Stati Uniti e in Svizzera i referendum sono diffusi perché il cittadino vive pienamente le scelte politiche del proprio Paese, non c’è quorum negli Stati Uniti e in Svizzera e solo chi vota ha ragione."

La nave di chi è per il sì, riassorbita la sbornia dei festeggiamenti per le 13.000 firme, si prepara ora all’ultima poppa, in una regata difficile. Per vincere infatti, oltre alla maggioranza, serve un quorum del 50% +1 degli aventi diritto. Più di 190.000 voti. "Ma certe battaglie,anche se di minoranza e di testimonianza, bisogna comunque combatterle, non si possono lasciare travoglere certi principi senza neanche combattere".

Come si vota

La votazione avrà luogo nella giornata di domenica 30 settembre, dalle ore 7 circa alle 22, mentre lo scrutinio è previsto all’indomani, lunedì 1° ottobre, a partire dalle 7. Al referendum provinciale abrogativo potranno votare gli elettori con diritto al voto per il Consiglio provinciale (un anno ininterrotto di residenza al 16 agosto 2007, la data di pubblicazione del decreto). Il referendum abrogativo otterrà lo scopo per il quale è stato proposto se sarà raggiunta la maggioranza dei voti favorevoli a condizione che alla votazione abbia partecipato il 50% più uno degli aventi diritto di voto in provincia.

Gli istituti paritari e la legge provinciale n. 5

Per istituti paritari, a rigor di norma, si deve intendere le scuole private che si sottopongono ad alcune condizioni affinché siano autorizzate al rilascio di titoli di studio legalmente riconosciuti. Diversamente dalle scuole pubbliche però sono più "libere" nell’insegnamento e dunque possono essere orientate ad un tipo particolare di istruzione (istituti steineriani) o di confessione (istituti cattolici, come il Sacro Cuore o l’Arcivescovile a Trento, ma anche scuole islamiche, protestanti...).

La legge provinciale, negli articoli tanto discussi, pone in atto una parificazione di tali istituti rispetto a quelli pubblici (il sistema integrato voluto da Salvaterra, specificatamente nell’art. 35 comma 7, per cui ad esempio nelle località coperte da un istituto parificato non è necessaria la presenza di una scuola pubblica) e prevede per questo, e per garantire la sopravvivenza di tali istituti, finanziamenti e facilitazioni per le famiglie che decidessero di iscrivervi i propri figli. In particolare, "nell’ambito del sistema educativo sono comprese anche quelle istituzioni scolastiche e formative, istituite da soggetti pubblici o privati, alle quali, previo accertamento del possesso e del rispetto di determinati requisiti, sia stata riconosciuta la parità."