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QT n. 14, 11 luglio 1998 Servizi

Il lavoratore? Lo prendo in affitto

A Trento sono già sorte alcune agenzie specializzate: prestano il lavoratore. E' la novità del lavoro interinale, introdotto lo scorso anno tra non poche polemiche. Ma la cosa funziona, e può portare vantaggi. Vi raccontiamo come.

Dallo scorso aprile, in zona Cristo Re a Trento c'è una nuova vetrina, che nell'insegna riporta la scritta "Adecco". È il nome di una multinazionale franco-svizzera che un po' in tutto il mondo tratta una particolare tipologia di prodotto: lavoratori.

Non è uno scherzo. Si può davvero entrare in 'negozio' e 'noleggiare', magari per un paio di settimane, un magazziniere, o un cuoco, o un disegnatore. Detta in questo modo, può sembrare una cosa aberrante, e non a caso, quando si trattò di introdurre anche in Italia questa possibilità diffusa da molto tempo in molti altri paesi, europei e non divamparono le polemiche, soprattutto tra l'Ulivo e il solito Bertinotti. Oggi, a un anno esatto dall'approvazione del cosiddetto "pacchetto Treu" per l'occupazione, che rese possibile appunto il lavoro in affitto, e a qualche mese dalla nascita delle prime agenzie, possiamo cominciare a fare un primo bilancio.

Ma partiamo dall'inizio, per capire cos'è e come funziona questa novità. La parola interinale, innanzitutto, significa temporaneo, provvisorio. Ed è appunto per coprire esigenze temporanee di manodopera che alle aziende si offre la possibilità di utilizzare lavoratori 'presi a prestito' da altre aziende. In realtà, le imprese che possono affittare i propri lavoratori sono delle apposite agenzie che devono ottenere una specifica autorizzazione dal Governo (sino ad oggi in Italia sono circa una ventina, sebbene siamo solo agli inizi). In particolare, l'autorizzazione viene rilasciata solo alle agenzie che hanno le spalle sufficientemente robuste (leggi capitale sociale) per garantire ai lavoratori il pagamento dei salari anche nella malaugurata ipotesi che le aziende che li affittano non paghino la prestazione. Queste agenzie specializzate tengono una banca dati con i curriculum delle persone selezionate. Quando una azienda ha bisogno di un lavoratore per un certo periodo di tempo, chiama l'agenzia e questa inizia a selezionare nella propria banca dati le persone il cui profilo corrisponde meglio alle mansioni richieste dall'azienda. Contatta queste persone e quando trova quella disponibile il gioco è fatto. Il lavoratore viene assunto dall'agenzia e 'prestato' all'azienda che ne ha fatto richiesta, sulla base di un vero e proprio contratto d'affitto stipulato tra le due imprese. L'azienda che utilizza il lavoratore pagherà quindi all'agenzia il costo del lavoratore più, evidentemente, la provvigione per il servizio svolto.

Può anche esservi il caso di lavoratori assunti in maniera permanente dall'agenzia, ai quali viene assicurato un salario minimo anche in caso di inutilizzo, in cambio però della loro disponibilità continua ed immediata. Al di là del fatto che non conviene neppure visto che oltre al costo del lavoro si dovrebbe aggiungere il costo dell'agenzia non è comunque possibile per le aziende affittare tutti i propri lavoratori, evitando di assumerne direttamente di propri. I casi per i quali è possibile prendere lavoratori in affitto sono stati infatti limitati. Anzitutto, il periodo per il quale si 'affitta' il lavoratore deve essere ben delimitato, con un inizio e una fine. In secondo luogo, si può usufruire di questa possibilità solo per fare fronte ai cosiddetti picchi di lavoro, oppure per sostituire temporaneamente dell'altro personale (quindi nei casi di maternità, servizio di leva, malattia, ecc.), o, infine, per svolgere una mansione richiesta solo temporaneamente dall'azienda, all'infuori dunque dal normale organico. Altre limitazioni riguardano il fatto che per agricoltura ed edilizia il lavoro in affitto non è consentito e che ciascuna azienda non può impiegare lavoratori in affitto per oltre una certa quota, stabilita in sede di contrattazione con i sindacati, rispetto al totale dei lavoratori.

