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QT n. 10, 17 maggio 2003 Servizi

Aeroporto: soldi, ancora soldi. A dispetto di tutto

Con la scusa della Protezione Civile Dellai e Grisenti vanno avanti verso il costosissimo, inutile aeroporto commerciale. Anche se dicono il contrario.

La tecnica è quella ormai collaudata: da un lato si lanciano messaggi tranquillizzanti alla popolazione preoccupata, dall’altro si istruiscono i tecnici a procedere come se nulla fosse, perché tanto la decisione è già presa e si tratta solo di confondere un po’ le acque.

Ecco allora l’assessore Grisenti che si presenta all’assemblea della Circoscrizione di Mattarello garantendo che la Provincia non intende spendere un euro per la trasformazione in aeroporto "commerciale" del Caproni e facendo intendere che l’intero progetto è di assai improbabile realizzazione. Perché agitarsi dunque?

Forse perché, a poche settimane di distanza, la Giunta approvava, su proposta dello stesso Grisenti, una delibera per finanziare i costosi investimenti previsti per lo sviluppo del Caproni (vedi scheda). O forse anche perché da tre anni il nuovo Consiglio di Amministrazione della Società Caproni lavora proprio in quella direzione ed il suo presidente Pizzinini, messo in tale posizione in quanto amico di Grisenti, si è dato (o gli è stato dato?) come obiettivo primario l’attivazione di voli commerciali. Un pallino, una fissa verrebbe da dire, che sfugge ad ogni logica se non quella del giocattolo a cui non si sa rinunciare.

E’ quasi superfluo ricordare che l’attività della Società Caproni, incluso il costo del C.d.A., è pagata quasi per intero dalla Provincia, ma evidentemente questi sono sì soldi pubblici, ma su cui non c’è nulla da discutere perché tanto sono ben spesi: per l’interesse dell’intera comunità trentina che non vede l’ora di poter partire per Roma da Mattarello. Perché alla fine di questo si tratta: si spenderanno un sacco di soldi per fare in modo che qualche mega-funzionario provinciale e qualche manager privato non debba recarsi fino a Verona per prendere l’aereo o, ancor peggio, subire l’onta di dover decollare da Bolzano, aeroporto altoatesino e quindi nemico per definizione. I trentini avranno pur diritto al loro aeroportino! Che poi i biglietti vengano a costare molto di più (se ci sono dubbi, basta verificare le tariffe da Bolzano rispetto a quelle da Verona) a quei funzionari e manager, evidentemente importerà poco.

Per correttezza di cronaca va detto che quello che si sta
portando avanti, con la benedizione della coppia Dellai-Grisenti, è un progetto senza le caratteristiche megalomani che contraddistinguevano quello voluto da Muraro, preparato dalla società romana Tecno-engineering e naturalmente pagato dalla Provincia. Un progetto ridicolo, che faceva acqua da tutte le parti, tecnicamente ed economicamente; basti pensare che, nell’analisi del "traffico potenziale" non prendeva neppure in considerazione le conseguenze per il Caproni dell’apertura, all’epoca già avvenuta, dell’aeroporto di Bolzano. Un progetto abbandonato (?), non tanto per il coro di proteste (agli occhi di Dellai quelle sono ormai solo un fastidio: le idee balzane di alcuni ambientalisti scriteriati, senza il senso della realtà, ossia del business), ma perché il progetto era in effetti improponibile e, se portato avanti, avrebbe trasformato l’operazione Caproni in un buco nero per la Provincia. Naturalmente, con pochissimo stile ed ancor meno senso del pudore, i nostri politici ora criticano apertamente quel progetto e ne parlano come fosse il parto di qualche mente bacata di precedenti amministrazioni e non della stessa che ancora ci governa e di cui fanno tutti parte. Altrettanto naturalmente la società Tecno-engineering continua ad essere la referente tecnica della società Caproni, continua a ricevere incarichi di consulenza e progettazione, continua ad essere pagata con soldi pubblici (anche questi evidentemente spesi bene, come quelli per il primo progetto appunto!). Ma in fondo che colpa hanno loro se hanno accettato un incarico per un progetto megalomane? Il cliente ha sempre ragione, soprattutto se paga.

