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La costosa farsa dei due aeroporti

Durnwalder è in grosse difficoltà per la crisi del suo aeroportino di Bolzano e la sua linea aerea. Dellai gli complica la vita con il suo aeroportino di Mattarello. In fumo decine di milioni di euro e in crisi la concertazione regionale.

A Bolzano la compagnia aerea sudtirolese Air Alps annaspa, e con lei anche l’invincibile Durnwalder; a Mattarello si insedia una compagnia neonata Yes Air. Due fatti che sono indipendenti, ma fino a un certo punto; e che messi insieme ci illustrano lo stato comatoso, e al contempo dilettantesco, della politica regionale. Per raccontarvi questa poco commendevole vicenda, partiamo dal concreto: gli aerei delle due compagnie.

La Yes Air ha scelto un Bombardier Q 400, costosetto (20 milioni) ma dalla buona capacità (fino a 78 passeggeri) e dai contenuti costi di esercizio. La Air Alps invece si era orientata verso un Dornier 328: meno caro ma, ahimè, dalla capacità più che dimezzata (solo 30 passeggeri) e dai costi di esercizio molto simili. Scelta forse giusta quando si trattava di aprire nuove rotte, ma disastrosa quando si decideva, per avere una flotta uniforme, di continuare con lo stesso modello, che non può essere concorrenziale. Infatti se il Bombardier stabilisce tariffe che lo portano in pareggio quando riempie neanche metà aereo (circa 35 posti), quando lo riempie a percentuali maggiori fa utili; il Dornier invece, che per le leggi della concorrenza non può praticare tariffe troppo diverse, si trova ad essere in pari solo quando riempie tutto l’aereo; gli altri voli sono in perdita.

Air Alps, che ha sul groppone ben 9 Dornier (dei quali uno appena consegnato), non può che perdere milioni su milioni.

A riprova che tale aeromobile è fuori mercato, sta il fatto che l’omonima società costruttrice è fallita. Il che deprezza ulteriormente il valore degli aeroplani, e quindi il capitale della Air Alps.

A questo va aggiunto il non senso di una società che opera soprattutto in Italia ma che ha sede a Innsbruck, con gli aerei e gli equipaggi (in massima parte di Innsbruck) che lì devono ritornare, fatto che ulteriormente limita gli utilizzi per cui il Dornier può essere ancora concorrenziale, come i voli charter per squadre di calcio.

In questa situazione è facile capire le tristi prospettive della linea aerea e il ginepraio in cui si è ficcato Durnwalder.

Tutto nasce infatti dalla ferrea quanto stolta volontà di avere un aeroporto a Bolzano. Con la sovrana indifferenza verso i costi che talora è costume nelle nostre ricche autonomie.

Infatti, realizzato l’aeroportino bolzanino, ci si accorge che non può essere concorrenziale con i non lontani scali di Verona e di Innsbruck, che sono aeroporti veri. La linea aerea che vi opera, la Tirolean, presto si stufa di perdere soldi. A quel punto interviene Durnwalder, che con decisionismo tanto burbanzoso quanto sciagurato decide di varare una compagnia sudtirolese, la Air Alps appunto. Per il pur paziente contribuente sudtirolese è però dura digerire, oltre al deficit dell’aeroporto, anche quello della linea area. "E’ un business, cui sono interessati i privati" - replica Durnwalder. E difatti la Air Alps è formalmente privata, con il 90% delle azioni in mano a una società costituita di imprenditori bolzanini, all’uopo convocati dallo stesso Durnwalder, che sa trovare gli argomenti per convincerli all’intrapresa.

Ma la Air Alps non fa meglio della Tirolean, anzi, per i motivi visti, peggio: i conti sono in profondo rosso, tanto da rendere l’ipotesi del fallimento molto concreta. Ma ciò significherebbe una sconfitta verticale di Durnwalder: non solo della sua strampalata politica aeroportuale, ma anche dei suoi rapporti con il mondo imprenditoriale bolzanino.

Si opta così per un salvataggio: due banche austriache rinunciano a 10 milioni di crediti; la cordata Senfter (i 30 imprenditori sudtirolesi) aggiunge 5,5 milioni di capitale fresco; e poi mamma Regione paga 1,5 milioni, la STA s.p.a. (la società dell’aeroporto, della Provincia di Bolzano) ne aggiunge altri 3. Da notare la chicca: i privati, con il 90% di azioni, scuciono 5 milioni e mezzo, e la società pubblica STA, con il 7% di azioni, sborsa 3 milioni.

E questo intreccio è doppiamente dannoso: a rimetterci sarà l’aeroporto. Infatti i voli Air Alps, per l’inadeguatezza degli aeromobili, avranno tariffe non concorrenziali; per cercare di riempirli, l’unica strada è impedire, nell’immediato futuro, che da Bolzano volino altre compagnie, che praticherebbero prezzi più ragionevoli. Magnifico risultato dell’intervento pubblico: garantire prezzi elevati.

