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QT n. 18, 24 ottobre 1998 Servizi

La Rocchetta si fa bella

Il biotopo della Rocchetta verrà meglio attrezzato per accogliere la fauna tipica delle zone umide e consentire l'auto-depurazione delle acque.

Da biotopo a parco fluviale. Questo è il futuro positivo che si prospetta per il biotopo della Rocchetta, che si estende per qualche chilometro subito dopo aver superato l'omonimo passo, all'imbocco della Val di Non. La Rocchetta è oggi uno dei 68 biotopi tutelati dalla provincia di Trento e inserito nell'Elenco Nazionale delle Aree protette. Ma non moltissimi anni fa una parte di quella zona era occupata da un lago artificiale che si era formato con la costruzione di una diga utilizzata per la derivazione di acqua a scopo idroelettrico. Con l'andare del tempo le alluvioni hanno ammassato contro lo sbarramento artificiale il materiale trascinato a valle dal torrente Noce, riducendo pian piano la superficie del lago fino a farlo quasi sparire.

Diventando area protetta, ora include un tratto di circa tre chilometri del torrente Noce, uno dei principali affluenti dell'Adige (al quale si unisce nei pressi di Zambana) e coinvolge 74 ettari di superficie ai lati del corso d'acqua.

Superficie che comprende, stando alla relazione del Servizio Parchi della Provincia, uno dei più significativi ed estesi relitti di bosco tipico delle zone umide (salici e ontani) ancora presenti in Trentino. L'Ufficio Biotopi giudica l'area della Rocchetta a rischio a causa di un insieme di fattori legati al generale scarso riconoscimento dell'importanza delle aree umide che hanno portato ad una loro riduzione e che ancora oggi concorrono a minacciare seriamente l'equilibrio ecologico dell'intero biotopo, ed in particolare la sua predisposizione ad ospitare la fauna locale migratoria.

Sappiamo infatti che qualche progettista avventato, subito sponsorizzato da alcuni consiglieri provinciali che hanno il loro elettorato in Val di Non, non avrebbe nessuno scrupolo a gettare di traverso su quel tratto di torrente un devastante viadotto all'interno di quella micidiale proposta di viabilità che passa sotto il nome di Sepi, che sarebbe poi destinata a proseguire nella sottostante Piana Rotaliana con altrettanto devastanti risultati. Per fortuna, la tanto vituperata Anas, prima del passaggio delle competenze alla Provincia (1° luglio 1998), è riuscita a trovare una soluzione stradale meno disastrosa anche se, seppur marginalmente, pure questa intacca l'integrità del biotopo. Faticoso è stato pure sloggiare dalle sponde del Noce un improvvisato aeroporto di deltaplani a motore che per qualche tempo avevano utilizzato il biotopo come pista di atterraggio e hangar permanente.

Nonostante tutto, l'area protetta possiede ancora grandi potenzialità anche sotto il profilo faunistico, grazie alla sua collocazione molto vicina al corridoio che gli uccelli migratori percorrono lungo la Valle dell'Adige. Quindi per favorire la conoscenza degli aspetti meno noti e più preziosi dell'area, in modo da aumentare la sensibilità ambientale, per migliorare la qualità dell'acqua e compensare in parte lo sfruttamento idroelettrico del bacino, l'Ufficio Biotopi ha progettato una serie di interventi migliorativi. Il progetto, del costo di 800 milioni, è parzialmente (40%) finanziato dalla Comunità Europea. Verranno eseguiti interventi tesi a diversificare il letto del corso d'acqua in modo da migliorare ed estendere gli habitat idonei ad ospitare la fauna del biotopo. E quindi saranno scavate buche nell'alveo che sarà modellato per favorire il rifugio e la riproduzione dei pesci, e verranno create zone sommerse per ospitare gli anfibi. Verrà favorita la vegetazione a canneto per aumentare la nidificazione degli uccelli acquatici.

Tutti gli interventi sono frutto dello studio e delle indicazioni di una speciale commissione scientifica istituita per la valorizzazione dei biotopi. Sarà potenziata con la realizzazione di una laguna grande almeno un paio di ettari la capacità di autodepurazione delle acque, intercettando in modo particolare quelle del Rio Secco, che raccoglie gli scarichi di alcuni paesi della Val di Non ancora privi di un sistema di depurazione artificiale, in modo da assicurare che la restituzione delle acque al torrente Noce avvenga nelle migliori condizioni possibili. Si passerà quindi alla esecuzione di interventi finalizzati all'uso didattico-culturale del biotopo, rivolti in modo particolare al mondo scolastico, come la creazione di un piccolo centro informativo e di percorsi pedonali, circoscritti però ad una limitata porzione dell'area protetta. Alla fine verrà avviata un'ampia operazione di monitoraggio per la misurazione della fauna e dell'equilibrio idrobiologico per poter controllare fra qualche anno quali miglioramenti effettivi siano stati effettivamente raggiunti per confrontarli con la situazione di partenza.

In conclusione, bretelle autostradali e cave di sabbia permettendo, alla Rocchetta si dovrebbe veder realizzato un esempio concreto di gestione integrata del territorio e delle acque, che da una parte porterebbe al consolidamento del sistema dei biotopi provinciali e dall'altra potrebbe avere ricadute positive sull'opinione pubblica, e sui molti politici, ancora oggi diffidenti nei confronti della tutela delle zone umide.

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