Ma torniamo al progetto attuale, quello su cui Pizzinini basa tutto il successo della "sua" operazione. Esso prevede la creazione di una, o forse due società, per l’acquisto degli aeromobili e per la loro gestione, ossia per farli volare: voli di aerotaxi, si dice, e qualche collegamento con Roma, formalmente a richiesta, di fatto "schedulato". L’importante è riuscire a non far catalogare l’attività come "commerciale", in questo momento cosa politicamente non utile.

Naturalmente fin da subito è stato dichiarato che la/le società saranno a capitale di maggioranza privato, con la Provincia in quota di minoranza. Anzi, stando alle ultime dichiarazioni di Grisenti (leggi assemblea di Mattarello) possiamo stare ancora più tranquilli: "In questa operazione la Provincia non intende mettere neppure un euro". Bene, salvo una certa sfiducia verso le promesse dei politici, siano esse in positivo che in negativo. Non vorremmo che, una volta "decollati", i privati andassero poi comunque a battere cassa dalla Provincia, riuscendo a trovare la strada per finanziamenti e contributi. Non sarebbe la prima volta.

Pizzinini non sembra spaventato dall’idea che il capitale debba essere di fonte privata. Eppure non risulta che ad oggi nessuno dei potenziali imprenditori sia andato oltre le generiche affermazioni di rito: d’altra parte è difficile immaginare che il rappresentante dell’associazione di categoria o l’imprenditore rampante a cui si chiede se sono interessati ad una non meglio identificata compagnia aerea che faccia dei voli diretti da Trento per Roma, rispondano in modo negativo. Ma in che modo quegli stessi soggetti reagiranno al momento della verità, quello cioè dell’impegno finanziario in prima persona, di fronte ad un progetto che, al momento, non sta assolutamente in piedi? Dubitiamo fortemente che in Trentino ci siano imprenditori privati con un gusto del rischio così accentuato.

Anche per la società operativa, quella cioè che dovrà occuparsi di gestire e far volare le macchine, le cose non sembrano di facile soluzione: in essa è giustamente prevista la partecipazione di una qualche compagnia o società aerea che apporti il proprio know-how, ma per ora non sembra esserci la fila di società interessate ad operare da Trento. Gli addetti ai lavori ci hanno spiegato che da anni succede semmai l’opposto: sono gli aeroporti a doversi fare in quattro, facendo a gara per offrire sconti e facilitazioni d’ogni genere, al fine di attirare le compagnie aeree e convincerle a far base presso di loro.

Neppure questo spaventa però l’indomito presidente del Caproni: non si trova la compagnia aerea? Nessun problema, ne facciamo una noi! Forse è di nuovo scattato il meccanismo del "lo voglio anch’io", per imitazione della strada seguita da Bolzano, che ha appunto voluto entrare anche nel mondo delle compagnie aeree, oltre che in quello aeroportuale. Di questi tempi un bel coraggio davvero.

Sui risultati dell’operazione la scommessa sembra disperata. Il mondo aeronautico rappresenta uno dei settori più colpiti dai recenti avvenimenti internazionali e attraversa da due anni una crisi profondissima. Questo dovrebbe forse invitare ad atteggiamenti più cauti chi lo affronta avendo come sola esperienza quella di aver viaggiato ogni tanto in aereo.

Ma è solo un problema di capitali privati? Assolutamente no. Il settore di cui stiamo parlando è piuttosto complicato ed assai costoso per chi vuole operarvi: gestire una società aerea non è la stessa cosa che aprire un’attività di consegna di pizze a domicilio. Per volare e trasportare passeggeri non bastano aerei e piloti (quelli li metterebbero i privati, pare): ci vogliono infrastrutture ed organizzazioni costose (e per queste sta provvedendo la Provincia, attraverso la società Caproni).

L'aeroporto "Catullo" di Verona.