Il punto è che i problemi di fondo restano tutti: si dovrà procedere alla graduale sostituzione degli aerei, spostare a Bolzano la sede, costruire un apposito hangar, sostituire parte del personale con residenti sudtirolesi. Quindi ulteriori pesanti costi, non solo economici.

Ci vorranno altri bagni di sangue prima che l’aeroporto di Bolzano possa trovare un senso intercettando una pronosticata futura crescita del trasporto aereo. Ma questo a una condizione: di essere l’unico aeroporto regionale. E qui arriviamo a Trento.

A Trento assistiamo al varo della Yes Air. Piccolissima compagnia, si propone di acquistare un Bombardier e di affittarne un secondo. Di collegare realtà regionali scoperte, come Taranto e Parma, operando principalmente da Verona e Brescia. "Conosciamo molto bene le problematiche del trasporto aereo, sappiamo perché alcune riescono e altre falliscono, sappiamo come muoverci" - assicurano gli amministratori, due ex-piloti. Sostanzialmente sarà una compagnia low fare (bassa tariffa, non low fair - bassa fiera - come insistono a scrivere i quotidiani, indotti - chissà - in errore dal rag. Pizzinini, venditore d’auto promosso dall’assessore Grisenti ad esperto di trasporti e presidente dell’aeroporto).

Insomma, la Yes Air è una di quelle iniziative, in un campo dinamico come quello aeronautico, rischiose ma non strampalate, da osservare con simpatia. Il punto è: che ci azzecca con Trento? "Il nostro progetto è indipendente dall’aeroporto Caproni - assicurano - Se allungheranno la sua pista (di 200 metri, n.d.r.) in modo da poterci far volare i nostri aerei bene; altrimenti non è un problema, opereremo dagli altri aeroporti."

Okay. Ma allora perché Trento? Perché assumere hostess e personale trentino (come da apposite inserzioni) che poi dovrà sempre essere portato avanti e indietro?

"Non nascondiamo che i contributi della vostra legge 6 ci sono utili. Anche se non sono certo i contributi il punto centrale della nostra iniziativa".

La cosa non è molto convincente. Anche le altre regioni offrono contributi, anche se meno generosi. Vedendo come si prodiga il rag. Pizzinini nel presentare e magnificare l’iniziativa, azzardiamo che siano stati promessi ulteriori interventi pubblici. A cominciare dall’allungamento della pista.

Insomma, surretiziamente, passo dopo passo, miliardo dopo miliardo, Trento sta costruendo il suo aeroporto. "Non riesco a dormire la notte pensando a tutti i soldi pubblici che l’aeroporto oggi costa - ci aveva confessato il rag. Pizzinini all’inizio del suo mandato. E ha dato il via a ulteriori costosi lavori, che hanno ampliato il giocattolino rendendolo sempre più costoso. E più lo si ingrandisce più costa.

E se lo si renderà operativo al traffico commerciale, in concorrenza con il gemello di Bolzano oltre che con l’aeroporto vero di Verona, i costi saliranno alle stelle. Prevediamo tuttavia che Pizzinini dormirà tranquillo.

Tutto questo ha altri riflessi, perché Pizzinini è il due di coppe quando briscola è spade: i finanziamenti li decidono l’assessore Grisenti e il presidente Dellai. E i due, si sa, hanno questa incontenibile e inspiegabile smania di aeroporto.

Ma questo lo sa anche Durnwalder. E qui iniziano altri guai: Durni si sta arrabbiando di brutto, ed ha delle buone ragioni.

Torniamo indietro nel tempo, al lontano 1991. A S. Michele all’Adige si era tenuta una riunione congiunta delle Giunte provinciali di Trento e Bolzano, presidenti Malossini e Durnwalder. Si era stipulato un patto tra gentiluomini, non scritto, ma proprio per questo ancor più vincolante, anche per le giunte a venire. Trento e Bolzano non si dovevano pestare i piedi, bensì, se possibile, cooperare: quindi, nella convinzione che lungo l’asta dell’Adige non potessero esserci due interporti, due Enti Fiera, due aeroporti, Trento rinunciava, a favore di Bolzano, a un Ente Fiera di richiamo sovraprovinciale e all’aeroporto, Bolzano all’interporto. A confermare il patto, di lì a poco Bolzano entrava nell’allora boccheggiante Interporto trentino, portandovi capitale fresco. E adesso Dellai fa il furbo con l’aeroporto, e proprio mentre l’aeroporto bolzanino annaspa, con Durnwalder in difficoltà con gli imprenditori che ha coinvolto, sulla sua parola, nell’avventura.

Di qui le ritorsioni sudtirolesi. Per ora con Durnwalder che cerca di escludere i trentini dal business del traforo. Poi, magari, con altre ripicche. Insomma, la conclamata "concertazione regionale" va a pallino. Causa lo stupido, ridicolo aeroporto di Mattarello, che non potrà essere che una voragine mangia-soldi.