Ma dove sta il vantaggio per le aziende, rispetto ai già noti incarichi a tempo determinato? Insomma, se oltre al costo del lavoratore si deve pure pagare l'agenzia, non conviene assumersi direttamente la persona con un contratto a termine? L'abbiamo chiesto ad Andrea Penzo, uno dei proprietari della ditta Bini di Rovereto, che costruisce apparecchi per il condizionamento ed il riscaldamento. È stata una delle prime aziende in Trentino ad avvalersi del lavoro interinale ed in questi giorni sta impiegando ben 4 persone prese "in affitto".

"Il vantaggio principale -spiega il dott. Penzo- sta nella velocità. Proprio per il tipo di prodotto che realizziamo ci capita di avere degli sbalzi nella produzione, con la necessità di dover aumentare temporaneamente l'organico. Se ci mettessimo ad assumere noi il personale temporaneo, solo per trovarlo passerebbero settimane e rischierebbe di arrivare quando non serve più. Col lavoro interinale, invece, basta una telefonata all'agenzia e dalla sera alla mattina arriva proprio la persona di cui c'è bisogno. La cosa davvero straordinaria è che si tratta l'agenzia che fornisce i lavoratori come un fornitore qualsiasi: si telefona, si dice cosa serve e alla fine si paga con una normale fattura.". Insomma, il lavoro interinale non va solamente a sostituire i già noti incarichi a tempo determinato, ma crea in gran parte nuova occupazione. Fino a ieri la Bini di Rovereto, per affrontare i picchi di produzione, avrebbe dovuto ricorrere al lavoro straordinario, oppure semplicemente perdere competitività. Oggi invece impiega, sebbene per un periodo limitato, ben 4 persone in più. Ed è proprio questo, la capacità di creare nuova occupazione, l'aspetto più interessante. Questo era appunto l'obiettivo del Governo quando venne approvata la legge che, non a caso, ha per titolo "Norme in materia di promozione dell'occupazione ".

In qualche modo, il lavoro in affitto risponde almeno parzialmente alla richiesta di maggiore flessibilità del mercato del lavoro. Una parola, la "flessibilità", dietro la quale molti vedono il pericolo dei licenziamenti facili, l'incertezza del posto di lavoro, il venire meno delle garanzie per i lavoratori. In realtà, le cose stanno diversamente. L'attuale rigidità del mercato del lavoro (per dirla con il Nobel Modigliani: "In Italia il rapporto di lavoro è più indissolubile del matrimonio") ha spinto le aziende a ricorrere sempre più al lavoro straordinario anziché all'assunzione di nuovi dipendenti, o addirittura al lavoro nero. Insomma, con l'ottica di tutelare chi lavora si è finito per aumentare la divisione tra chi di lavoro ne ha troppo e chi non ne ha per niente, oppure tra chi ha il posto di lavoro ipertutelato e chi, lavorando in nero, non gode di nessuna tutela. Insomma, la tradizionale divisione in classi sociali tra imprenditori e salariati ha lasciato il posto alla divisione tra chi è dentro il sistema, ed è protetto, e chi ne è escluso, ed è abbandonato a se stesso, con la prima categoria che sta andando via via assottigliandosi in favore della seconda, creando una forte incertezza sul futuro anche tra chi oggi un lavoro ce l'ha.

Anzi, proprio la minore flessibilità del mercato del lavoro italiano rispetto ad altri paesi provoca una perdita di competitività delle aziende italiane che si paga, alla fine, anche in termini di minore occupazione. Ma questo lavoro interinale è davvero in grado di creare occupazione o magari finisce per rendere più precari settori nei quali il problema occupazionale non c'è?

