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QT n. 21, 4 dicembre 1999 Servizi

La Cisl strappa, la Uil compete: l’unità è in crisi

Dallo strappo nazionale di D’Antoni, alle irrequietezze della Uil trentina. “Rischiamo di raccogliere solo i cocci” dicono tutti.

"E'finita l’unità sindacale, inizia la competitività tra le organizzazioni sindacali" - sono state le fatidiche parole con cui il segretario della Cisl D’Antoni ha aperto una nuova stagione del sindacato. Nuova stagione nel senso di un autunno? O di un inverno addirittura, con il movimento sindacale sempre più debole, investito dagli esiti della globalizzazione e ora pure diviso?

E che conseguenze avrà questa nuova linea della Cisl nazionale sul sindacato trentino, a suo tempo antesignano dell’unità sindacale, e ora percorso da forti tensioni che vedono contrapposte Cisl e Cgil da una parte, e Uil dall’altra?

Fortemente preoccupato è Bruno Dorigatti, segretario della Cgil trentina: "Spero proprio che si mantenga un’unità d’azione. Quando si presentano due piattaforme contrattuali diverse, che vince è la controparte, l’abbiamo già sperimentato negli anni ‘50".

Una dinamica autodistruttiva, in un momento storico critico. "Lo abbiamo visto con i referendum radicali, che hanno trovato notevole consenso, perché effettivamente c’è una parte della società che vuole sciogliere i vincoli di solidarietà; e attorno a questa nuova centralità dell’egoismo si sta raccogliendo un blocco sociale. Perciò abbiamo il dovere, noi dirigenti sindacali, di fare blocco, di essere il più possibile uniti".

Il casus belli della frattura è stata la finanziaria del governo D’Alema, ma più in generale l’atteggiamento verso il governo di centro-sinistra. "D’Antoni accusa Cgil e Uil di subalternità al governo - afferma Ermanno Monari, segretario della Uil - A parte qualche apertura di troppo di Cofferati sulle pensioni, in generale questa subalternità non la vedo: la finanziaria non è poi tanto male, restituisce reddito ai lavoratori."

"L’elemento positivo del sindacalismo italiano è la sua dignitosa autonomia - ribadisce Franca Peroni, di Alternativa Sindacale, la corrente di sinistra della Cgil - lo stesso Cofferati, pur con le sue cadute di tono sulle pensioni, ha spesso posto robusti alt a D’Alema su temi come il lavoro nero o i diritti sindacali o la politica industriale al sud. Non capisco questo giudizio così pesantemente negativo dell’operato del governo da parte di un sindacato tradizionalmente moderato; a meno di ipotizzare un nuovo collateralismo, col polo di centro-destra. Ma da quelle parti, spazio per un sindacato vero non ce n’è; meno che mai per un sindacato come la Cisl, con una base sociale fortemente ispirata ai valori della solidarietà."

La parola quindi passa a Dal Rì, segretario della Cisl: "Imputiamo a D’Alema di scavalcare le posizioni già concordate. Mentre il governo Prodi riusciva a dialogare col sindacato, D’Alema - come peraltro succede a Trento - ti ascolta, e poi fa quel che vuole; mentre la cultura concertativa consiste nel costruire assieme. Ad accelerare questa dinamica è stata la disponibilità di Cofferati sulle pensioni".

E questo basta per rompere? "Da cinque anni la Cisl manda messaggi per passare ad una vera unità; nei due ultimi congressi quest’esigenza era ufficialmente la priorità..."

Cioè: o si fa l’unità organica, oppure si spacca tutto? "D’Antoni non ha detto questo. E’ vero, ha parlato di scioperi separati, ma non penso che ci si arriverà. Non nego che sia uno strappo forte all’interno di una situazione molto delicata (i vari accordi separati della Cgil, il nostro accordo separato a Milano che è stato criminalizzato...) Parteciperò al prossimo esecutivo nazionale e voglio vedere: spero che non si apra la dinamica per cui ogni organizzazione rafforza la propria identità, arrivando infine alla rottura. Col sindacalismo in crisi nell’intero Occidente, se ci segmentiamo, portiamo a casa solo i cocci."

E sul piano locale? In Trentino la Cisl ha una storica vocazione unitaria "e farò tutti gli sforzi per non trasferire qui le divisioni nazionali" - dice Dal Rì. Il fatto è che le tensioni locali sembrano invece focalizzarsi con la Uil. Insomma, l’unità sindacale, in questa difficile fase, sembra una coperta troppo stretta: a Roma rischia di rimaner fuori la Cisl, a Trento la Uil.

Sono numerosi gli screzi e le polemiche fra le tre organizzazioni, Cisl e Cgil da una parte, Uil dall’altra; ma soprattutto sono iniziate le diversificazioni nelle rivendicazioni, le manifestazioni separate, con una concorrenzialità che inizia a farsi aspra, come nel settore della sanità.

