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Fateci capire!

In attesa di programmi, tutti a chiederci: cosa c’è dietro la mossa di Rutelli?

Non so voi, ma io non ci ho capito niente. So leggere e scrivere, leggo i giornali, ho una qualche esperienza politica perché è da molti anni che me ne occupo anche come cittadino impegnato, eppure vedo un paesaggio offuscato: nebbia! La Fed, l’Unione, l’Ulivo: formule diverse che, immagino, devono significare cose diverse. Ma quando cerco di capire quali cose siano designate da questi nomi, mi smarrisco. Ancora più indecifrabile è poi il sistema di rapporti che si intrecciano fra le tre formule e fra le misteriose cose che esse definiscono. I comunisti italiani di Diliberto dove sono? E quelli rifondaroli di Bertinotti? E l’Italia dei valori di Di Pietro dove si colloca? E i Verdi sono nella Fed o nell’Unione? Con quello che sta succedendo in Italia e nel mondo, essere riusciti a proporci un così sgangherato rebus è un bel risultato di alchimia politica.Cerchiamo di prescinderne per tentare di orientarci malgrado loro.

Romano Prodi ha proposto candidature uniche per le elezioni politiche dell’anno prossimo. Sia per i collegi uninominali del sistema maggioritario, cioè per il Senato e per i ¾ dei seggi della Camera, sia per la quota di deputati, ¼, da eleggere con il sistema proporzionale. Dunque si pone l’esigenza di selezionare candidati comuni per i collegi uninominali, e penso che non sarà un lavoro facile, perché esistono collegi sicuri ed altri più o meno aleatori; e si pone l’esigenza di formare una lista unica di candidati per concorrere nel proporzionale.

Non ho ben capito se questo progetto è rivolto solo ai quattro che stanno nella Fed, cioè DS, Margherita, SDI e Repubblicani, o anche agli altri che si riconoscono nell’Unione e nell’Ulivo, cioè comunisti delle due scuole, Verdi e Di Pietro (non ho ben presente se c’è anche qualcun altro). Comunque ora il problema non è questo. Il problema è che la Margherita ha deciso che nel proporzionale vuole presentarsi distinta, e non accetta il fondersi nel listone. Ne è nato un dramma che sta occupando le cronache, con sommo gaudio di Berlusconi e soci.

La decisione della Margherita è, come tutti vedono, una mossa tattica, che non intende inceppare, come va ripetendo Rutelli, la strategia unitaria dell’intera coalizione. Una mossa che a me pare meschinella, ed anche dal sapore vagamente berlusconiano. Infatti essa è retta dal calcolo che se presentati da soli i candidati della Margherita possono raccogliere più voti che se confusi nel listone dell’Unione. E’ persino possibile che il calcolo sia fondato, ma resta un modesto marchingegno, una dozzinale astuzia per captare consensi in nome della Margherita per poi conferirli all’intera coalizione. Insomma un travestimento furbetto peraltro di dubbia efficacia ingannatrice perché fin troppo scoperto. Comunque di questo si tratta.

Posto che si tratti di questo. Perché infatti se solo di questo si fosse trattato, non si capirebbe l’enfasi della polemica che è nata attorno ad una così marginale questione. A cominciare da Prodi che, sull’onda del primo impulso, da Pechino ha parlato addirittura di suicidio della coalizione.

Allora c’è dell’altro? E’ qui che l’orizzonte si oscura. Che si voglia silurare Prodi per sostituirlo, ma con chi? Che la Margherita covi il proposito di resuscitare una DC in miniatura con Casini? Che la mossa di Rutelli sia stata un involontario aiuto a chi teme e contrasta l’ipotesi del partito unico riformista? Nel pentolone sono cominciate a ribollire tutte queste contraddittorie ricette, con ingredienti di cicoria e cipolle. E’ urgente uscire da questa confusione e parlare del programma.

Capisco la riluttanza a proporre soluzioni della grave crisi economica che stiamo attraversando. Non è facile concepire interventi efficaci a superare una stagnazione che ha cause remote e dimensioni europee, ma almeno il coraggio della verità, che Berlusconi ha furbescamente occultato in tutti questi anni, sarebbe una nota di merito, anche se forse impopolare e dunque rischiosa in campagna elettorale. Ma sugli altri punti bisogna decidersi. Primo fra tutti la restaurazione della legalità costituzionale, interna ed esterna.

Vogliamo deciderci a dire che in caso di vittoria il governo Prodi ritirerà il contingente militare che sta a Nassirya? Lo ha fatto Zapatero, e non gli ha nociuto.