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QT n. 3, marzo 2019 Cover story

La Presidente sulla graticola

Marina Mattarei al potere, ossia l’esatto contrario di quando era all’opposizione. La rivoluzione è fallita, la restaurazione incombe.

Copertina del numero di marzo di Questotrentino

Con Marina Mattarei si volta pagina - titolavamo lo scorso luglio, accogliendo con grande favore il cambiamento, subito definito “storico”, con l’elezione alla presidenza della Federazione cooperative della rappresentante “dell’ala critica del movimento cooperativo, sempre sconfitta quando non sbeffeggiata dalla cricca di boss abbarbicati ad un potere ritenuto inattaccabile”.

Oggi, otto mesi dopo, la presidenza Mattarei è in gravissima crisi, a un passo dalla sfiducia.

Cosa è accaduto?

Qualche segnale negativo si era avuto subito, quando la neo presidente si auto-aumentava l’indennità, riportandola al livello di quella del boss dei boss Diego Schelfi. A dire il vero, c’era la parallela rinuncia ai gettoni di presenza e il paragone con Schelfi, detentore di mille cariche e mille compensi, non era del tutto corretto, eppure, per chi dall’opposizione aveva sempre raccomandato la “sobrietà”, non era un brillante inizio, anche perchè giustificato con il trito “la professionalità va premiata”.

Sul caso subito si erano inseriti i sindacati (prendeva la palla al balzo il segretario della CGIL Ianeselli: “Molto bene, se la presidente aumenta il suo stipendio, vuol dire che ci sono ampi spazi per aumentare quelli dei lavoratori del mondo della cooperazione, spesso molto bassi”). Uno scivolone insomma, questo di Mattarei. Ma non gravissimo.

Il palco invece è del tutto crollato sulla questione migranti. “L’assordante silenzio della Cooperazione” titolavamo nel numero di gennaio. Di fronte alla nuova giunta provinciale che per i migranti e richiedenti asilo decideva la chiusura dei corsi di lingua italiana, la riduzione dell’accoglienza, dell’assistenza psicologica e di orientamento al lavoro e il dimezzamento del Cinformi (l’ente provinciale per le migrazioni), Marina Mattarei rimaneva muta come un pesce. In silenzio assisteva al conseguente drastico ridimensionamento del lavoro delle cooperative sociali, per di più sbeffeggiate dal presidente del Consiglio Kaswalder, che spregiativamente le definiva “business non da poco”.

Solo dopo un mese la presidente usciva dal suo mutismo, in una intervista all’Adige. Semplicemente sciagurata.

Marina Mattarei, nel giorno della sua elezione, tra gli altri candidati: Odorizzi e Villotti

Il tema dell’accoglienza è complesso: niente approcci ideologici. Nessun approccio manicheo, i buoni che fanno accoglienza da una parte, i cattivi che buttano la gente a mare dall’altra”. Incalzata su cosa volessero dire queste parole, precisava: “Vogliamo discutere nel merito e capire come il sistema trentino si pone in una logica di accoglienza ed inclusione non solo per i migranti, ma anche per i bisogni dei trentini”. Insomma, un netto rifiuto di ogni critica allo smantellamento dell’accoglienza, ed anzi un’apertura alla contrapposizione tra “i bisogni della gente trentina” e quelli dei migranti. Chiudeva poi in bellezza, dichiarando di non avere “alcuna pregiudiziale” rispetto a un ridimensionamento del Progettone (le attività di sostegno occupazionale per i lavoratori ultra cinquantenni in mobilità, uno dei punti forti del welfare trentino).

Le reazioni

L’intervista sollevava un vespaio nella pubblica opinione; ed era una bomba all’interno della cooperazione. In mezza pagina di giornale la presidente si era messa sotto i piedi i motivi fondanti della cooperazione, rinnegando il valore dell’accoglienza e così delegittimando tutto il settore della solidarietà sociale.

Serenella Cipriani

Le abbiamo scritto: nell’intervista hai espresso un tuo pensiero, personale – ci dice Serenella Cipriani, presidente di Consolida, il consorzio che raggruppa le cooperative sociali – oppure un pensiero della presidente, e quindi del movimento? Perché in questo secondo caso ti facciamo presente che noi non abbiamo concordato quella posizione, e non siamo proprio d’accordo”.

Marina Castaldo

Ancora più incisiva e dura la lettera inviata da Marina Castaldo, anche lei consigliera d’amministrazione della Federazione: “Nell’intervista affermi che (il tema migranti, n.d.r.) è complesso, che va affrontato a livello istituzionale, che ne hai parlato con Fugatti... ma io vorrei capire bene da che parte stiamo noi, noi Federazione, noi sistema cooperativo perché - mi spiace - ma la Giunta Fugatti ha già deciso da che parte stare... E noi ?”