"La sanità è una situazione particolare incancrenitasi nel tempo, in cui pesano anche pesanti rapporti personali - afferma il segretario della Uil Monari - In alcuni settori pubblici, ora nella sanità, domani forse nella scuola, abbiamo strategie diverse: Cgil-Uil vogliono fare un contratto trentino, noi vogliamo mantenere quello nazionale, cui aggiungere in loco una contrattazione integrativa."

Detto così, non sembrerebbero divergenze dirompenti. Ma gli altri sindacati danno letture diverse, più preoccupanti. "L’idea di fondo che ci divide è se puntare sulle particolarità o sul quadro complessivo - afferma Peroni della Cgil - Noi riteniamo che le stesse professionalità, gli stessi carichi di lavoro, vadano retribuiti ugualmente in ogni comparto: un centralinista del Comune o della Pat deve avere lo stesso stipendio di uno della Sanità, fatte salve eventuali indennità per turni o altro. Altrimenti frantumiamo l’insieme dei lavoratori in una somma di particolarismi. Ma allora chi fa questo, non è più un sindacato confederale, con una visione generale del lavoro e della società, ma un sindacato autonomo".

"Si rischia di mettere in moto degli egoismi corporativi che sono pericolosissimi - rincara Dal Rì della Cisl - Già avanza nel Paese la cultura del pensare solo a se stessi: se poi un sindacato si propone di organizzare queste spinte, allora vuol dire che ha chiuso con l’idea dell’organizzazione confederale, che tutela l’insieme dei lavoratori. Anche perché contemporaneamente si rifiuta la logica degli accordi sottoscritti da tutti a Roma, sull’accettazione delle compatibilità generali, e si implementa l’individualismo".

Monari non ci sta a questa individuazione del suo sindacato come quello che non accetta le compatibilità, e cita l’esempio "dei metalmeccanici Cisl, che propongono 300.000 lire di aumento, saltando a pie’ pari l’accordo sui redditi. Il punto è la competitività tra le organizzazioni. Su questo concordo con Cofferati: la competitività è positiva, perché premia l’organizzazione che si dà da fare, ma deve avere delle regole. Altrimenti inizia una gara negativa, che mi sembra di intravvedere a livello nazionale. Dove spero ardentemente che non si arrivi a presentare piattaforme diverse."

L'altro elemento di tensione è il rapporto col governo provinciale. Monari è stato un po’ brutale: è ora di finirla col rito degli incontri giunta-sindacato, dei mille protocolli sottoscritti e mai attuati: "In Trentino c’è una politica un po’ parolaia: si chiacchiera tanto, e nel concreto ci si limita a stendere su tutto una mano di vernice, tanto per dire che si fa qualcosa di nuovo. Un esempio? La trasformazione della Tecnofin in Agenzia di Sviluppo: è un’altra mano di vernice su un ferrovecchio? Qual è lo scopo vero? Promuovere la politica industriale, d’accordo, ma come? Chiamare imprenditori da fuori può andare bene, lo fanno in Galles o a Grenoble, ma il Trentino, ora che non ha più gli incentivi, cosa ha da offrire, è competitivo? Ha la manodopera specializzata, i centri di ricerca? La concertazione va bene se è una cosa concreta, altrimenti puntiamo all’osso, facciamo al meglio il nostro mestiere di difendere gli strati deboli della società".

Dal Rì risponde inizialmente con diplomazia: "Posso accogliere questa provocazione di Monari, occorre una concertazione che produca obiettivi concreti, non solo carta". Poi arriva al punto: "La concertazione la facciamo da più di 10 anni, non abbiamo iniziato con Dellai. Ed è una politica che ha dimostrato di poter dare risultati: posso citare l’Agenzia del lavoro, la reindustrializzazione, la formazione professionale, i lavori di ripristino ambientale. Se invece questa giunta non risponderà (a iniziare dai nuovi contratti del pubblico impiego e dalle esternalizzazioni, sul come farle, con quali regole e tutele) si dovrà passare allo scontro. Un giudizio negativo dato ora mi sembra prematuro".

Ancora più diretto il giudizio di Peroni: "Se l’amministrazione non considera i protocolli, se disattende gli impegni, dobbiamo passare alla lotta. Il punto è far rispettare gli accordi, non buttare a mare la concertazione. La risposta della Uil non esiste. Se salta la concezione che il nostro compito è quello di fare la mediazione politica complessiva per tener conto dei bisogni di tutti, come sindacato confederale non abbiamo più spazio. Confido in un ripensamento da parte della Uil, che non è un sindacatino come quelli, supercorporativi, degli autonomi. Per questo spero si possa riprendere il discorso."