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QT n. 2, 23 gennaio 1999 Servizi

Morire sul trattore

In Trentino si continua a morire più che altrove per il ribaltamento delle macchine agricole.

In agricoltura, in 7 anni (dal ’91 al ’97), solo in Trentino sono morti oltre 30 lavoratori che hanno perso la vita in incidenti legati alla guida del trattore. Sempre in agricoltura si registrano 1.400 infortuni all’anno, quasi il 12% degli 11.000 incidenti da lavoro che vengono ogni anno denunciati all’Inail di Trento. E gli incidenti in agricoltura non sono diminuiti nonostante siano calati, e di molto, gli occupati nel settore. A tenere alte le occasioni di infortunio nel mondo agricolo sono intervenute infatti una forte meccanizzazione e l’uso massiccio della chimica; è calata insomma la fatica fisica, ma sono aumentati i ritmi e i rischi.

C’è poi un’altra complicazione. In agricoltura, più che altrove, è difficile fare prevenzione applicando ad esempio la "626/94" come normativa tipica per la prevenzione nei luoghi di lavoro organizzati su base industruiale. Ne parliamo con Graziano Maranelli, medico dell’Unità Operativa Igiene e Medicina del Lavoro dell’Azienda sanitaria provinciale di Trento: "Alle norme di prevenzione ci si deve adeguare, ma in Trentino non è facile, la nostra è un’agricoltura sminuzzata in una miriade di aziende per le quali più che la vigilanza serve un’opera di formazione e di autoconvincimento degli agricoltori. Tra gli addetti c’è preoccupazione per il peso burocratico che l’applicazione della 626 comporta, ma questo non può diventare un alibi. L’applicazione delle nuove norme, che in parte ricalcano quelle già in vigore da decenni, anche se poco rispettate, può costituire l’occasione per riprendere in mano le aziende agricole dal punto di vista della salute e della sicurezza (con la nomina del responsabile di prevenzione e protezione, valutazione dei rischi, misure generali di tutela, ecc.). In quest’ambito le associazioni professionali e sindacali del mondo agricolo svolgono un ruolo fondamentale, così come gli organi pubblici di prevenzione che forniscono assistenza e supporto alle aziende."

Insomma, prima di mettersi in mano ai consulenti (tra i quali si cela inevitabilmente il solito facilone) sarà il caso di consultare l’associazione di categoria o i tecnici della Medicina del lavoro.

Dicevamo che in agricoltura, specialmente in quella trentina fatta quasi solo di aziende familiari, quel che più risulta utile nell’opera di prevenzione è l’autoconvincimento degli addetti. E un’operazione specifica in tal senso è già partita da un paio d’anni, con lo scopo di attirare l’attenzione sui troppi incidenti mortali provocati dal ribaltamento del trattore. Era stato infatti osservato che, rispetto ad altre zone d’Italia paragonabili per orografia e caratteristiche al Trentino, da noi il numero di morti finiti sotto le ruote del trattore era più elevato. Ridurre i rischi di questo tipo è relativamente facile: i trattori di più recente costruzione (circa la metà di quelli oggi in circolazione) sono già dotati di una barra metallica che opportunamente collocata, in caso di ribaltamento, tiene sollevato il mezzo agricolo dal terreno sottostante, impedendo lo schiacciamento del guidatore. Ma, secondo le osservazioni dei tecnici di Medicina del lavoro, nessuno fino a qualche anno fa utilizzava le barre. E così, sistematicamente, ci cascava il morto. Sono quasi sempre persone anziane che perdono la vita sotto il trattore e quasi mai durante il lavoro nel campo, dove il livello di attenzione è elevato; l’incidente di solito capita durante il viaggio di trasferimento verso i campi o nel ritorno a casa. L’azienda Sanitaria Provinciale ha quindi curato una campagna di prevenzione pubblicando prima un dépliant e poi delle inserzioni pubblicitarie sulle riviste di agricoltura. Poche immagini chiare ma convincenti sull’opportunità di usare l’arco di protezione (o barra) almeno nei trasferimenti col trattore.

A qualche mese dall’inizio della campagna, sono state effettuate delle osservazioni e si è visto che almeno in parte il messaggio era stato recepito: il 2-3 % dei trattori aveva cominciato a circolare con la barra alzata. Una percentuale troppo modesta, osserviamo. "Certo - replica il dott. Maranelli - ma riteniamo che il numero sia destinato a crescere, così come è avvenuto negli anni scorsi, grazie all’opera di sensibilizzazione, per l’uso delle cuffie antirumore o delle tute e delle maschere di protezione nei trattamenti anticrittogamici. A dare una mano potrebbe intervenire una rottamazione agevolata delle macchine meno recenti, per rendere più sicuro l’intero parco trattori in circolazione."

Dopo non potrebbero più esserci alibi.

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