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Sfilate e torri di luce

Dal S. Patrick Day, alle manifestazioni ebraiche in sostegno di Israele: gli ultimi accadimenti a New York, visti con gli occhi di una studentessa trentina.

Nell’ultimo mese, nell’ordine: S. Patrick’s day, il monumento di luce alle torri gemelle, Spring break, la notte degli Oscar, una manifestazione di protesta davanti alle Nazioni Unite.

Festa nel S. Patrick's Day.

Cosa hanno in comune questi avvenimenti? Probabilmente niente, a parte il fatto di essere il quotidiano "cosa c’è di nuovo" di milioni di persone.

S. Patrick’s Day e la notte degli Oscar sono un po’ come carnevale e il Festival di Sanremo in Italia. La gente ne parla per settimane. La parata nel giorno di San Patrizio, santo protettore d’Irlanda, che viene festeggiato molto più calorosamente qui che non sulle sponde gaeliche, rende tutti, anche persone che possiedono un colore più distinto del bianco wasp, verdi per un giorno. Si è trattato in fondo solo di una parata lungo la Fifth Avenue, con tanto di glorie locali (a partire dall’ex-sindaco Giuliani, che poi tanto irlandese non è) impegnate in estenuanti gare di sorrisi a 32 denti davanti a fotografi e gente in festa. A differenza della notte degli Oscar, che ha coinvolto tutto il continente, il S.Patrick’s Day poteva tranquillamente essere ignorato dal resto della città, era sufficente non passare per una ventina di isolati lungo la celebre strada dei negozi sciccosi. Domenica 14 aprile, praticamente un mese dopo, la festa dell’orgoglio greco in sfilata sulle stesse strade è stata tranquillamente ignorata dai più.

La celebrazione degli Academy Awards vede riuniti davanti ai televisori più o meno tutti, anche perché pub, ristoranti e bar si sintonizzano in coro sull’evento. La lamentela più frequente a proposito dello show autocelebrativo messo in piedi da Hollywood è che si protrae troppo a lungo. Quattro ore sono considerate un eccesso: io non ho osato accennare alla lunghezza della gara canora nostrana.

New York ha ricevuto un omaggio nella forma di un lungo video commemorativo, ma nello stesso periodo, scaduti i sei mesi dall’attacco, le torri sono riapparse nel cielo di Manhattan, almeno di notte, sotto forma di fantasma di luce. Adesso che i fari sono nuovamente spenti, se ne sente la mancanza, ma la loro prima apparizione non è piaciuta a tutti. Se nel cielo sereno la scia in qualche modo andava a perdersi nell’atmosfera, confondendosi un po’ con i tanti altri giochi di luce della metropoli, nelle notti nuvolose sembrava di percepire un esatto limite, approssimativamente corrispondente all’altezza degli edifici. "Creepy", strano, inquietante, ma anche commovente, questo modo di ricordare le torri non sembra destinato a ritornare nel cielo di Manhattan, ma chissà... Sarebbe bello se si decidesse di sacrificare i milioni di dollari che quel terreno rappresenta per creare uno spazio verde e accendere le luci ogni notte per sempre.

Il mese di permanenza delle torri fantasma si è sovrapposto alle vacanze di primavera, interruzione delle lezioni in scuole e università per permettere ai diversi fedeli di onorare Pasqua. Come per il S. Patrick’s Day, un’etnia risultava dominante. Lo Spring Break è cominciato in tempo con le cene per la Pasqua ebraica, e le pubblicità sui giornali erano talmente attraenti da poter passare per l’equivalente delle attrazioni turistiche trentine: invece di "a cena con Sissi", "a cena col rabbino". Sentirsi assimilati viene facile, soprattutto quando si incontrano questi ebrei di New York, che sono generalmente cordiali, simpatici e ironici.

Meno festosamente, con le notizie da Israele sono cominciate le manifestazioni di protesta. Nei pressi delle Nazioni Unite, comizi, danze e slogan urlati. Molte stelle di Davide e molti cartelli. Un uomo spingeva il passeggino del figlio e il suo cartello recava la scritta "Arafat pedofilo".

Parlare con queste persone è interessante. Ce ne sono di tutte le età e dicono cose spesso simili: Arafat è un criminale imbroglione che promette di portare la pace, ma poi ricompensa le famiglie dei kamikaze, i palestinesi in realtà sono un popolo che non esiste e il dialogo è inutile, non si può fare altro che difendersi uccidendo il nemico. Lo ha detto anche Bush che bisogna combattere i terroristi...