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Un museo di arte moderna del Tirolo?

La strana politica culturale della sindaca di Innsbruck e del capitano del Tirolo.

Da oltre 10 anni, da queste parti, si discute sulla "Kunsthalle", parola che non indica né un museo né una galleria; dovendo tradurla, parlerei di un "centro per l’arte contemporanea", una specie di laboratorio, uno spazio aperto al dialogo fra le varie tendenze della produzione artistica e fra gli artisti e la cittadinanza, assumendo con ciò che l’arte sempre ci dice qualcosa sulla nostra società, per quanto non in un senso piattamente politico o ideologico.

Probabilmente finiremo per costruire un museo provinciale (istituzionalmente parlando, ma non solo, cioè con più di un tocco di campanilismo) per la classica "arte moderna" del secolo scorso, cioè del novecento. Insomma, il tutto si concluderà con un memorabile spreco di denaro pubblico per una cosa priva di un grande valore storico-artistico, che certo non disturberà o provocherà nessuno, e che in ogni caso sarà un disastro economico, visto che nessuno sa a quale nicchia di mercato questa istituzione potrebbe rivolgersi.

Sappiamo solo che i quadri da esporre ci sarebbero - nella collezione della fondazione Klocker, fondazione lasciataci da una dinastia di venditori di automobili (Volkswagen, per la precisione - e honny soit qui mal y pense). La signora Klocker, presumibilmente (perché nessuno, il grande Capitano ex-sindaco van Staa, ovviamente, escluso, finora sa di cosa esattamente si tratta), vuole lasciare i quadri della collezione al Comune purché esso provveda alla costruzione del museo.

La storia inizia nel lontano 1993, quando van Staa (allora, semplice consigliere popolare poco gradito ai baroni lociali perché sospettato di essere un rompiscatole) preparò la scena per la sua lista "civica" che poi avrebbe rovinato il sindaco uscente e, nel giro di pochi anni, portato il nostro al vertice sia del partito popolare che della Provincia. Allora, un po’ di vernice liberal-urbana e moderna non guastava, e il progetto di una futura Kunsthalle serví appunto a questo scopo. Alcuni artisti rinomati (e certo non poveri), come il grande Paul Flora, finirono per appoggiare la lista civica; e non stiamo parlando solo di appoggio strettamente politico.

Alcuni di loro, certo, miravano ad una vera e propria Kunsthalle, altri magari avevano in mente un museo per valorizzare la propria produzione.

Il professore Bogner, incaricato dal Comune dopo la vittoria elettorale di van Staa, nel 1994, presentò uno studio di fattibilità. Un posto dove costruire c’era, in una zona centrale della città, a pochi passi dal centro storico, dal museo provinciale "Ferdinandeum", dal Museo di Arte Popolare, e da altre istituzioni culturali: la vecchia Piazza del Mercato sulle rive dell’Inn, rimasta vuota dopo la demolizione di una vecchia struttura danneggiata dalle bombe della seconda guerra mondiale, negli anni ’60.

Lo studio di Bogner ipotizzava un nuovo asse culturale nel centro cittadino, da costruire attraverso un concorso architettonico che avrebbe dovuto creare un nuovo "landmark", un segno forte di modernità appunto ai margini del centro storico. Bogner, che era anche un maestro di pragmatismo, raccomandò una combinazione fra museo del modernismo classico regionale (per avere anche i finanziamenti dello Stato, a disposizione per nuovi musei, ma non per progetti alternativi, e della Provincia) e Kunsthalle nel senso di laboratorio di arte d’avanguardia. Già allora si sussurava di un potenziale mecenate, che poi, puntualmente, si materializzò nella persona della signora Klocker.

Il progetto Bogner, proprio perché sembrava, allo stesso tempo, audace ed economicamente fattibile, convinse tutti, o quasi.

Ma rimase sulla carta. La Provincia pensò a ben altro. Decise sia di modernizzare ed espandere il museo "Ferdinandeum" (il quale già dispone di una bella collezione di pittura regionale del novecento e sarebbe lo spazio naturale per documentare la storia dell’arte di questo secolo) che di ristrutturare la propria galleria di arte contemporanea "Taxis", vicina al palazzo della Provincia (chi ancora non l’ha vista dovrebbe passarci: é un goiello di archittettura modernissima in dialogo con l’ambiente storico).

La Provincia, tanto per beffarsi della sua capitale, arrivò al punto di ristrutturare un vecchio magazzino del sale a Hall (a 10 km di Innsbruck) per installarvi una Kunsthalle provinciale. Progetto miserabilmente fallito, non dal punto di visto dell’architettura (riuscitissima), ma dal punto di visto artistico ed economico. Il direttore, dopo alcuni anni, venne ignobilmente cacciato quando la città di Hall smise di co-finanziare l’arte contemporanea; ora questo spazio, gestito dal Comune di Hall, viene utilizzato per discutibili esposizioni e per eventi vari, clubbings inclusi.

AInnsbruck, invece, il buio totale. Durante la campagna elettorale del 2000, il Magnifico Sindaco si limitò alla promessa di costruire, in un futuro non ben definito, la benedetta Kunsthalle, anche se nessuno piú capiva a quale scopo, visto che l’ambiente era cambiato con i vari progetti provinciali.

In città, inoltre, era intanto sorto il "Kunstraum" ("Spazio per l’arte"), un’iniziativa privata, anche se sovvenzionata - grazie a Dio - dal Comune, che voleva riempire il vuoto e preparare il terreno per la futura Kunsthalle; e che con una serie di bellissime esposizioni ha voluto alfabetizzare il pubblico all’arte contemporanea, creando nuovi rapporti fra società e produzione contemporanea; rapporti notoriamente difficili dato il tradizionalismo soffocante del Tirolo maggioritario.

Tutti (o quasi) erano d’accordo che la provvisorietà del "Kunstraum" dovesse diventare, secondo la ferrea logica austriaca, la normalità. Il novecento sarebbe finito nel "Ferdinandeum", per il duemila ci sarebbero stati sia la Galleria Taxis che il "Kunstraum" (a pochi metri di distanza), e la piazza del Mercato sarebbe rimasta riservata ad occasionali mercati delle pulci e altrimenti lasciata in dotazione ai boarder kids.

E invece no. In marzo, la sindaca Zach, nella sua veste di "voce del padrone", ha annunciato che ora si sarebbe fatto sul serio, progettando la Kunsthalle per installarvi i quadri della fondazione Klocker.

Il 27 marzo l’opposizione verde ha presentato in Consiglio un’interrogazione per sapere con quali soldi, e per fare esattamente cosa, la sindaca realizzerà quale progetto. I negoziati con la fondazione Klocker, intanto li gestisce il Capitano van Staa. Non disturbare il manovratore. A dovuto tempo, il Capitano spiegherà tutto ai sudditi.

Può darsi che, a suo tempo, avremo un’altra spettacolare costruzione di Dominique Perrault in Piazza del Mercato, con dentro la collezione Klocker (Weiler, Kirschl, Flora e altri maestri tirolesi del novecento), un "Kunstraum" chiuso per mancanza di soldi, e la certezza che a pagare i conti dell’esercizio sarà Pantalone, cioé il Comune. Evidentemente la politica culturale della maggioranza popolare è rimasta ferma al novecento...

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