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QT n. 11, novembre 2019 Trentagiorni

LaVis: la resa dei conti

La Cantina, con l’ennesimo bilancio in grave perdita, passa a Cavit. Chi paga? E a quali condizioni?

La Cantina LaVis ha preso contatto con la dura realtà. Dopo gli anni della sbornia e dei grandi buchi, dopo quelli in cui si è cercato di negare l’evidenza, il presidente Pietro Patton ha deciso di prendere atto della situazione ed affrontarne le conseguenze.

La situazione, come da anni sosteniamo (e, quel che più conta, sostenevano i revisori) era molto peggiore di quanto descrivevano i pur pessimi bilanci sempre in perdita. Nonostante che fossero abbelliti da irregolari operazioni cosmetiche (per oltre 7 milioni, nel bilancio 2018) disvelate dai revisori. Nonostante per anni si avvalessero delle rinunce dei contadini, che conferivano l’uva a prezzi nettamente inferiori a quelli pagati dalle altre cantine. Nonostante ci fosse stato l’afflusso di fondi clientelari (10 milioni) graziosamente regalati dall’allora presidente della Pat Ugo Rossi.

Dunque Pedron ha deciso di mettere le cose a posto. Pagare il dovuto ai contadini (non c’era altra strada, pena un’ulteriore emorragia verso le altre cantine); e riconoscere come fasulle le poste indicate dai revisori. Risultato: il bilancio 2019 è un disastro. La LaVis va sbaraccata.

Come? Anzitutto attraverso la confluenza in Cavit; cosa non facilissima, perché Cavit non intende assumersi oneri da una Cantina che 15 anni fa era uscita dal consorzio portandosi dietro (in una gara al ribasso) il migliore cliente (l’importatore americano); e che poi aveva per anni fatto una concorrenza discutibile avvalendosi dei fondi dovuti agli appoggi politici (Dellai prima, Rossi poi). Quindi Cavit non fa e non farà sconti. Questo vuol dire che dell’ormai ex gruppo LaVis assorbirà volentieri il pregevole spumantificio Cesarini Sforza, che bene completa e valorizza la propria gamma di prodotti; assorbirà invece malvolentieri Casa Girelli, che realisticamente piloterà verso una chiusura soft, in quanto disinteressata all’acquisto, lavorazione e commercializzazione di vini extra regionali di fascia bassa. Sulla Cantina vera e propria invece i discorsi sono in corso, ma la linea è definita: LaVis entra in Cavit, quindi non si porta dietro una serie di attività che sarebbero doppioni, a iniziare dalla commercializzazione; ed entra pulita, cioè senza debiti. Cavit, insomma, è disposta a ricollocare il personale che risulterà ridondante, non a sborsare soldi.

Quindi, chi paga? A questo punto sembra che a pagare siano proprio le banche (e anche la finanziaria, cioè Isa). Di fronte all’eventualità per niente remota di un fallimento da cui non ricaverebbero niente, sembrano disposte a rinunciare a una grossa fetta dei loro crediti, peraltro già iscritti in bilancio come difficilmente esigibili.

Insomma, la storia della LaVis sembra conclusa.

Non è stata una bella pagina, dell’economia trentina, della politica, della cooperazione. Si sono viste all’opera le peggiori commistioni tra politica ed economia; si è data in mano un’azienda in crisi a persone pessime (il commissario Zanoni) o inadeguate (il commissario Girardi) ma contigue al potere (rispettivamente Dellai e Rossi). Centinaia di contadini hanno ricevuto, per anni, una remunerazione inadeguata al loro lavoro. Le iniziali caratteristiche innovative della Cantina – zonizzazzione del territorio, tentativo di coniugare grandi numeri e produzione d’eccellenza – sono state travolte e forse dimenticate.

L’unica speranza è che questa storia almeno insegni qualcosa.

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Commenti (10)

Alla fine di questa lunga storia ... Gordon Gekko

Seguo da fuori trentino la vicenda dai suoi inizi e ancora non ho capito le motivazioni di tanto odio di qualcuno verso la cantina la-vis ...
Forza LA VIS!!!

Risposta a opinioni Abra

Nessuno mette in dubbio che il presidente Patton sia una persona corretta, lui ha fatto quello che doveva, ha fatto gli interessi della cantina che presiede tirando acqua al suo mulino. Quello che lascia sconcertati è il comportamento delle banche, perchè non può essere che qualcuno i debiti li deve pagare e a qualcun altro si lasciano perdere. Ci sono cantine o consorzi di mele che per pagare i debiti non fanno investimenti che invece servirebbero. O sempre per pagare i debiti danno liquidazioni di 10, 20 30 euro al quintale in meno ai contadini. O tirano sulle spese e tengono bassi gli stipendi dei dipendenti. come è giusto, perchè i debiti vanno onorati. In questo caso invece passa il messaggio che è più conveniente fare i furbi, come sempre in Italia a pagare sono sempre i coj...ni. Come quelli che non denunciano una lira per anni e anni e quando vengono beccati dal fisco se la cavano con una multina e una pacca sulle spalle.

