Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Un buon inizio, nonostante tutto

Il Governo Prodi e l’indubbio calo di consensi. Ma forse, proprio affrontare l’impopolarità nei primi mesi, è una regola di sano opportunismo.

C’è chi si lamenta di questo Governo perché, rispetto alle speranze che aveva suscitato, ha fatto poco e male. D’accordo, aveva il primo compito di sloggiare il cavaliere da palazzo Chigi, e questo lo ha fatto. Ma non basta. Sono passati cinque mesi, ben centocinquanta giorni, e da quel che si vede l’unico risultato è che tutti protestano, le agenzie di rating (oggetti misteriosi!) dicono che l’Italia è al livello di paesi del terzo mondo, i sondaggi di opinione registrano un precipite calo di consensi. Se si votasse ora la destra trionferebbe.

Ma per fortuna non ci sono elezioni in vista. Ed i sondaggi sono cosa ben diversa dalla consultazione elettorale. Siamo solo all’inizio di una legislatura che deve durare cinque anni, non cinque mesi. Ed a me pare che sia stata una partenza di buon galoppo.

E’ stato fatto l’indulto, brutta cosa, non dal Governo ma dal Parlamento, con la compartecipe responsabilità dell’opposizione. Era stato chiesto dal Papa, e ben sappiamo quanto il Papa pesi in Italia, anche se dice di non voler fare politica. Era un rimedio per l’affollamento delle carceri, ma ha giovato anche ad alcuni colletti bianchi che non meritavano clemenza.

Ma non è l’unica cosa che si è fatta in cinque mesi.

Il ritiro dei nostri soldati dall’Irak non è misura di poco peso, anche se la perdurante presenza in Afghanistan giustifica qualche mugugno. In compenso l’iniziativa di autentica pacificazione in Libano ha un grande rilievo positivo ed è ciò che qualifica la nostra politica estera in modo radicalmente alternativo rispetto al recente passato. Dignitosa autonomia rispetto al grande alleato d’oltre oceano e vigorosa intraprendenza in un’Europa smarrita, sono stati i due caratteri che hanno contraddistinto la nostra rinnovata presenza sulla scena internazionale.

In Senato il Governo dispone di un solo voto di maggioranza. Anzi, forse più nemmeno quello dopo la diserzione di quel dipietrista che se ne è andato a destra e di quel comunista italiano che se ne è andato a sinistra. La sorte è dunque affidata ai senatori a vita. Al ministero della Giustizia c’è Mastella. E ciò nonostante la riforma Castelli sull’ordinamento giudiziario è stata sospesa. A me sembra un miracolo!

Ma il bello viene con il decreto Bersani e con la finanziaria. Sono due provvedimenti formidabili. Non intendo dire che siamo eccezionali per la loro qualità. Lo sono sicuramente per la loro quantità. Hanno frugato dappertutto. Sono entrati in ogni angolo della società. Negli studi professionali, nelle grandi imprese, nelle officine degli artigiani e nei negozi dei commercianti, hanno smosso la terra in tutti gli orti. Hanno grattato tante croste e sopratutto hanno posto all’ordine del giorno della coscienza nazionale quella fondamentale, pregiudiziale, basilare questione morale che è rappresentata dalla gigantesca evasione fiscale che avvelena la nostra comunità. E’ stato detto dal ministro Padoa Schioppa che coloro che evadono le imposte sono ladri: inaudito! Fino ad oggi erano considerati solo dei furbi ed oggetto di ammirata invidia. I giornali sono stati costretti a pubblicare dati incredibili, suscitando forse un ancora timido sentimento di scandalo. Se i mercanti di gioie dichiarano di guadagnare meno dei maestri elementari, significa che il sistema fiscale è basato su una sfacciata improntitudine. Non è questo l’unico dato scandaloso, anzi è solo il caso più evidente di una situazione generalizzata.

Sull’opposto versante della spesa pubblica è affiorata l’incredibile pratica di pagare agli innumerevoli manager di aziende pubbliche compensi astronomici quando sono in servizio ed ancor più quando se ne vanno e ciò nonostante il disastroso esito della loro gestione. Si discute di questo ed altro, in modo confuso e strumentale. Ma se ne discute e quindi il problema è stato posto.

Naturalmente porre un problema non significa che sia stato risolto. C’è tempo tutta la legislatura per risolverlo, o almeno per tentare di farlo. Già l’accordo fra Confindustria e sindacati sul TFR ed il parere positivo sulla Finanziaria venuta da Bruxelles sono i primi sintomi che da tanto vociare comincia ad uscire qualcosa di concreto. E’ saggezza politica mettere sul tavolo le patate bollenti all’inizio della legislatura. Affrontare anche l’impopolarità nei primi mesi, nel primo anno, è una regola di sano opportunismo. Purché però sia una scelta consapevole, inserita in un disegno a medio termine concepito e condiviso da una coalizione compatta capace di mediare al Suo interno i diversi impulsi.

L’opposizione si scatena in insulti conditi di turpiloquio. Forse ciò può provocare una reazione utile a recuperare lo stile indispensabile ad una sana democrazia. A capire che gli unici estremisti in campo sono fra coloro che amano definirsi moderati