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QT n. 15, 22 luglio 2000 Fondo

Immigrati fra destra e sinistra

Questione immigrati: esemplare della coincidenza tra valori della sinistra e interessi della società. Eppure il centro sinistra arranca...

"Governare bene gli italiani, non è difficile, è inutile": questo sconsolato giudizio fu espresso da Giovanni Giolitti, un primo ministro che governò la scena del primo decennio del 900, e che, nonostante la severa invettiva di Salvanini sul suo "governo della malavita", resta uno dei migliori uomini politici della storia unitaria. Mi è tornato in mente, quel giudizio, dopo l’esito delle recenti elezioni regionali, le quali, convertitesi in una consultazione politica generale, hanno registrato un incontestabile successo della destra, tanto che D’Alema ne è uscito dimissionario. Eppure il centro-sinistra e i suoi uomini, da Amato a Ciampi, da Dini a Prodi a D’Alema ed ancora Amato, stanno governando, salvo una breve parentesi berlusconiana, dal 1992 con un rigore raro nella nostra tradizione e con risultati positivi manifesti. Nonostante le maggioranze parlamentari risicate e irrequiete che li hanno sostenuti, i governi del centro-sinistra hanno realizzato uno strepitoso risanamento della finanza pubblica ed hanno persino messo in cantiere riforme costituzionali che solo in minima parte sono state compiute perché contrastate dal boicottaggio della destra.

Hanno anche commesso degli errori, ma il bilancio complessivo dell’azione dei governi di centro-sinistra è largamente positivo. E ciononostante, nelle ultime consultazioni la destra ha vinto.

Aveva dunque ragione Giolitti? E’ davvero inutile governare bene gli italiani? Io credo che Giolitti non avesse ragione. Anzitutto non è vero che sia facile ("non difficile") governare bene gli italiani. Debito pubblico, apparato amministrativo e servizi inefficienti, criminalità organizzata, mezzogiorno e disoccupazione, squilibrio dello stato sociale, sono tutte piaghe, ciascuna in sé ed ancor più nel loro assieme, di antica origine, risanabili solo con cure laboriose e pazienti. Tenendo conto delle oggettive condizioni di partenza, della precarietà degli equilibri politici e della ostilità preconcetta, ben oltre il ruolo fisiologico di una opposizione democratica, della destra, i risultati ottenuti sono persino sorprendenti. Ma è stato tutt’altro che facile.

Certamente governare bene non è stato inutile. Vero è che non è valso a recuperare i molti voti di sinistra che si sono accampati più o meno ringhiosi in Rifondazione Comunista oppure, in quantità maggiore, si sono appartati delusi nell’astensionismo. Ciò è stato determinato in parte prevalente, io credo, da una carente elaborazione culturale adeguata al ruolo del governo cui la sinistra deve pure rassegnarsi. Vero è anche che il buon governo non è servito a spostare consensi moderati dal centro-destra verso il centro-sinistra. E quindi è vero che ai fini dell’incetta di voti l’aver ben governato è stato, fino ad oggi, inutile. E ciò perché per convincere a sinistra non basta gestire bene il sistema capitalista, e perché a destra gli spiriti animali che vi allignano hanno ritrovato una spavalda compattezza. Ed infatti è la ricostruita unità di Polo e Lega che hanno fatto vincere la destra.

"Divide et impera", insegnava l’antica Roma. Nel’96 era divisa la destra e vinse l’Ulivo, oggi è diviso il popolo di sinistra e ciò ha favorito la destra. Ma la partita non è ancora decisa. Il buon governo non è stato inutile.

Prendiamo la questione che è alla ribalta in questi giorni, quella degli immigrati extracomunitari. Si è infine capito che di essi c’è bisogno. Svolgono al nord lavori che i nostri disoccupati, anche meridionali non sono disposti a fare. Sembra assurdo ma non è così. Le condizioni di partenza sono molto diverse. Un disoccupato meridionale nella sua famiglia, bene o male, riesce a campare. Venire al nord per un lavoro modestamente remunerato ed affrontare i costi e i disagi del trasferimento, non è conveniente.

Un extracomunitario parte da una situazione assai più disperata. Un lavoro anche precario o a basso salario è sempre preferibile rispetto allo stato di indigenza da cui è fuggito. E’ dunque il mercato, le scelte che gli individui compiono nelle condizioni di mercato, che provoca questi apparenti paradossi. E ciò "conviene" alle nostre imprese.

L’accoglienza dunque non è solidarietà, è anche utile e conveniente. Un’accoglienza ispirata a criteri di giustizia sociale giova anche alle imprese. E questa coincidenza tra i valori della sinistra e gli interessi anche economici dell’intera società è una carta vincente. Una società più uguale è anche una società più libera e più prospera.

Riuscirà il buon governo del centro-sinistra a persuadere gli italiani che le esagitate turbolenze della destra portano soltanto al peggio?