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La pubblica decenza

Prostituzione in Tirolo. Pubblicizzata a Bolzano.

Pubblicità di un casino di Innsbruck su alcuni taxi. Della cosa dovrebbe interessarsi la Corte di giustizia delle Comunità europee, trattandosi di illecita concorrenza che disturba il normale svolgersi del libero mercato interno di servizi.

Già in gennaio, la Corte (causa C-388/01, sentenza del 16 gennaio ‘03) aveva dichiarato che "l’Italia ha violato i principi comunitari della libera prestazione dei servizi e di non discriminazione, riservando agevolazioni tariffarie discriminatorie per l’ingresso a beni culturali a vantaggio di una determinata categoria di persone (i cittadini italiani o le persone di età superiore a 60 o 65 anni residenti nel territorio degli enti locali che gestiscono le attività di cui trattasi)".

Visto che una legge provinciale del Tirolo vieta la libera prestazione di servizi erotici, restringendo queste attività ai soli bordelli autorizzati, e ne proibisce la pubblicità, si tratta ovviamente di illecita concorrenza, a danno della sacra libertà dei servizi di cui agli articoli 49-55 del Trattato, e soprattutto a danno delle prostitute sudtirolesi, che non possono fare pubblicità per i loro servizi a Innsbruck, mentre i monopolisti del sesso a pagamento tirolesi si fanno la pubblicità a Bolzano. Il che è il vero scandalo. Pubblica decenza un corno, in gioco, qui, sono i valori fondamentali del mercato interno!

Ma andiamo con ordine. Una legge provinciale (n. 60) del 1976 regola diverse attività atte a disturbare l’ordine pubblico (il nostro federalismo garantisce che nove diverse concezioni di ordine pubblico possano esistere nelle 9 provincie che costituiscono la Repubblica Federale, la quale è un paese grande come la Baviera).

Oltre al codice penale che dovrebbe garantire l’incolumità dei cittadini, diverse leggi procinciali li tutelano contro altri pericoli. La n. 60/1976, specificamente, protegge la tranquilità (è vietato l’inquinamento acustico - certo non da parte dei TIR sull’autostrada - come ad esempio la TV troppo rumorosa dopo le 22 o il falciare l’erba in giardino durante il riposo meridionale), la borsa (è vietata la mendicità), il diritto di non essere disturbati da animali in libera uscita, e la decenza pubblica (che nessuno sa cosa sia, ma pazienza). E’ dunque severamento proibito (par. 14):

1. prostituirsi al di fuori di un bordello regolarmente autorizzato dalle autorità competenti;

2. cercare clienti al di fuori di un bordello (cioè la prostituzione per strada, o anche un annuncio pubblicitario su un giornale che offra i servizi erotici);

3. contribuire a creare l’opportunità di prostituirsi al di fuori di un bordello (in teoria, cioè, affitare un appartamento a una prostituta costituisce reato).

Ovviamente, le prostitute (sia di strada che le call girls) esistono, fanno il loro mestiere, pagano perfino le tasse (ma senza la previdenza sociale!), non sono protette da sfruttatori o da clienti violenti - ma la pubblica decenza è salva.

Un bordello (par. 15) viene autorizzato se il gestore è un cittadino dell’UE ed incensurato, se la casa dov’è situato il bordello non serve anche ad altri scopi, se la gestione del bordello non disturba la convivenza sociale e l’ordine pubblico (i bordelli, di regola sono in villette in periferia o nella zona industriale), e se ne esiste la domanda. Le autorità, dunque, sono obbligate a stabilire (3 a, 4), tenendo conto del numero degli abitanti nel prevedibile bacino di utenza, e soprattutto dell’esistenza di altri bordelli già autorizzati in comuni limitrofi, se la domanda per un bordello esiste davvero. Altro che libero mercato!

Il gestore, poi, deve (par. 17) denunciare settimanalmente alle autorità, per iscritto, le generalitá delle sue prostitute-inquiline e il canone che gli pagano, e presentare i loro certificati sanitari (il che è l’unica cosa non assurda di questo capolavoro di legislazione), e deve proibire l’accesso sia ai minorenni che a persone che potrebbero disturbare l’ordine pubblico. Inoltre, è proibito al gestore (e ad altri dipendenti) invitare eventuali passanti a visitare il suo esercizio; è proibita ogni altra forma di pubblicitá e qualsiasi insegna che annunci che il bordello è un bordello.

Il casino piú antico e rispettabile di Innsbruck, dunque, si chiama "Maxim", ed è situato vicino alla stazione ferroviaria. Lo sanno perfino i sassi che dopo una celebrazione patriottica (150 anni dalla morte di Andreas Hofer), finita appunto nel casino (prima il dovere pattriotico, poi...) uno stormo di Schützen ci aveva dimenticato la bandiera della compagnia, ma è severamente vietato annunciare che il "Maxim" é un bordello.

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