Con quale motivazione? Non certo quella di preparare il terreno per le future eventuali attività dei privati: il gioco sarebbe troppo scoperto. Ecco allora pronta la soluzione: a Mattarello deve poter operare la Protezione Civile. Ed a "fin di protezione" tutto è lecito. Perfino gli abitanti di Mattarello non osano più protestare: chi vorrebbe mai opporsi a simili motivazioni? Però un serio studio su cosa serva veramente alla Protezione Civile non è mai stato fatto. Nessuno si è preso il disturbo di verificare se la lunga lista degli investimenti previsti sia finalizzata a predisporre comunque l’aeroporto all’attività commerciale, piuttosto che a rispondere ai requisiti dell’attività della Protezione Civile.

E di quale attività stiamo veramente parlando? All’epoca del mega-progetto Tecno-engineering, la Protezione Civile Nazionale rispose da Roma che dell’aeroporto di Trento, ampliato o meno, non sapeva che farsene: impossibile arrivarvi comunque con gli aerei da carico o con grossi aerei ambulanza, gli unici che potrebbero far cambiare la situazione in presenza di una calamità; per gli elicotteri, invece, anche di grandi dimensioni, quello che c’è basta e avanza. E allora? Sono forse le eli-ambulanze della P.A.T a richiedere tanti interventi? Per molte delle voci elencate nel piano degli investimenti dello scorso anno ed analogamente per molte di quelle per l’anno in corso, il dubbio ci sembra legittimo, mentre non possono esservi dubbi sul fatto che sarà comunque la Provincia a pagare, ossia del denaro pubblico ad essere speso.

E’ un fatto incontrovertibile che il piano previsto dalla società Caproni prevede un aumento pauroso dei costi per gli investimenti, che sono passati dalle poche decine di milioni di lire del passato agli alcuni milioni di euro di quest’anno: 2.700.000 euro circa per espropri di aree per l’allungamento della pista e 410.000 per investimenti vari per il solo 2003. Ovviamente quelli previsti per quest’anno non esauriscono la lunga lista di quelli necessari al completamento del progetto e dilazionati nei prossimi anni. Una volta presa una certa direzione è sempre più difficile fermarsi: "Ormai siamo arrivati a questo punto, tanto vale completare o butteremo anche i soldi già spesi". Una sindrome ben nota.

E qualora ci fossero dubbi, chiariamolo: tutti questi sono soldi extra rispetto al contributo annuale che, in base alla convenzione con la società Caproni, la P.A.T. versa nelle casse della società stessa e che per l’anno in corso ha ormai superato abbondantemente i 300.000 euro. Un contributo superiore al 90% delle spese di gestione (come spieghiamo nella scheda) che consente a Pizzinini di vantarsi con i soci (e con la stampa) perché per il secondo anno consecutivo la Caproni chiude i conti in attivo, ricevendo da Grisenti i complimenti per l’ottimo lavoro svolto.

Bel modo di far quadrare i conti! Evidentemente i suoi predecessori neppure i budget sapevano fare, visto che anche a loro i contributi erano concessi.

Il fatto poi che, come ci è stato spiegato, moltissime spese siano fatte in nome della "security" (è la sicurezza da attentati, non c’entra nulla la sicurezza dei voli, quella è la "safety", che garantisce contro i rischi propriamente aeronautici) non fa che aumentare le perplessità. Dopo i noti attentati negli USA, tutto si è andato complicando negli aeroporti ed ora anche il nostro ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha pensato di dare qualche segnale forte e fare la voce grossa. Sono così spuntate le "Commissioni Sicurezza", che di "security" appunto si occupano e che, avendo il Ministero elencato gli aeroporti tra gli obiettivi "sensibili", hanno deciso di applicare alla lettera tutte le indicazioni internazionali possibili ed immaginabili per proteggere gli aeroporti stessi, indipendentemente che si tratti di Fiumicino, Malpensa o Mattarello. Il risultato è appunto una lista infinita di costosi interventi, senza i quali l’aeroporto non potrà funzionare. Ma nuovamente è lecita la domanda: di che tipo di aeroporto stiamo parlando? Quello che serve agli elicotteri della Protezione Civile o quello ipotetico (?) commerciale?

Per insistere come si sta facendo, e continuare malgrado tutto, dell’aeroporto di Mattarello bisogna proprio essere innamorati.