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Il vuoto oltre Dellai

Clientelismo neodoroteo, creazione di centri di potere personali, inconcludenza: per queste colpe il Presidente Dellai è messo in discussione. Nel centro-sinistra una candidatura alternativa sarebbe matura; invece...

E’ stato più martellante che mai il pressing del presidente della Provincia Dellai in questi giorni. Assieme al braccio destro, l’assessore ai lavori pubblici Silvano Grisenti, ha ribadito la volontà di andare avanti su tutta una serie di contestatissime opzioni: PiRuBi, aeroporto, inceneritore. In più ha aggiunto - in barba ai sindacati, opportunamente tenuti all’oscuro - un protocollo d’intesa con il ministero della pubblica istruzione secondo il quale in Trentino si viene ad anticipare la riforma Moratti; e l’ingresso della Pat nelle Casse Rurali con apposito stanziamento di 14 milioni di euro, realizzando un corposo conflitto d’interessi (l’ente pubblico, cliente del sistema bancario, diventa contemporaneamente proprietario di una banca) e un’inversione della rotta tracciata da dieci anni da Ciampi e successori (il pubblico esca dalle banche e se ne tenga alla larga, ha già fatto troppi danni), nel tentativo di accappararsi il voto del mondo cooperativo.

L'assessore provinciale ai lavori pubblici Silvano Grisenti.

La polemica si è incentrata soprattutto su PiRuBi e inceneritore.

Sulla prima questione l’assessore Grisenti è uscito con uno studio che proverebbe l’indispensabilità dell’opera, pena lo strangolamento della Valsugana. A un attento esame si è visto come "i numeri di Grisenti" non proverebbero proprio nulla, anzi dimostrerebbero l’indipendenza dalla PiRuBi dei problemi della Valsugana (affrontabili invece con la metropolitana per i passeggeri, e con un sia pur parziale trasferimento su rotaia, per le merci). E come al contrario, l’ipotesi PiRuBi genererebbe ulteriore traffico in Val d’Adige, ma soprattutto significherebbe per il Trentino abbandonare il modello di sviluppo alpino per importare invece quello veneto (vedi PiRuBi- quello che Grisenti non dice).

Su questi interrogativi abbiamo cercato di intervistare Grisenti, che ha pensato bene di non farsi trovare. Anche Paolo Ghezzi, direttore de L’Adige ha riproposto in un lucido editoriale tutte queste perplessità; per non ottenere alcuna risposta.

Insomma, la coppia Dellai-Grisenti va avanti con la caparbietà già evidenziata in altre occasioni: supporta illogiche realizzazioni, dannose e dispendiose tranne che per le lobby beneficiarie; presenta questi progetti come moderni e indispensabili per il Trentino, ma poi di fronte alle contestazioni rifiuta il confronto. Clamoroso il caso dell’aeroporto, sul quale ci fu un referendum, snobbato dai due che mai si presentarono ad alcun dibattito; salvo poi continuare ad operare (e investire soldi) per una sua strisciante realizzazione.

Ancora più vistoso il caso dell’inceneritore. Negli scorsi numeri crediamo di aver dimostrato come si tratti di una tecnologia oggi obsoleta: quindi costosa, inquinante, dai lunghi tempi di realizzazione; e di come al converso esistano, praticabilissime, alternative molto più economiche ed ecologiche. Su di esse, ancora L’Adige in questi giorni ha pubblicato una serie di pregevoli servizi, andando a vedere come nelle regioni vicine funzioni da una parte il modello inceneritore, e dall’altra il ciclo raccolta differenziata-bioessicatore. Confermando come la seconda ipotesi, fondata su tecnologie più "dolci" e innovative, come pure sul coinvolgimento della popolazione, risulti molto più conveniente dell’inceneritore, che risulta essere una manna solo per la società che lo gestisce (vedi Chi vuole imporci l’inceneritore).

Eppure Dellai ha ostinatamente ribadito: "ci confronteremo, ma abbiamo già deciso".

In questa caparbia riproposizione di progetti fallimentari, noi vediamo una – negativa - novità. A sostenere l’inceneritore (a parte i satelliti politici come la cosiddetta Lista Verde e l’on. Marco Boato, peraltro prontamente sbugiardato dallo stesso fratello Michele, ambientalista non occasionale) nella società non c’è nessuno: non ci sono popolazioni della Valsugana frastornate dai Tir, cui viene promesso di dirottare il traffico altrove; non ci sono i piccoli azionisti della decotta Società Buffaure cui si finanzia l’inutile impianto della Jumela. Qui ci sono da una parte i cittadini di Trento che non vogliono un impianto inutile e potenzialmente pericoloso; dall’altra il gruppo di potere (composto di uomini di strettissima osservanza dellaiana) della Sit-Trentino Servizi che nell’affare inceneritore intendono realizzare il business multimiliardario.

Qui secondo noi sta lo strappo. Avevamo definito neo-dorotea la politica di Dellai. Ma qui si va oltre. Il doroteismo infatti individua il governo nella clientela, il bene comune nella somma dei vantaggi individuali; e di fronte a un’opposizione sociale, il doroteo vero indietreggia, smorza, rinvia. Dellai invece assume come stella polare i poteri forti, soprattutto quelli che si è costituito creando società parapubbliche presidiate dai suoi pretoriani; e pretende di favorirli infischiandosene della collettività e dei suoi interessi.

Una posizione politicista e demenziale: perché ha l’appoggio di satelliti come Boato, o qualche quaquaraqua di sinistra, pensa di poter infinocchiare i cittadini.

