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Rovereto Insieme, dopo la sconfitta

Sconfitta al primo turno, la sinistra di fronte al dilemma del ballottaggio: coerentemente non appoggiare il sindaco Maffei (Margherita) "nemico" e "incapace", o votarlo secondo gli ordini superiori, "per il bene della coalizione"?

Siamo imbarazzati, come è comprensibile, a scrivere di eventi in corso di svolgimento, con il lettore che probabilmente ci leggerà quando saranno già noti gli sviluppi successivi. E’ il caso delle comunali di Rovereto, con il ballottaggio tra Valduga e Maffei il 22 maggio. Ci limiteremo quindi a descrivere fatti e retroscena finora intercorsi; rimandando giudizi più approfonditi a vicenda conclusa.

Il sindaco uscente Roberto Maffei (Margherita).

Perché in effetti il "caso Rovereto", non per niente assurto (peraltro malamente) alle pagine nazionali, può essere indice di dinamiche più vaste: le frizioni nel centro-sinistra, con l’eterno, irrisolto contrasto Ds-Margherita, sempre nascosto sotto il tappeto; l’emergere, come già a Catania, di un nuovo protagonismo delle liste civiche.

Gli ultimi avvenimenti. L’esito del primo turno, con l’esclusione della lista di sinistra Rovereto Insieme dal ballottaggio, a vantaggio dell’odiato sindaco margheritino Roberto Maffei, e dell’ex-Dc ora civico Guglielmo Valduga, non poteva non gettare la sinistra in crisi.

Anche se numericamente accettabile (alcuni punti di percentuale in meno) la sconfitta di Rovereto Insieme è netta: da primo partito in città è diventato terzo, con il candidato sindaco Ballardini distanziato di oltre 12 punti da Maffei.

Le motivazioni sono secondo noi abbastanza chiare: la ricandidatura dell’ex-sindaco Ballardini, nata da uno scatto d’orgoglio in reazione alle prevaricazioni di Maffei, è parsa la riproposizione di un’esperienza in esaurimento. Rovereto Insieme in questa legislatura è implosa, ha perso consiglieri andati poi con Maffei e con Valduga; è affetta da una grave incapacità di rinnovo generazionale (l’età media degli eletti è ampiamente sopra i sessant’anni); le viene attribuita la responsabilità politica di un Piano Regolatore considerato nefasto.

Nonostante queste premesse, la brillantezza degli ingegni che la compongono ha permesso di aggregare giovani, fare proposte, condurre una campagna elettorale effervescente. Che ha illuso che la candidatura Ballardini potesse non essere solo un momento di resistenza. Ma poi il voto ha riportato alla realtà: le basi per la resistenza ci sono, e ampie; per la vittoria oggi, proprio no.

Con sulle spalle la sconfitta si è dovuto subito affrontare il passaggio successivo: che fare al ballottaggio?

Si sono confrontate due posizioni. La prima, supportata con veemenza dal segretario provinciale Andreolli, poneva come prioritarie le ragioni della coalizione: si è già fatto uno strappo dentro il centrosinistra, si è perso, adesso basta. Bisogna ricucire; e poi ritornare da Maffei non sarà troppo doloroso, il sindaco ha bisogno come l’aria dei voti di sinistra. E poi se ci si apparenta e si vince, i consiglieri eletti da 4 diventano 8, e tra i nuovi ci sono i giovani, che tanto si sono spesi in campagna elettorale e in consiglio potranno misurarsi e crescere.

Il candidato civico (ed ex-dc) Guglielmo Valduga.

La seconda opzione (sostenuta innanzitutto da Fabrizio Rasera, primato di preferenze in città, a suo tempo cacciato dalla giunta da Maffei) obiettava che il bene della coalizione non lo si fa perpetuandone gli equivoci; anche a livello provinciale: la sconfitta di Ballardini ha dimostrato che la sinistra senza la Margherita non va da nessuna parte; sarebbe bene per tutti che anche Dellai imparasse che senza la sinistra perde. E riguardo alla città: non diciamo fandonie - ci si diceva, anche se non pubblicamente - Maffei è tanto arrogante quanto incapace, sappiamo tutti che Valduga sarebbe un sindaco migliore. Di qui una posizione terza: nessuna indicazione di voto al ballottaggio, il nostro compito sarà lavorare durante la consiliatura, valutare senza vincoli il lavoro della maggioranza, e portare progetti, ricostruire alleanze, valorizzare nel concreto l’apporto dei giovani.

Con grande scorno del segretario Andreolli, che dava in escandescenze, vinceva la seconda opzione: un no secco all’apparentamento con Maffei, mitigato da un appello a votare per la coalizione.

Nei giorni successivi le pressioni dell’apparato diessino sortivano qualche effetto: l’appello pro Maffei assumeva toni più stringenti. E contemporaneamente paradossali: della serie, noi vi diciamo di votarlo, ma strizzando l’occhio, ci capiamo.

Mentre intorno le listarelle di complemento (Rifondazione tra esse) ballonzolano, alla ricerca di un posto in Consiglio tramite apparentamento.

E così il nodo sinistra-Margherita è sempre aggrovigliato.

E nel frattempo, nel parallelo naufragio dell’alternativa di centro-destra, avanzano le liste civiche come quella di Guglielmo Valduga. Prontamente – e ridicolmente – criminalizzate dai papaveri della politica ("progetto berlusconiano… qualunquista… anticostituzionale…").

Fine della puntata.