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QT n. 1, gennaio 2009 L’editoriale

Ritorno a Tangentopoli?

Siamo all’inizio di una nuova Tangentopoli? Il Partito Democratico finirà travolto come accadde per DC e PSI? Sono queste le domande scaturite dalla tempesta giudiziaria in atto. Dalla Campania all’Abruzzo, da Firenze a Genova è un susseguirsi di arresti, avvisi di garanzia, intercettazioni, veleni e polemiche che investono soprattutto amministratori di centro sinistra. La destra ha già emesso la sua sentenza: è definitivamente crollata la presunta superiorità morale della sinistra sugli altri partiti. Tutti i politici sono uguali. Ma non nel senso che sono tutti onesti, come ci si aspetterebbe in un paese civile e normale. No, tutti a vario titolo sono invischiati nel malaffare. Per questo bisogna riformare il sistema giudiziario, non quello politico. Strana logica degna di un Paese come l’Italia, dove da 15 anni si vota senza problemi per il pluri-inquisito Berlusconi, come peraltro prima si votava per Andreotti.

Certo la guerra di procure tra Reggio Calabria e Salerno, il protagonismo di alcuni pubblici ministeri, lo sgonfiarsi di alcune inchieste fanno male alla giustizia. Ma oggi occorre dire con forza che la magistratura penale, soprattutto quella giudicante, è sana e deve fare il suo corso naturale. Se c’è qualcosa da cambiare spetta all’organo di autogoverno dei giudici farlo. Il potere giudiziario deve essere ancora una volta difeso dagli attacchi dei politici. La cosiddetta riforma che purtroppo Berlusconi questa volta ha maggiori possibilità di realizzare compiutamente non è altro che un tentativo per imbavagliare i magistrati, cioè l’ultimo potere autonomo rimasto in un’Italia senza più contrappesi.

Detto questo, non ci possiamo nascondere che a sinistra esiste una questione morale su cui discutere. In molti enti locali gli amministratori di centro sinistra hanno fallito. Le inchieste di Napoli derivano innanzitutto da un governo cittadino e regionale incapace di gestire le varie emergenze di questi ultimi anni. Ma dietro il fallimento politico c’è anche un problema etico. Che investe anche le zone in cui la sinistra è più radicata e in cui ha dimostrato negli ultimi decenni di saper governare. Non ci troviamo di fronte a una nuova Tangentopoli. Perché in questo caso la tangente non è eretta a un sistema che gestisce le attività economiche e finanzia i partiti e il Palazzo. Assistiamo piuttosto a una diffusa cultura che ha dimenticato la categoria del bene comune preferendo i rapporti personali alle regole di trasparenza, la gestione truffaldina degli appalti invece che una chiara applicazione delle norme vigenti. Dalle intercettazioni telefoniche si coglie un clima in cui politici maneggioni e consenzienti fanno la fila per assecondare il potente imprenditore di turno, che a sua volta elargisce favori. Fa male vedere esponenti politici che hanno fatto della legalità e della trasparenza la loro bandiera finire inguaiati fino al collo per leggerezza o per complicità. Fa male, ma non stupisce più di tanto guardando alla mancanza di democrazia nei partiti, al nepotismo dilagante, alla carenza di dignità e di spirito di servizio.

In un certo senso anche in Trentino, con Grisentopoli, è accaduto qualcosa di analogo. Solo a parti rovesciate: era l’imprenditore che rincorreva il politico. Ma la logica è identica. Le regole restano sempre in secondo piano, mentre gli organismi di garanzia e di controllo sono sviliti. Così è avvenuto per l’urbanistica nella collina di Trento, in cui si privilegiano i poteri forti a discapito delle regole che l’amministrazione stessa si è data: il tutto al limite della legalità. Oppure si va oltre, come nel caso della discarica di Marter, o negli altri casi di controlli omessi o addirittura - probabilmente - collusivi, di cui parliamo a pag. 22.

E allora il problema non è più solo Grisenti. E’ tutta la politica ambientale ribaltata, gli scempi, anzi gli inquinamenti ritenuti un costo accettabile, gli organismi di controllo costretti al ruolo di organi di copertura, l’autonomia dei tecnici violentata. In poche parole, si passa da Grisenti al governo complessivo di Dellai.

Si è visto che, quando la politica sbanda o latita, per fortuna subentra la magistratura. Ma alla lunga questa non può essere la soluzione.

Di fronte alla gravità del male c’è stata una prima proposta non rituale (una commissione consigliare d’inchiesta) contro la quale abbiamo però visto scatenarsi, demonizzante, un coro compatto di politici, stampa e opinionisti (vedi Arriva il politologo).

Anche in Trentino, insomma, la questione morale non solo investe i partiti, ma pone interrogativi sulla società civile.