CANTINA LAVIS Opinioni

Patton è una persona ragionevole e onesta e questo ha consentito alla LaVis di seguire un percorso che, seppur obbligato, porterà ai soci rimasti alla LaVis una speranza per il futuro.
Rimangono però alcune questioni da spiegare e far notareç
1- Il male peggiore per la LaVis è stato il periodo di commissariamento di Zanoni e la presidenza Paolazzi, e in quel periodo (presidenza Paolazzi) Patton era nel CdA ed ha avvallato delle scelte scellerate e disoneste.
2- La LaVis risulta ora debitrice verso il Consorzio 5Comuni di ben 2 milioni di euro; il piccolo consorzio 5Comuni ha fatto investimenti, ha realizzato un magazzino nuovo e funzionale, ha venduto un bene per pagare un debito della LaVis senza troppe polemiche, ha dato vita ad una riorganizzazione del sistema frutticolo che si spera possa porre rimedio alla crisi in cui verte il settore; tutto questo con amministratori “contadini” senza super manager (Zanoni e Co.) e senza super consulenti (Ercolino, Caviola, ecc).
La morale di questa storia è che le cooperative trentine vanno meglio se sono gestite con la prudenza e la pragmaticità delle persone che vivono del lavoro della campagna, ricordo che ormai più della metà dei contadini veri o part-time ha titoli e competenze per gestire aziende e territorio, ci vuole solo l’umiltà e la volontà di lavorare per il bene COMUNE senza scorciatoie e senza troppe brame di potere.

Verrà il giorno Padre Cristoforo

Caro amico, come diceva Padre Cristoforo all’Innominato nei Promessi Sposi, “verrà il giorno”. Verrà il giorno che tutti dovranno essere nelle stesse condizioni, senza i regali della politica, della provincia, delle banche che stralciano debiti a favore dei soliti noti. Quel giorno ci sarà da ridere, perché la conclamata incapacità di restare sul mercato con le proprie gambe diventerà drammaticamente evidente, prepariamoci e mettiamoci al riparo perche ci sarà il terribile botto che solo gli aiuti ed aiutini vari hanno finora rimandato.

Per chi si lamenta sergio

Per chi si lamenta per lo stralcio del debito da parte delle banche:
inutile lamentarsi con la cantina, lamentatevi con i vostri direttori di banca, sono stati loro a prestare i soldi.
Patton ha fatto una grande mossa, grazie Presidente!

Debiti? No problema! Egidio

Debiti? No problema! Oggi sul giornale il presidente di una cantina sociale diceva che i soci sono giustamente preoccupati perché a breve ci sarà da fare la cantina nuova e serviranno parecchi soldi. Però secondo me è da essere ottimisti, basta fare il mutuo e poi farselo abbuonare, se lo hanno fatto per una cantina di dare un colpo di spugna ai debiti le banche adesso devono farlo per tutte. Altrimenti qua ci sono figli e figliastri

Risposta a "il Dipendente" webmaster

Non riesco a capire a quale messaggio cancellato lei si riferisca… Negli ultimi mesi non abbiamo cancellato nulla! Cordiali saluti e auguri di buon anno!

LA (PORC)FURBATA PAPERINO

Piuttosto che genialata chiamala furbata, nel peggio senso, una porcata. Comodo fare debiti e poi lasciarli da pagare agli altri. Infatti come sempre siete sulla bocca di tutti per questa ultima barzelletta, vi chiamano quelli che fanno i debiti e poi non li pagano. I 'mericani de Lavis... Come diceva il Riccucci - facile fare i froci col culo degli altri-. E alla fine aveva ragione il Paris a suo tempo quando diceva che i vostri debiti sarebbero stati pagati da tutti (le banche li faranno pagare anche a me). Almeno state zitti e mettete la testa nella sabbia perchè di questa cosa c'è proprio poco bisogno di ingloriarsi e di scrivere commenti deliranti.

Genialata Dipendente,

Caro direttore , non è giusto che lei cancelli i commenti non ingiuriosi ma che lei digerisce mal volentieri. Come le dicevo trovo una genialata aver cancellato 42 milioni di euro dandone 26 ai istituti di credito.
Grazie al presidente Pietro Patton che il 13 dicembre a messo fine alla crisi della cantina Lavis noi ora possiamo lavorare in santa pace le nostre eccellenze di vino ,e daremo il giusto compenso anche ai soci.
Ettore deve ammettere che è stata e ripeto una genialata
lo scriva sul suo prossimo articolo “ Lavis la genialata”
Le auguro un buon termine d’un buon 2020.

La genialata Dipendente

Egregio direttore,
Il 13 dicembre si è scritta la parola fine alla crisi della cantina Lavis.
In questi 10 anni, lei ha scritto di tutto e di più riguardo a questa faccenda e vorrei che con altrettanta forza, scrivesse un articolo prendendo spunto dal titolo del mio commento “ la genialata”, deve ammetere che dei 42 milioni di debito che versava la cantina, con la buona riuscita di entrata in cavit, effettivamente agli istituti di credito sono stati versati 26 milioni di euro. Questo è riuscito grazie all’abilità del presidente Pietro Patton.
In questa operazione sono state cedute, come lei saprà già, per intero Casa Girelli, Cesarini Sforza e 80% di GLV, c’è da dire però che la somma del valore di queste 3 società non valevano certo il debito.
Adesso per la nostra cantina, si aprirà una fase di tranquillità in cui noi con l’aiuto della cooperazione di secondo grado potremmo andare sul mercato con le nostre eccellenze.
Le auguro un buon termine è un felice 2020
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