Siamo andati a visitare la Adecco, la prima delle tre agenzie per il lavoro in affitto che ha aperto in Trentino. "Effettivamente -ci dicono- per ora le imprese che si rivolgono a noi vengono a cercare soprattutto manodopera di basso livello, tanto è vero che rischiamo di avere difficoltà a soddisfare tutte le domande, considerato che abbondano invece coloro che cercano il lavoro d'ufficio. Ma si tratta di un processo normalissimo: trattandosi di una novità, è ovvio che le aziende non si fidino, per ora, ad affidare lavori di concetto a lavoratori presi 'in affitto '. Le esperienze di altri paesi europei, dove il lavoro interinale esiste da oltre vent'anni, dimostrano però che, col tempo, l'utilizzo di lavoratori 'in affitto' si estende anche ai livelli più alti. Insomma, è probabile che, dopo averne saggiato i vantaggi con qualche operaio, le aziende provino a prendere anche degli impiegati. Ed in fondo noi abbiamo aperto solo da tre mesi. Comunque, in altre regioni è già successo che nostre filiali abbiano 'affittato ' addirittura degli impiegati a delle banche!".

Abbiamo rivolto la stessa domanda ad Andrea Penzo della Bini: "Attualmente lavorano qui, presi in affitto, due operai semplici e due specializzati. Ma in autunno abbiamo intenzione di rivolgerci all'agenzia per un disegnatore Autocad (software per il disegno tecnico col computer, N.d.R.). Sino ad ora siamo soddisfatti dell'esperienza e credo che vi faremo ricorso più spesso. I costi, a ben guardare, sono ripagati dal fatto che si pagano solo le ore effettivamente lavorate, visto che in caso di malattia l'agenzia sostituisce immediatamente e a sue spese il lavoratore. Inoltre, la triangolazione con l'agenzia è una garanzia in più sull'affidabilità del lavoratore: l'agenzia è evidentemente interessata a vederci soddisfatti, per mantenerci tra i suoi clienti, e dunque si preoccupa di mandarci dei buoni lavoratori; questi ultimi sono interessati a soddisfare l'agenzia, per sperare di essere chiamati per altri lavori in futuro, e quindi cercheranno di dare il meglio di sé. Tutto questo, sommato al fatto che non perdiamo più tempo per mettere gli annunci sui giornali, fare i colloqui, espletare gli adempimenti burocratici, visto che tutto questo lavoro viene svolto dall'agenzia, rende il lavoro in affitto estremamente competitivo. Infine, riteniamo che sia un buon veicolo per far incontrare domanda e offerta di lavoro: se in futuro dovessimo decidere di ampliare l'organico, è molto probabile che finiremo per assumere chi ha già lavorato qui, se non altro perché è già avviato ".

Ecco un altro aspetto interessante. Il lavoro interinale può infatti essere un buon avviamento al mercato del lavoro, consentendo ai giovani di fare, magari, la prima esperienza lavorativa, o di reintrodursi nel mercato del lavoro facendo un po' di tirocinio in un settore nuovo, e alle imprese di conoscere preventivamente il lavoratore. "Sino ad ora -ci dicono ancora all'Adecco- non ci è ancora successo di vedere un nostro lavoratore trovare una occupazione definitiva presso una delle aziende che lo ha utilizzato. È una cosa che auspichiamo moltissimo, poiché decreterebbe definitivamente il successo di questa esperienza. I tre mesi di apertura sono forse ancora pochi. In ogni caso, le statistiche del resto d'Europa dicono che dopo una media di tre chiamate i lavoratori si inseriscono definitivamente nel mercato del lavoro. Per i giovani in cerca di prima occupazione, per le donne sui quaranta che intendono tornare a lavorare dopo aver abbandonato il lavoro per seguire i figli, per quelli rimasti senza lavoro prima di raggiungere la pensione, per l'extracomunitario verso il quale c'è diffidenza, insomma per tutti coloro che faticano a trovare una occupazione, il lavoro interinale può essere una occasione forse unica.

Intanto tirano avanti con dei lavori che sono sì saltuari, ma sono lavori veri, in regola e con i contributi pagati (un'altra cosa rispetto a quelle cooperative dove ti costringono a diventare socio per pagarti meno e senza contributi), e nel frattempo hanno l'occasione di farsi conoscere dalle aziende, di farsi un 'idea di quale lavoro piace loro, di accumulare esperienze da mettere nel proprio curriculum.

