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“Prima Pagina” in cattedra

Appello agli studenti affinché l'estate dei "tutti promossi" sia un'occasione di approfondimento anche tramite le proposte radiofoniche

“L’anno scolastico tagliato dal virus ci costringe a pensare ai nostri limiti, e alla cura di resistenza. Il ‘tutti promossi’ è per me una smitizzazione del voto, quello che in voi genera ansia, e che noi insegnanti, in ansia, distribuiamo in continuazione. Quest’anno, nella commissione della maturità, proporrei di chiedere ad ogni candidato come si valuta lui. ‘Impariamo non per la scuola, ma per la vita’. Il latino di Seneca, con l’occhio alla Tavola di Mendeleev, lo sapete apprezzare anche voi: ‘Non scholae, sed vitae discimus’. Quest’anno la scuola non perderà nessuno, a settembre vi ritroverete tutti sui banchi. È una grande responsabilità che il governo, la società, ci caricano sulle spalle. Per gli sfaticati è un atto di fiducia, per i giovani stranieri è una promessa di cittadinanza.

Perché l’anno non si riduca a ‘qualcosa in meno di conoscenze’, ma diventi ‘qualcosa di diverso nelle competenze, e un ‘di più’ nelle relazioni fra noi, giovani e adulti, la mia proposta si estende alle nostre vacanze. È un patto educativo che vi impegna a coppie, chi lo vorrà, per due settimane, nell’ascolto di ‘Prima pagina’, un programma storico di Radio Tre.

La radio è una tecnologia antica, a buon prezzo, capillarmente diffusa. Le competenze linguistiche sono ascoltare, parlare, leggere, scrivere: a scuola non riusciamo mai a svilupparle come dovremmo. Vi chiedo di credermi sulla fiducia, dopo vi sentirete più maturi, più forti. Il ‘patto’ infonde coraggio a voi, ma anche alla società spaventata.

La coppia può essere fra compagni di classe, ma anche di età e classi diverse. O di scuole diverse: pensate che messaggio sarebbe se io mi trovassi a coordinare i lavori di un terzetto di giovani, uno del tecnico, uno del liceo, uno del professionale. Se la partecipazione fosse massiccia, la scuola potrebbe coinvolgere insegnanti in pensione, che in parecchi sanno cos’è ‘Prima Pagina’. Ma anche qualche studente universitario. Le abilità linguistiche si sviluppano mettendo a confronto le risposte tra voi, e poi con l’insegnante, faccia a faccia, senza voto. Nella conversazione non c’è chi ha ragione e chi ha torto, lo scopo è di comprendere il pensiero dell’altro, e di fare a lui comprendere il proprio”.

Così parlerei oggi alle mie tre classi di studenti di chimica dell’Iti “Buonarroti” di Trento, Un “patto sulla fiducia”, da modificare ascoltandoli. Sono certo che in parecchi accetterebbero la sfida che il virus ci lancia. Lo scrivo da pensionato, anziano. Ma da pensionati, in soccorso, hanno risposto anche parecchi medici e infermieri: la società italiana si è rivelata anche così.

“Patto educativo”: la lingua alla radio (e sui giornali di carta).

L’ascolto ogni giorno alle 7.15, e gli appunti scribacchiati veloci durante l’ora e mezza del programma, sono attività individuali. Poi i due amici, conversando a voce e per iscritto, mettono a confronto le rispettive risposte al questionario. Emergeranno, legittime, convergenze e divergenze.

Insieme, alla fine delle due settimane di ascolto e di lettura dei giornali, i due scriveranno la relazione conclusiva per l’insegnante. Il quale esprimerà con franchezza il suo punto di vista. Anche lui lavora su un materiale nuovo ogni giorno, non pretende di possedere la verità assoluta. La sua, senza voto, è una valutazione formativa sulla prestazione dei giovani, ed è, nella relazione didattica, infondere coraggio nella paura.