Ma qui sta anche lo strappo politico. Sull’inceneritore viene a consumarsi lo spauracchio della destra. Le amministrazioni di centro-destra infatti, sulla questione rifiuti hanno dimostrato - e nella realtà, non nei programmi elettorali – di aver lavorato per il meglio. Perché mai il cittadino, anche quello orientato a sinistra, dovrebbe votare Dellai? Che vuole imporre alla città soluzioni pesantemente negative, al fine di costituire un proprio personale gruppo di potere? Solo per impedire che vinca "questa destra"? Ma se proprio su tali temi "questa destra" è ineccepibile?

Dal momento che il mix clientela-lobby-gruppo di potere è la costante della politica dellaiana, è evidente che si pone il problema della sua candidatura, e di chi dovrebbe sostenerla.

Anche perché, ad aggravare il quadro, vi è la sostanziale inconcludenza del presidente. Che ha molto deciso, ma poco o niente concluso. Infatti stiamo parlando di progetti vergognosi, non di realizzazioni. Anche la mitica Val Jumela è arenata, a riprova che in mancanza di consenso si realizza poco o punto. Questa legislatura, è ben noto, ha avuto una produzione legislativa irrisoria. Colpa dei regolamenti e della frammentazione politica d’accordo; ma anche, e soprattutto, della mancanza di coesione di una maggioranza priva di prospettive di respiro, motivata solo, sulla scia del presidente, dagli interessi personali o poco più.

Questo sta influendo anche sull’opinione del centro della società. Che inizia a dubitare fortemente delle qualità dell’ex "leader" Dellai.

Lo abbiamo visto in questi giorni sui quotidiani. Oltre il fondo di Ghezzi, su L’Adige è apparso un edotoriale del politologo Sergio Fabbrini, che invita l’Ulivo a darsi regole per definire in maniera democratica il candidato presidente alle elezioni del 2003. E sul Trentino l’ex-direttore Franco de Battaglia ha invitato il centro-sinistra a cercarsi un nuovo candidato.

Dellai è ufficialmente messo in discussione.

Come reagisce la sinistra, che in definitiva è il partner di Dellai, da cui è stata ripetutamente bastonata? E che ora rischia di seguirlo nella parabola discendente?

Reagisce male. Dei satelliti a caccia di poltrone, Verdi e Socialisti Democratici, abbiamo detto.

Analoga reazione si è registrata nella frazione liberal dei Ds, che fa capo all’on. Olivieri. Che ha prodotto un documento in cui si invita, senza tante storie, a candidare leader Dellai. Olivieri poi supporta Dellai, contro il suo partito, anche nella diatriba sulla scuola, e sulla Valdastico: "non bisogna avere pregiudizi ideologici, essere la sinistra dei no. Ora, con i numeri di Grisenti, possiamo decidere." Abbiamo invitato l’on. Olivieri a discutere in sede di QT di questi numeri tanto sbandierati, in un contradditorio con Emanuele Curzel (di professione storico medioevale, che vive in Valsugana, ed ha studiato gli incartamenti "perché scandalizzato, come cittadino, di come si strumentalizzino i dati"); l’onorevole non è arrivato, "causa impegni con il sottosegretario Xy" facendosi sostituire dal consigliere comunale di Rovereto Maurizio Tomazzoni; noi abbiamo rifiutato questo livello del confronto, e chiesto ad Olivieri di fissare lui una nuova data; proposta rifiutata dall’onorevole, "non mi confronto con un tecnico"; alla nostra precisazione che Curzel non è un tecnico, ma un cittadino che si è appassionato al problema, e che in ogni caso Olivieri poteva farsi assistere da qualsiasi tecnico volesse, ci ha risposto con un niet definitivo. Questa è la serietà di chi sostiene la PiRuBi "non in base alle ideologie, ma ai dati".

Giuseppe Ferrandi (Ds) e Michele Nardelli (Solidarietà) primi sottoscrittori del documento marziano "Il Trentino della qualità".
Giuseppe Ferrandi (Ds) e Michele Nardelli (Solidarietà) primi sottoscrittori del documento marziano "Il Trentino della qualità".

Su un altro versante, è da registrarsi l’iniziativa di altre personalità della sinistra (Michele Nardelli di Solidarietà, Giuseppe Ferrandi dei Ds, Mario Raffaelli socialista) che per sabato 8 giugno hanno convocato un "concilio della sinistra". A cappello dell’iniziativa un documento "Il Trentino della qualità". Documento condivisibile al cento per cento, ma marziano: discorsi genericissimi sullo sviluppo sostenibile, le autonomie locali inserite nell’Europa ecc ecc. Sull’esperienza di governo in corso, una sola frasetta in cui, in un impeto di coraggio, si ammette che ci sono stati "risultati parziali limitati" causa il "riemergere di poteri forti e di vecchie concezioni, trasversali all’attuale quadro politico". Dopodichè, tramortiti da tanta audacia, gli estensori virano subito su blandi auspici di "rinnovamento culturale e politico" ed altra aria fritta.

Anche da qui non è lecito aspettarsi nulla di nuovo, se non una seconda, più grave genuflessione, a "Dellai, il nostro leader".

Insomma, nella società, e a questo punto anche nell’elettorato c’è un vuoto fragoroso. Che al momento non vediamo riempito da nessuno, all’interno di un ceto politico ossificato.

D’altra parte la natura aborre il vuoto. E l’alternativa all’ormai ansimante Dellai incomincia ad essere matura. Nascerà nelle prossime settimane?