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QT n. 11, novembre 2020 Trentagiorni

“Perfido”: nomi mancanti, mancate citazioni e censure

Gli organi di stampa si sono ben guardati da fare nomi e cognomi delle personalità che sono toccate dall'inchiesta… Perché?

Abbiamo notato con piacere che, dopo i disvelamenti dell’Operazione “Perfido”, anche la stampa locale si è accorta del problema della criminalità organizzata nel settore del porfido. Bene, meglio tardi che mai.

Senza voler fare i primi della classe, ci sentiamo comunque di dover rivolgere due appunti.

Il primo è sui magistrati coinvolti, che frequentavano le cene organizzate da Giulio Carini, trait d’union tra personaggi altolocati e l’organizzazione criminale calabrese, secondo gli inquirenti.

Bene, non ci risulta che in nessuno degli organi di stampa siano stati citati i nomi dei suddetti magistrati. Che sono innocenti, anzi immacolati fino a sentenza definitiva, ma né più né meno di tutti gli altri, imputati, indagati, menzionati.

Perché questo trattamento di favore per gli eccellentissimi, che in tutte le cronache rimangono sempre degli innominati? Noi invece, nel nostro articolo riportiamo nomi e cognomi e (alte) cariche. E qui citiamo anche i nomi delle testate che non hanno usato questo peloso riguardo: il quotidiano Domani, con un articolo della trentina Giulia Merlo; la testata on line di giornalismo d’inchiesta transnazionale Irpimedia, con un approfondito servizio di Cecilia Anesi e Margherita Bettoni.

Il secondo appunto riguarda L’Adige. Cui sono giunte, nella rubrica delle lettere al direttore Alberto Faustini, due distinti interventi di lettori (che sono anche nostri abbonati). Maurizio Agostini e Cristina Pevarello, dopo aver ricordato le “ripetute inchieste di Questotrentino... che hanno anticipato, in modo praticamente esatto, ciò che oggi sta emergendo”, chiedono “come mai nemmeno una riga sul suo giornale rende conto del lavoro d’inchiesta fatto in tutto questo tempo dai colleghi di QT?”.

Alcuni giorni dopo è il turno di Antonio Marchi, che ricorda “il losco intreccio tra criminalità e politica per anni denunciato da QT senza che ci fosse nessuno a prenderlo sul serio (e non è serio che nessuno lo abbia citato)”.

Faustini si difende riconoscendo “i meriti dei colleghi di Questotrentino”, deviando il discorso sullo strano principio per cui “la libera stampa non è certo meno libera se non cita altra libera stampa”, rivendicando gli articoli dell’Adige sul tema porfido (che in effetti ci sono stati) e rammaricandosi di non averli noi citati.

Non ci mettiamo a contestare questa risposta. Però non possiamo non ricordare a Faustini, come sull’argomento il 18 ottobre abbia pubblicato un comunicato dell’ANPI (Associazione Nazionale partigiani) con il titolo “Troppi i silenzi delle nostre istituzioni”, tagliandone però il passaggio in cui si ricordava il lavoro di denuncia del Comitato Lavoratori Porfido, che “ha trovato udienza solo nei rappresentanti del Movimento 5Stelle e nelle straordinarie e dettagliate inchieste del quindicinale Questotrentino”.