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QT n. 7, 5 aprile 2003 Servizi

Dis-informazione

La tragicamente ridicola guerra della propaganda.

Aluglio scorso Bush mette in moto un gran battage pubblicitario per vendere all’opinione pubblica mondiale l’ormai decretata guerra all’Irak. Saddam cerca di annacquarlo presentandosi urbi et orbi come uomo di pace. Gli spot della propaganda si incalzano l’un l’altro: l’amministrazione USA addebita al rais l’uccisione di oppositori politici e curdi, lui si mostra in TV pacioso e rassicurante; il Pentagono fa sapere che sta lavorando a nuove armi di distruzione di massa e lui manda il fido Tarek Aziz dal papa e dai francescani ad Assisi (top della spudoratezza); la CIA lo accusa di possedere missili con gittata di 30 chilometri superiore ai 150 consentiti (nel resto del mondo hanno una gittata comunale o al più provinciale?) e lui ne distrugge uno qui e là; Bush accusa i pacifisti di non sapere chi proteggono e lui definisce Bush un piccolo criminale che ha sottovalutato gli appelli alla pace.

Il delirio bellico e mediatico strisciante deflagra in marzo. Bush, considerandoci svegli suoi pari, tenta di farci bere l’occupazione dell’Irak battezzandola "Freedom for Iraqi". In realtà il suo socio di minoranza Blair qualche dubbio lo balbetta ma dopo essere stato bollato da un alto gerarca USA come "un inconveniente" rientra nei ranghi. Motivazioni dell’intervento? Gas nervino, missili capaci di arrivare trenta chilometri più in là del lecito, ordigni atomici, crudeltà varie. Le prove? Una ricevuta fiscale della ditta tedesco-americana che ha fornito a Saddam il gas utilizzato per sterminare i curdi, foto di missili vendutigli dai russi e di sistemi di puntamento prodotti in Italia e Francia.

Si inizia il 20 marzo con il Decapitation Attack: la speranza per gli oppressi si è messa in moto - annuncia solenne un Bush autoinvestitosi della missione di riportare il mondo all’età dell’oro. L’immancabile Peter Arnett (poi licenziato il 31 marzo per un’improvvida intervista alla TV irakena) comunica per primo l’arrivo di 5 missili e subito dopo il Pentagono comunica: Saddam ferito, Tarek Aziz fuggito, Udai colpito a morte da feddayn. Nei fatti, il rais poco dopo esterna in TV. Precisazione USA: Saddam è morto da tre anni e quello lì è un sosia gestito dalla famiglia: ce ne sono altri nove! Il morto replica invocando sulla sua guerra la protezione di Allah ma Fox News non molla e il 24 marzo rilancia: la CIA possiede foto del vero Saddam in barella. Rintuzza il duce di Baghdad: Bush è un piccolo diavolo e noi vinceremo!

Quando si dichiara una guerra, si sa, la prima vittima è la verità e ci pensa "Mediawatch", osservatorio sulle bugie di guerra, a metterci subito sul chi va là citando una dichiarazione del 1991 di Oriana Fallaci al ritorno dalla prima guerra nel golfo: "Non riuscivo a credere che i giornalisti fossero qui per firmare praticamente pezzi scritti dai militari. Tutto questo è il contrario di quello che ha sempre significato l’America, libertà di pensare, libertà di scrivere". Quesito: è forse per comodità del Pentagono che l’Oriana si è trasferita recentemente in un grattacielo per miliardari di Central Park?

Gli strateghi militari USA parlano di "passeggiata allegra": molti generali irakeni sono pronti fin dal ’91 a voltar gabbana e altri ad arrendersi al primo sventolare della nostra bandiera. A chi terrà duro ci penseranno le truppe speciali, Ranger, SAS, Elit troops, Desert rats, ecc., dei rambetti plurilingui capaci di stare sette giorni senza mangiare, di vagabondare per 50 chilometri con 60 chili sulle spalle e di infilarsi coltello tra i denti sotto un turbante; insomma, sarà un veni, vidi, vici.

Ma le cose vanno diversamente: gli iracheni non alzano le mani, ci sono i primi morti stelle e strisce, l’avanzata allegra si arena nella sabbia, migliaia di feddayn al grido "Dio è più forte delle armi americane" corrono al fronte, invece di defezioni irakene di massa alla prima ora, si presenta un solo disertore, certo Iounis di origine curda.

"Liberazione, finalmente!"

Arrivano anche i bombardamenti. Per non inquietare troppo l’opinione pubblica mondiale sul rischio di morti civili da "effetto collaterale", il Pentagono ricicla la storia dei missili intelligenti. In realtà non pochi, Patriot inclusi, o hanno un QI da gallina oppure rincoglioniscono strada facendo: bruciano 4 studenti giordani, feriscono dei contadini in Turchia, spezzettano prima 15 e poi altri 62 clienti di un mercato, "obliterano" perfino alcuni tank USA e un Tornado inglese. Il Pentagono introduce una fraseologia soft per attutire l’impatto di certi termini. Così, oltre ai già noti "effetti collaterali", la parola "guerra", locuzione antiquata e drammatizzante, viene aggirata con "intervento preventivo" e "campagna per la libertà"; l’annientamento di truppe nemiche è definito "obliterazione di obiettivi", il cannoneggiarsi reciproco tra alleati "friendly fire - fuoco amico" e il tradizionale "farsela addosso" con un "elaborare lo stress in modo autoreferenziale".

