Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 7, 9 aprile 2005 Servizi

Fame d’amor o fame da morir?

Anoressia e bulimia: una insidiosa malattia mentale e fisica dalle molte delicate cause. Alcuni consigli.

L’anoressia comincia generalmente con una dieta "fai da te" alla quale la ragazza si sottopone senza controllo medico. Poi, anche quando il corpo è sotto il peso ideale, lei si percepisce sempre troppo grassa. In questo atteggiamento è influenzata da spot pubblicitari e dall’idea di volere un corpo sottile e asciutto, come tante top model. Non a caso si parla di ragazza, perché è una malattia quasi esclusivamente femminile (nel 97% dei casi).

Inizialmente non rispetta gli orari dei pasti, mangia solo poche cose, spesso da sola, e nello stesso tempo s’impone un ritmo di vita frenetico, con attività sportive e scolastiche, allo scopo di perdere sempre più peso.

La malattia poi coinvolge tutto l’organismo, finché si notano assenza di mestruazioni, calo di pressione, fragilità ossea, dei denti, delle unghie, dei capelli, diventando conclamata quando la ragazza perde più del 25% del proprio peso.

Quando compare l’anoressia, sicuramente vi sono problemi in famiglia, e qui si apre una parentesi problematica e dolorosa: spesso si incolpano dei padri estranei alla vita della figlia o delle madri possessive, ma poi si deve tener conto anche della presenza di altri figli sani, nati nello stesso nucleo famigliare. In realtà, esistono tante forme di anoressia quante sono le pazienti.

La malattia è conosciuta a livello scientifico da circa tre secoli ed è classificata come malattia mentale. Si distinguono due tipi essenziali di anoressia: quella di tipo restrittivo (40% dei casi), con la forma classica in cui la ragazza elimina via via sempre più alimenti, salta i pasti, pratica intensa attività fisica allo scopo di bruciare calorie. E poi l’anoressia con abbuffate e condotte "eliminatorie", cioè la bulimia (60%). In questo caso la ragazza mangia esageratamente, ma poi elimina il cibo con vomito autoindotto e un uso eccessivo di lassativi e diuretici, nel tentativo di controllare il peso.

In realtà anoressia e bulimia sono disturbi del corpo e della mente. La persona si lega al cibo con un rapporto quotidiano che occupa la sua mente e altera il suo corpo. Il cibo, il corpo e il peso sono le ossessioni quotidiane di tutte le persone che soffrono di questa patologia.

Anoressia e bulimia sono espressioni di problematiche risalenti all’infanzia, ma hanno carattere d’urgenza dal punto di vista medico, e richiedono quindi un lavoro integrato con la presenza di psichiatri, psicologi e nutrizionisti.

Questo disturbo rimane spesso nascosto agli occhi dei genitori, perché le ragazze sono molto abili a mascherarlo, almeno fino a quando i segnali della malattia non diventano macropscopici. Si scatena allora il panico, perché si è sentito parlare di questo disturbo, e pensato con tristezza alle famiglie che lo vivevano, ma non si sa come affrontarlo.

Il primo consiglio è quello di consultare il medico di famiglia, che ha la possibilità di indirizzare verso le strutture adatte. E’ molto importante stabilire i contatti giusti, perché degli interventi sbagliati tendono a cronicizzare la malattia.

A livello provinciale, nello specifico nella città di Trento, ci si può rivolgere al Centro Disturbi del Comportamento Alimentare, attualmente in Piazza Venezia 41, tel, 0461902312, da maggio presso il Polo Sanità Trento Sud.

La dott. Gemma Pompei, responsabile del Centro, illustra, con estrema competenza, quelli che sono i progetti e gli obiettivi per affrontare questo disturbo.

Trattandosi di un disagio complesso, è affrontato da un’équipe composta da ben cinque reparti: pediatria, medicina, psicologia, neuropsichiatria, servizio di dietetica e nutrizione clinica. Da notare che, invece di creare un nuovo servizio, ci si è avvalsi delle competenze specifiche dei vari reparti.

