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QT n. 19, 28 ottobre 2000 Monitor

I rampolli di Mediaset

Questa rubrica di noterelle televisive cominciò a comparire regolarmente, su Questotrentino, nel gennaio del 1984, quando sui teleschermi prese il via “OK il prezzo è giusto”. Una trasmissione in cui al centro dell’attenzione stavano delle merci anziché delle persone ci sembrava indicativa del cammino intrapreso dalle Tv private. Insomma, una tappa storica, nel suo piccolo. Poi, com’è noto, fu un’alluvione di frivolezze, demenzialità e prostituzione di sentimenti, che presto invase anche la Rai, arrivando a lambire perfino il territorio dei telegiornali.

La rubrica cessò undici anni più tardi, nel ’95, parlando di un’altra trasmissione-simbolo, “Il dottor Stranamore”. Chiudemmo bottega sopraffatti da un sentimento di impotenza. Fino ad allora, intendiamoci, non ci eravamo illusi che un quindicinale di provincia potesse influire sul clima culturale della nazione, ma sta di fatto che la battaglia appariva ancora aperta, e sentivamo il dovere e il gusto di parteciparvi.

Ma già due anni prima alzavamo bandiera bianca, inveendo contro “questa Cialtronia che da 15 anni in qua ha compiuto, in parallelo coi signori delle tangenti, una formidabile opera di corruzione di un popolo intero, tirandolo per mano dalla speranza nel paradiso alla speranza di riuscire a prendere la linea del telefono della Carrà o di Gerry Scotti. Verso un altro paradiso tutto belle fighe ad ogni costo e maschioni ‘che non devono chiedere mai’. Verso una stucchevole Arcadia di adulti bamboleggianti, avidi, fracassoni ed egoisti, travestiti da vincenti nell’utopica smania di somigliare in qualcosa al divino Silvio. Un’Arcadia fatta di battute scadenti e di buone maniere superficiali che subito scadono in volgarità…”

Quanto al divino Silvio, l’anno successivo scendeva in campo e sbaragliava gli avversari, con la sinistra che allora, e ancora per un pezzo, puntò il dito contro le faziosità dei telegiornali Fininvest, senza capire che a procurare i voti decisivi al centro-destra non erano stati i Fede, i Liguori e i Ferrara, ma i Vianello, i Mengacci e i Bongiorno, subdoli portatori di una visione del mondo che era ormai penetrata in profondità, tanto da contagiare anche chi, per scelta ideologica o religiosa, avrebbe dovuto provarne ribrezzo.

Questa troppo lunga introduzione per dire che la rubrica televisiva non riapparirà sulle nostre pagine, se non per questa fugace occasione, in seguito alla necessità di sottolineare un’altra tappa nella storia della televisione italiana. Il “Grande Fratello” in realtà non ci porta granché di nuovo, ma è senza dubbio un momento altamente significativo sul piano simbolico. Berlusconi non ha lavorato in televisione per un quarto di secolo con la consapevole intenzione di corrompere un popolo; si è limitato, come chiunque avrebbe fatto al suo posto, a proporci, con l’insieme dei suoi prodotti, un modello di società e di rapporti umani nei quali crede. Un modello che a qualcuno risulta ancora ripugnante, ma questo è un altro discorso. Quello che conta è che il “Grande Fratello” ci mostra i prototipi umani cresciuti secondo i dettami berlusconiani, ragazzi cioè nati insieme con le Tv private e secondo la Weltanschauung che informa quei programmi. E’ questa l’esemplarità dell’evento: Mediaset presenta in società i propri rampolli.

E allora ci suonano abbastanza vuoti i dibattiti su quanto di verità ci sia nelle riprese che Canale 5 o ancor più Stream ci mostrano, e poco ci interessa in che percentuale quei ragazzi siano eterodiretti o comunque condizionati dalla presenza delle telecamere. Autentica o manipolata che sia, questa è la gioventù “possibile”, così come Sua Emittenza la percepisce e l’ha selezionata, più o meno simpatica e intelligente, ma “normale”. Poi si sa benissimo che ci sono altri ventenni, diversissimi da questi, che però non aveva senso mostrarci perché comunque non rappresentano la tendenza, la modernità. Esistono ancora dei giovani analfabeti o ignari di computer - ad esempio - ma non sono certamente il futuro. E lo stesso - hanno pensato - vale ad esempio per un frequentatore di centri sociali: tutti residui senza un domani.

Ma com’è questa gioventù? Maschi alti, belli, palestrati e tatuati, con occhiali da sole, cappellini o bandane portati giorno e notte. E ragazze belle, sempre truccate, trasgressive, disponibili e discinte - peraltro come i loro compagni (dicono ch’è per il caldo prodotto dalle luci, ma vai a credergli…). Eccezioni? Fra gli uomini c’è una sorta di caratterista, un pizzaiolo siciliano piccolo, bruttino e simpatico, già oberato, malgrado la giovanissima età, da moglie e figlia, e portatore di un bel po’ degli stereotipi con cui si è soliti dipingere un meridionale. Fra le donne, una ultra-trentenne - peraltro già espulsa dalla comune - a mezza strada fra la hippy e la donna in carriera.

Ma al di là delle immediate apparenze (fra cui va comunque segnalata una preoccupante incapacità espressiva), quello che accomuna la tribù è un assoluto egocentrismo, dietro il quale tutto il resto non si dispone secondo una qualche scala di valori. Politica, automobili, religione, viaggi, occultismo, sport, informatica, fame nel mondo, musica… sono temi di uguale dignità, e in nome di un frainteso spirito di tolleranza una cosa vale l’altra (e in realtà non conta nulla). Un modo di pensare che richiama in modo impressionante i palinsesti televisivi, dove si trova tutto e il suo contrario, dal Papa al mago Otelma, dalle trasmissioni “di servizio” ai pettegolezzi più indecenti, fino alla pornografia delle reti locali (ma se non ci fossero problemi di immagine e dunque di mercato, Rai e Mediaset mica si tirerebbero indietro…).

Reti televisive senza un chiaro indirizzo, e - tornando a noi - giovani ancor privi di bussola? No, l’indirizzo e la bussola ci sono e consistono in un caso nella scelta del mercato come unico punto di riferimento, nell’altro in un narcisismo stupefacente e dunque in una totale indifferenza per quanto avviene lontano dal proprio ombelico. “E’ una realtà miserabile. Ho pietà per loro, poveri figli miei” - ha commentato misericordioso il cardinal Tonini.

Avvertenza: Chi volesse verificare quanto abbiamo detto, più che le insipide “strisce” quotidiane o la trasmissione lunga del giovedì sera, accuratamente censurate oltre che noiosissime, provi a seguire le antologie preparate dalla Gialappa’s, o, se dispone di molta pazienza e degli opportuni strumenti, la non stop di Stream.

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