Questotrentino ha ospitato per anni le mie riflessioni sulla scuola. Anche quelle più problematiche sul rapporto fra insegnanti e studenti. Come esempio potete leggere i tre articoli sull’esperimento didattico sul n. 3 del 1998 in www.questotrentino.it

Un episodio che mi ha educato per tutta la vita, come insegnante e come cittadino “politico”, lo trovate nella mia autobiografia “L’aula e la città” a pagina 196. Quel giorno gli studenti di quinta erano cronisti inviati a raccontare un’intervista radiofonica a Sergio Quinzio sulla storia religiosa del ‘900. In aggiunta dovevano commentare il passo sulla mancata condanna della Shoah da parte della Chiesa cattolica. Si sono divisi: per alcuni il teologo si limitava a “spiegare” il silenzio di Pio XII, mentre per altri si spingeva fino a “giustificarlo”.

Nemmeno dopo il riascolto, e una discussione animata, si è trovato l’accordo. Io ero convinto che di “spiegazione” si trattava. Per averne conferma ho fatto ascoltare l’intervista agli insegnanti di lingua della mia scuola. Per tre di loro, d’accordo con me, Quinzio spiegava, freddamente, da storico, per cinque giustificava, emotivamente coinvolto. Così quei giovani, ma anche i loro insegnanti, hanno imparato ad ascoltare e ad ascoltarsi, e a ragionare. Su nessun tema della maturità mi è mai successo di discutere così a lungo, fra insegnanti di storia.

Questionario per l’ascolto.

Ogni giorno.

Qual è oggi la notizia più importante per il conduttore? Io sono d’accordo con lui, o scelgo un’altra notizia? Il Coronavirus è ancora una notizia? I giornali gli dedicano uno spazio adeguato, insufficiente, eccessivo? Al Filo diretto, qual è la telefonata più interessante degli ascoltatori? Se avessi il coraggio, di quale problema io parlerei?

Sul giornale nazionale che oggi leggo, la notizia di apertura, la più importante, (in prima pagina, titolo in alto, a caratteri grandi), è la stessa scelta dal conduttore? È un titolo freddo, che informa su un fatto, o è caldo, prende posizione a favore o contro qualcuno o qualcosa? Sul giornale locale che oggi leggo (solo in Trentino sono tre: il Trentino, l’Adige, il Corriere del Trentino: considero questo un fatto positivo o negativo?), la notizia di apertura è certo diversa dal quotidiano nazionale: qual è la mia impressione?

Dopo l’ascolto, sul sito di Radio Tre posso inviare un messaggio, e addirittura tentare una telefonata. A telefonare io sento soltanto adulti. Domani ci provo?

Metto ordine negli appunti affrettati, per renderli confrontabili con quelli del mio amico, e rendere produttiva la conversazione. Attendo con curiosità questo momento.

La domenica alla fine di ogni settimana.

Provo ad attribuire un orientamento politico al conduttore. Lo decido dalle risposte agli ascoltatori o già da come legge i giornali? È fazioso, o legge correttamente anche i giornali della parte avversa? Da 1 a 5 quale punteggio gli assegno? Oggi è domenica: i giornali della settimana trascorsa mi inducono al pessimismo o alla speranza? Qual è la notizia più bella della settimana, che racconterò anche a qualcuno non coinvolto nel patto? E quella più drammatica? Domani cambierà il conduttore: il professore ci ha assicurato che ogni settimana l’esperienza è diversa.

A conclusione del percorso delle due settimane.

Oggi scriveremo, io e il mio amico, la relazione conclusiva. Serve a noi, all’insegnante, e forse a qualche altra coppia della classe, se vorrà leggerla. Noi leggeremmo volentieri le relazioni dei nostri compagni, quelli più politicizzati e quelli estranei alla politica. Nella lettera metteremo in evidenza i nostri punti di accordo e di dissenso. Ascolteremo il punto di vista dell’insegnante, ne terremo conto, ma non lo collocheremo nella scala da 1 a 5.

Domani dormiremo tranquilli. Ci sentiamo più maturi e più forti, dopo questo “studio matto e disperatissimo”? Dopo una pausa, avremo ancora voglia di ascoltare “Prima pagina”, il programma che Enzo Forcella ha inventato anche per noi, più di 40 anni fa?

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