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Il cardinale Biffi e la costituzione

Il cardinale è libero di avanzare le sue proposte integraliste; che però la Costituzione impedisce di accogliere.

Con recenti e ripetute dichiarazioni il cardinale Biffi ha invitato lo Stato italiano a impedire la immigrazione in Italia di soggetti non cattolici, specie se mussulmani. Questi sarebbero "troppo diversi" e potrebbero inquinare la nostra identità culturale e religiosa.

A molti commentatori l’esternazione del cardinale Biffi è parsa un’invasione di campo, una interferenza della Chiesa nella sfera dello Stato. In questo senso numerose sono state le proteste, anche da parte di cattolici democratici.

A me non pare che la censura sia fondata, e comunque non è questo il punto: il cardinale Biffi è un cittadino come gli altri e quindi ha "il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione" (art. 21 Cost.). Non è simpatico inoltre (come capita spesso ai politici) plaudire le dichiarazioni dei prìncipi della Chiesa quando si condividono o fanno comodo, e protestare invece per una presunta interferenza quando non si è d’accordo.

Non è dunque la dichiarazione formale ma il suo contenuto che va esaminato e, se del caso, criticato e respinto.

Nel caso di specie, se le indicazioni del cardinale Biffi fossero accolte dal Parlamento e dal Governo italiano, si avrebbero numerose violazioni della Costituzione, di tale gravità da sconvolgere la natura democratica dello Stato. Nonostante il Concordato, quello di Mussolini e quello di Craxi, non siamo più al Sillabo e "tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge" (art. 8 Cost.). L’art. 3 ribadisce che "tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di razza, di lingua e di religione". Anche i mussulmani quindi, cittadini o stranieri che siano. L’art. 10 infatti stabilisce che "la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali". E’ chiaro il riferimento alla Carta dell’ONU e alla "Dichiarazione dei diritti dell’uomo" che l’art. 2 della Costituzione definisce "inviolabili". Tra questi vi è il "diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma" (art. 19 Cost.): quindi anche nelle moschee o fuori.

In sostanza il cardinale Biffi ha suggerito uno "sfracello" giuridico. Che per un attimo si sia dimenticato della Costituzione e della natura laica dello Stato?

Io non lo credo, e dirò poi perché. Penso anzi che il cardinale Biffi abbia consapevolmente e freddamente mirato "al cuore dello Stato" non per fini religiosi, magari male intesi, ma per scopi puramente politici.

Il contenuto delle dichiarazioni mi spaventa anche sotto un altro profilo: esse contrastano con la prospettiva ineluttabile di un’Europa multirazziale e pluralistica (anche sotto il profilo religioso), dove il rispetto dell’altro, la tolleranza del diverso, il reciproco "accogliersi" sono valori irrinunciabili. Non è un caso che alcuni settori del Polo abbiano applaudito, e che la Lega abbia addirittura esultato. Le dichiarazioni del cardinale Biffi coincidono con quelle degli amici di Haider e con i propugnatori delle "piccole patrie" e delle pulizie etniche, magari indolori.

Valendomi anch’io dell’art. 21 dirò, con tutto il rispetto, che il cardinale Biffi ha fatto una dichiarazione antidemocratica e razzista, contraria alla Costituzione e favorevole all’intolleranza. Aggiungo che essa è anche beffarda e offensiva. I giornali hanno riportato testualmente queste parole del cardinale: "Lo Stato deve inibire l’ingresso nel Paese ai non cattolici; ma se ciò accadesse, noi vescovi criticheremmo i governanti accusandoli di essere intolleranti". Questo modo di ragionare, sorprendente in un sacerdote, sembra quello di un consigliere maldestro. Ma non è così: il cardinale sa perfettamente quello che fa e quello che dice. La sua dichiarazione non è "maldestra", ma è sicuramente "di destra". Nella prossima campagna elettorale l’immigrazione avrà un ruolo importante, e il cardinale Biffi ha cominciato, utilizzando una questione dalle forti valenze emotive, a orientare l’elettorato cattolico a favore dello schieramento politico che fa della xenofobia e del razzismo una delle sue bandiere: il Polo e la Lega.

Anche per questo i democratici, laici e cattolici, dovrebbero indignarsi e reagire con la forza della ragione.