Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

“Stare al mondo”

Salvatore Natoli, Stare al mondo. Escursioni nel tempo presente. Feltrinelli, 2002, pp. 208, € 12,00.

Un esploratore dello spirito moderno, così possiamo definire Salvatore Natoli nel suo ultimo libro "Stare al mondo- Escursioni nel tempo presente." Il titolo svetta per la sua densità e ci rivela il carattere errabondo di questo saggio: un viaggio nella nostra epoca, camminando lungo vie talvolta inusitate, ma che ci portano a scandagliare il presente. Un soffermarsi in itinere per acquisire conoscenze che ci permettono di comprendere ed abitare questo tempo, per cogliere le molteplici possibilità che la nostra esistenza, sebbene effimera, ci offre. Ed è lo stesso autore, docente di filosofia teoretica all’Università di Milano, a suggerirci la chiave di lettura del libro: un cogliere il proprio tempo mediante la riflessione. Un invito dunque alla "sapienza", per sapersi districare in modo etico nel fardello di compiti cui tutti oggi siamo chiamati per costruire il nostro futuro.

Con il suo sguardo disincantato sul mondo Natoli vaga agilmente cogliendo i chiaro-scuri della nostra esistenza e si fa portavoce dei malesseri più nascosti. Un disagio sempre più indotto da una società lacunosa a livello educativo-formativo ed incapace di generare intimità e corrispondenza fra le persone.

Dal vortice chiassoso della nostra civiltà egli fa affiorare il sottaciuto, le espressioni intime dell’uomo: ci parla di passioni, di disamore, ed inevitabilmente di solitudini. "L’uomo d’oggi ritiene di dover fare affidamento solo su se stesso e perciò si pone al centro, si eleva a fine: quel che in primo luogo conta è il successo, la riuscita... Siamo spinti a far coincidere il nostro essere con le sue vittorie: per questo ognuno è spinto a correre da solo e tuttavia non si accorge della sua solitudine".

L’autore sa anche condurci attraverso un percorso inconsueto della conoscenza di sé, soffermandosi sulla malattia, una dimensione dell’esistenza che annerisce la nostra vita e su cui la mente istintivamente glissa. Il dolore dunque, come acquisizione della consapevolezza di sé: "Il corpo sano sente il mondo, il corpo malato sente se stesso..."

Ma qual è il ritratto che Natoli traccia dell’uomo contemporaneo? Senz’altro quello di un essere fragile, frastornato da una tecnologia che galoppa, ma in cui egli non può più riporre le sue aspirazioni di felicità. Catapultato dall’era della tecnica a quella del "rischio", l’uomo si trova a mettere sul piatto della bilancia non più solo i benefici, ma anche le conseguenze rovinose del progresso. Così se egli è impavido di fronte alle minacce della natura, perché è convinto di poterle dominare, appare però molto più esposto ai rischi connessi alle sue decisioni. Il "vuoto" sembra essere il tratto distintivo dell’uomo d’oggi, che deluso dalle promesse di "salvezza" affidate prima alla religione, poi alla tecnica, si specchia sempre più nella sua finitudine.

Ed è proprio in questo clima d’insicurezza che l’autore sosta e indaga con occhio critico su fedi antiche e nuove, offrendoci una disamina del Cristianesimo che, divenuto confessione istituzionalizzata, si è allontanato dalle sue radici deludendo le aspettative di chi in esso aveva riposto le sue certezze. Natoli auspica che l’uomo sappia trovare dentro di sé queste verità, comprendendo che l’umanità non potrebbe sopravvivere se nel gruppo l’uno non fosse disposto al bene dell’altro, dando vita ad un’etica d’autentica solidarietà.

Ma in questo saggio, piuttosto corposo, l’autore spazia dalla dimensione più intimista dell’uomo a quella collettiva, conducendo il lettore, con attente riflessioni sociologiche, nelle pieghe della nostra rappresentanza politica, che sempre meno incline al bene comune, all’orizzonte dei fini, procede con arrangiamenti provvisori: un "semplice stare al passo, mai suscettibile di compimento".

La precarietà sembra pervadere anche il rapporto che il cittadino crea con il suo leader politico. "Il legame fra il leader e la gente è oggi di simpatia. La gente - una volta assicurati gli interessi - è disposta a riconoscere e legittimare un uomo di carriera e di successo - in generale di immagine - soprattutto quello che desidererebbe essere, che vorrebbe avere per sé. E quando si annoia non avrà difficoltà a cambiare". Una politica, dunque, che si è allontanata dalla partecipazione e adesione agli ideali per assumere gli aspetti del "divismo".

Le argomentazioni si sgomitolano poi nella panoramica geopolitica: dal nuovo ruolo mondiale dell’America come Stato di polizia, sempre più esposta a rischi per responsabilità che non le competono, alle tensioni di un mondo globalizzato che ha lasciato i più poveri sulla soglia.

Saggista eclettico, Natoli ci offre delle "carte da viaggio" per carpire gli aspetti sommersi di quest’epoca. Sta a noi utilizzarle per affinare i nostri strumenti d’analisi. Solo così possiamo aprire una finestra sul presente senza rifuggirlo.