Curiosissima la storia della presa di Bassora: la sua caduta e la resa di un generale con ottomila uomini, annunciata il secondo giorno di guerra, viene smentita dall’interessato in diretta TV. Il giorno dopo gli inglesi si accontentano di annunciare il controllo di un quartiere e la cattura di duemila prigionieri. Nuova smentita e nuova rettifica domenica: scontri violenti in periferia, ma per Al Jazeera è stata la solita giornata tranquilla. Gli inglesi tirano allora in campo rivolte anti-Saddam, ma l’opposizione sciita irachena corregge: a Bassora non è in corso alcuna rivolta contro Saddam, solo una protesta per la mancanza di acqua e elettricità. Così, martedì 25 marzo, rassegnati, indicano Bassora come "legittimo obiettivo militare" cui riusciranno a metter mano con l’operazione "James Bond" solo il 31.

Stessi toni sugli altri fronti di battaglia, con il generale Franks che a metà settimana dichiara: siamo in anticipo sui tempi e la resistenza irachena è "sporadica" e rivolta solo contro le retroguardie. Fa eco Saddam: controlliamo il 100% del territorio! La CNN (per conto del Pentagono?) mette in onda immagini di militari USA accolti dai locali con le dita a "V", oppure intenti ad issare bandiere stelle e strisce al posto di quelle irakene.

E le tanto temute armi chimiche e batteriologiche? Non se ne trova traccia, ma il generale rassicura: è presto per sapere dove siano ma siamo sicuri che ci sono. Infatti sabato 22 salta fuori a Naiaf un’azienda chimica. Eccole! - strilla il Rambetto. Ci si mette anche la CNN, la madre di tutte le TV satellitari: i soldati della coalizione hanno visto in zona militari iracheni indossare le maschere antigas. Nei fatti la fabbrica si dimostrerà una specie di Zobele locale: zampironi, spray, topicidi, qualche flit. tanto che il 31 marzo un generale israeliano interviene a puntellare le balle del Pentagono sostenendo che non se ne trovano perché il rais le ha nascoste in Siria.

Lunedì 24 Saddam mostra cadaveri e prigionieri ed il governo Bush, irrisore di ogni legalità internazionale, si appella ai trattati internazionali. Rumsfeld, più concreto, "suggerisce" alle TV americane di non trasmettere immagini: prima bisogna informare le famiglie! In realtà teme che gli americani aprano gli occhi ed escano dal wargame in cui li ha proiettati la propaganda. Appare qualche prigioniero irakeno in ginocchio e canna del mitra alla testa, ma non accende particolari emozioni in nessuno: figlio di Allah = figlio del solito Dio minore?

Disegno di Toti Buratti.

Scontri anche nei salotti televisivi nostrani, dove la rincorsa all’audience fa sfilare esperti militari, giornalisti, rifugiati e Carneadi della politica. Domenica 23 Carlo Rossella espelle in diretta la Turchia dalla Comunità Europea e Fede rimprovera a Saddam di mostrare i prigionieri come trofei di guerra: gli USA invece sfamano teneramente gli irakeni, li dissetano e poi liberano. Il cardinale Ruini pontifica sulla richiesta di pace rivolta dal Papa alla Madonna, Giulietto Chiesa parla a tema fisso dell’illegalità dell’intervento americano ed Agnoletto persevera a definire Bush come un criminale di guerra senza neanche accennare all’altra metà del problema.

Le manifestazioni pacifiste con troppo rosso insinuano in Fede il sospetto che terroristi islamici, pacifisti, brigate rosse, No global, disobbedienti, vescovi e Cassazione preparino colpi bassi. Cofferati ordina all’Ulivo di esigere la fine immediata della guerra "senza se e senza ma" e Feltri qualifica tutte le marce e le bandiere come "antiamericanismo", residuo velenoso della guerra fredda e snobistico contrassegno di una presunta e indimostrata superiorità dell’intellighenzia sinistroide europea. Il Tg2 del 24 marzo, commentando il discorso di Saddam saccheggia il vocabolario delle frasi fatte. Per Rossella, chi interroga i prigionieri ha la voce della Gestapo. L’onnipresente Silvestri introduce addirittura il concetto di produttività dei militari USA: spareranno a cottimo? Non manca chi si ricorda del vecchio Nostradamus: Fra Aleppo, l’India e Samarcanda / Dove s’asconde l’abominazione /L’umanità cadrà in più gran disgrazia / E il gran ladron si troverà in trincea. Quiz: chi sarà mai il "gran ladron"?

La baraonda mediatica, ora alla seconda settimana di guerra, non accenna a perdere colpi nel suo mandato di mimetizzare dietro un mare di frottole e imposture il perché del conflitto e la contabilità del suo progredire in termini di morti e distruzioni. Potranno risultare più significative le vignette di umoristi di mezzo mondo spulciate qua e là nel web.