Una scelta saggia che tiene conto della realtà locale, dove si registrano mediamente circa 75 nuovi casi l’anno (con l’eccezione del 2000, quando i casi sono stati 125), ma si tratta di un dato parziale, perché molte pazienti si rivolgono a strutture private fuori regione. Ormai i casi in Trentino sono 750, abbastanza ormai da assumere l’aspetto di un’epidemia. L’età d’esordio si sta abbassando a circa 13 anni (tenendo presente che si trovano bambine anche di 9 anni), ma sta anche aumentando l’età a rischio: si trovano infatti donne di 50 anni che, magari in coincidenza con la menopausa, cascano in questo disturbo.

A tale proposito la dott. Pompei segnala che stanno arrivando al Centro ragazzine sempre più giovani e in condizioni disperate, delle quali si decide subito il ricovero. Sembra perfino impossibile che i genitori non se ne siano resi conto prima, ma la malattia progredisce in fretta in quella fase. Nella scheda I segnali di allarme, elenchiamo quei segnali che dovrebbero preoccupare i genitori, perché prima s’interviene, più efficace risulta la terapia.

Due indirizzi

AMA (Associazione Auto Mutuo Aiuto)
via Torre d’Augusto 2/1, Trento. Tel. 0461-239640.

La referente, dott. Anna Berloffa, segue da 15 anni un gruppo, omogeneo per il disturbo ed eterogeneo per le persone che liberamente lo frequentano. Qui il percorso parte già dalla consapevolezza: partecipare a questi gruppi significa, infatti, accettare e riconoscere il disagio, Il confronto è importante, perché condividere gli stessi problemi fa sentire meno isolati. Obiettivo dell’associazione è rafforzare l’autostima, riconoscendo la persona come tale, potenziandone le risorse, la parte sana.

ARCA
via Veneto 24, Trento.
Tel. 0461-390051.

Associazione di famigliari costituitasi nel ’97. Si deve al loro impegno e alla loro tenacia la creazione di un Centro Disturbi del Comportamento Alimentare. L’associazione è un importante punto di riferimento per le famiglie colpite da questa nuova epidemia sociale.

L’anoressia è una malattia che richiede tempi lunghi di guarigione, che in certe ragazze si cronicizza, e che per le più sfortunate è fatale, ma molto si sta facendo perché non si arrivi all’estremo.

Una malattia - dicevamo - sia fisica che mentale. Sul piano mentale diventa un’ossessione, una sorta di delirio. Molta responsabilità è della società, dove la magrezza è ritenuta una sorta di valore, perché più si è magri e più si è sani. Ecco che allora ci si concentra sul proprio corpo e lo si vuole magro. Nella norma è così. Qui scatta l’anoressia: la magrezza comincia ad occupare ossessivamente la vita dell’ammalata, che non è cosciente del danno che si sta procurando.

Ovviamente non esiste una causa sola che spieghi perché si finisce in questo meccanismo di autodistruzione. Possono esserci tanti fattori: ambientali e culturali, può essere emulazione di un’amica, ma anche una delusione amorosa, ed elencarli tutti è impossibile. Personalmente mi riconducono all’antica diatriba se la malattia mentale è presente alla nascita o se è creata dall’ambiente e sto ancora cercando una risposta.

Molte pazienti si rivolgono a cliniche private in altre regioni d’Italia e la dott. Pompei spiega che qui, nella nostra realtà, si è scelto di rispondere in altro modo a questo disturbo. Non la clinica quindi, ma la comunità, che da noi si trova a Lamar di Gardolo e che può ospitare fino a dieci persone. Rispettando in questo modo la vita delle ragazze, che possono continuare gli studi o lavorare se lo stavano facendo, evitando loro il trauma dei 3/6 mesi in una clinica lontana. Nello stesso tempo sono ospiti di una comunità che le sostiene psicologicamente e che le educa ad una alimentazione corretta.