Ma non sono solo i classici disoccupati a passare di qui. Anzi! Abbiamo numerosi diplomati e laureati che vogliono provare a lavorare in diverse aziende e arricchire il proprio bagaglio di esperienze proprio allo scopo di orientarsi meglio nella scelta della propria professione. E non dimentichiamo che sono moltissimi quelli che cercano proprio una occupazione saltuaria, magari part time, perché vogliono conciliare il lavoro coi figli, o magari per mantenersi gli studi all'università, o addirittura per pagarsi soltanto la vacanza all'estero. Nella nostra banca dati, gli studenti universitari sono numerosissimi ".

Era stato addirittura Cofferati, parlando a Folgaria lo scorso inverno in occasione della Festa del Pds, a sostenere che la flessibilità serve non solo alle imprese, ma anche e soprattutto ai lavoratori. Se da un lato le esigenze di produzione nelle aziende hanno un comportamento altalenante, con periodi di grossa concentrazione di lavoro e periodi di tranquillità, dall'altro lato anche i lavoratori possono aver interesse a gestirsi in maniera flessibile il proprio monte ore di lavoro annuo, proprio per poter meglio conciliare il lavoro con altri aspetti della vita, gli studi, la famiglia, lo svago. In quel caso, Cofferati utilizzava questi esempi per criticare la rigidità della proposta di ridurre l'orario di lavoro a 35 ore settimanali.

Ma sullo specifico del lavoro interinale cosa pensa il sindacato? Abbiamo sentito Franco Ischia, che alla CGIL di Trento si occupa delle politiche del lavoro. "Se non ne fosse stato delimitato il campo, e se non si fossero introdotte alcune regole precise, il lavoro interinale poteva essere pericoloso. Abbiamo scongiurato il pericolo di vedere le aziende tenersi solo un piccolo nocciolo di lavoratori dipendenti e prendendo tutti gli altri in affitto, facendo saltare tutti i meccanismi di tutela dei lavoratori. Le richieste del sindacato sono invece state raccolte nella legge, che così com'è ci sta quindi bene. In particolare, mi pare importante il fatto che il lavoro in affitto sia stato consentito solo per esigente occasionali, il fatto che si demandi alla contrattazione il compito di fissare il limite dei lavoratori in affitto rispetto al totale dei dipendenti di ciascuna azienda (di recente si è raggiunto l'accordo con Confindustria che fissa ali'8% questo limite) ed infine il fatto che sia stato stabilito che il salario del lavoratore in affitto corrisponda a quello dei pari mansioni impiegato nella stessa azienda. Con queste limitazioni, le stesse aziende sono spinte ad avvalersi di questa opportunità con moderazione, non essendo conveniente prendere in affitto un lavoratore per esigenze permanenti. Inoltre, agganciando il salario del lavoratore all'azienda nella quale va effettivamente a lavorare, abbiamo evitato che gli interessi dei dipendenti e quelli degli interinali entrassero in conflitto ".

Non vedete dietro questo modo di lavorare il pericolo della alienazione dal lavoro, nel senso classico del termine, ossia del sempre maggiore distacco tra l'individuo e la sua professione?

"Il lavoro interinale è una situazione provvisoria nella vita di un lavoratore, talvolta cercata appositamente, come nei casi di coloro che vogliono proprio un lavoro occasionale. Inoltre, questa novità copre una "nicchia" del mercato del lavoro e certo non è quella rivoluzione che alcuni promettevano. Stando così le cose, il problema dell'alienazione mi pare non sussista ".

Ma, al di là dei vizi e delle virtù del lavoro interinale, quale dimensione ha assunto sinora il fenomeno? E' ancora la Adecco a fornirci dei numeri: "Nella nostra banca dati di Trento sono inseriti circa 500 nominativi di persone disponibili a lavorare, tutte incontrate personalmente. Si tratta in e guai misura di maschi e femmine, moltissimi sono i giovani e gli studenti, oltre la metà i diplomati, il 20% i laureati. Le aziende contattate sono invece circa 200: prima di mandare per la prima volta un lavoratore le visitiamo personalmente, per accertarci di che azienda si tratti. Attualmente, i lavoratori da noi assunti sono una trentina e stanno prestando la loro opera in una ventina di imprese ".

Ecco, in tre mesi trenta posti di lavoro, più gli impiegati che lavorano nell'ufficio dell'agenzia. Fossero anche solo la metà i posti davvero nuovi, si tratterebbe comunque di un successo.