E poi ancora, con tono appassionato: “Nell’intervista precisi: ‘Niente approcci ideologici... nessun approccio manicheo...’ ma la Cooperazione, quel sistema complesso di mutualità orizzontale e verticale che mette al centro la persona, che orientamento condivide sul tema dell’accoglienza? Il sistema provinciale di accoglienza impostato in Trentino era valido, di sicuro invidiabile rispetto ad altre realtà del nostro Paese. È stato spazzato via in un amen. E non penso tanto (o solo) al fatto che varie cooperative sociali possono aver perso “commesse” di lavoro, ma penso soprattutto ai tanti lavoratori stranieri che lavorano nelle imprese cooperative, ma non solo, e che hanno potuto ottenere un’opportunità lavorativa grazie ai corsi che hanno frequentato: corsi di lingua italiana, di avviamento al lavoro ecc. Senza tutto questo non sarebbero riusciti ad integrarsi. Senza tutto questo le persone passeranno il tempo in strada, aumentando così la percezione di insicurezza. Non è così che si fa accoglienza e integrazione Mi permetto anche un suggerimento: basta distinguere tra immigrati, trentini ecc. Dobbiamo parlare di persone senza distinzione di provenienza, razza ecc”.

Ci scusiamo per la lunga citazione. Ma riteniamo importante il fatto che in un Consiglio d’amministrazione non si parli solo di bilanci, ma anche di principi, di valori, in definitiva di umanità.

La difesa

Sergio Vigliotti

Di fronte a questa serie di bordate Mattarei correva ai ripari. “L’intervista era il sunto di un colloquio di un paio d’ore – ci spiega Sergio Vigliotti, già presidente di Risto3, e uno dei più decisi sponsor della presidente – Marina ha poi precisato la sua posizione, sia in una risposta su L’Adige, sia in una lettera ai cooperatori, in cui si scusa se ha prestato il fianco ad essere fraintesa”.

Con tutto il rispetto per Vigliotti, da sempre tra i promotori del rinnovamento in cooperazione, non siamo d’accordo. Troppo tardi sono venute le “precisazioni”; in diversi incontri Mattarei ha tenuto una posizione a dir poco ambigua. E soprattutto nelle “precisazioni” in effetti la presidente si scusa – e questo va apprezzato – ma sostanzialmente conferma le sue posizioni. Rivendica i valori fondanti della cooperazione con parole tanto accese quanto generiche: mai entra nella questione migranti, mai accenna un minimo di critica verso i provvedimenti di Fugatti. In pratica da presidente fa quello che aveva sempre contestato da oppositrice: alati discorsi con generici richiami ai principi fondanti, senza alcuna preoccupazione verso la loro realizzazione, oppure, come in questo caso, il radicale stravolgimento.

Noi non abbiamo sentito la Federazione a fianco delle cooperative sotto attacco – ci dice Cipriani - E così, anche nel cda in cui di questo si doveva discutere, Mattarei diceva continuamente ‘lasciamo perdere la questione mediatica’. E allora io ho abbandonato la riunione, perché non dobbiamo prenderci in giro, non era una questione mediatica, è un tema di fondo”.

Ma perché mai Mattarei si è infilata in questa situazione?

Non ha dalla sua la maggioranza del cda – ci hanno detto a denti stretti – per questo ha pensato di rafforzarsi facendo asse con Fugatti”. Oppure: “La cooperazione ha bisogno della Provincia, per questo Marina ha pensato bene di non scontrarsi con il nuovo presidente”.

Motivazioni che forse vogliono spiegare, ma in realtà aggravano. In questa maniera è tutta la visione politico-istituzionale, il ruolo della Federazione, ad essere messi in discussione. Si viene a postulare una cooperazione succube del potere politico. Mattarei da rivoluzionaria giustamente stigmatizzava il rapporto simbiotico Schelfi-Dellai, molto amicale e poco politico; da Presidente invece con piazza Dante sembra aver instaurato un rapporto di vassallaggio. Si è passati da un poco costruttivo culo e camicia, a un umiliante bacio della pantofola.

È stato lo stesso Fugatti a confermare, con un vistoso errore tattico, questa vicinanza subalterna: a Mattarei in difficoltà ha pubblicamente offerto una sponda, chiamandola a un confronto sulle strategie cooperative. Una mossa troppo scoperta, che la Presidente, per evitare il rapido montare delle critiche, ha subito dovuto declinare.

L’accentramento

E qui veniamo all’altro punto dolente: la mancanza di confronto nel movimento. Il gruppo dei “riformatori” aveva cambiato lo Statuto proprio nell’ottica di favorire il dibattito tra le cooperative, la condivisione delle decisioni. Di qui i Comitati di Settore (cioè agricoltura, credito, consumo, ecc), per anni luoghi più che altro formali dalla scarsissima importanza decisionale e che invece, con il nuovo Statuto, dovevano fornire idee e proposte al cda per elaborare le linee guida del movimento. Un modo per decentrare il potere, farlo crescere dal basso (metafora abusata eppur efficace). Mattarei e il suo cda non li hanno praticamente convocati. Tutte le decisioni sono state prese a prescindere dai Comitati di Settore.

Chi li doveva convocare? La Presidente? I vice-presidenti, che sono a capo di uno specifico settore? Il direttore? Sta di fatto che non c’è stata alcuna consultazione. “Confusione istituzionale”: con queste parole Mattarei all’opposizione bollava l’impacciato, scombinato procedere della Federazione da altri governata. Ma confusione istituzionale ce n’è ancora, anche con lei, anzi si è ulteriormente aggravata.

Oltre a quello dei migranti, uno dei temi, meno impattante ma forse altrettanto significativo dell’accentramento/confusione di cui sopra, è quello della sede di Federcoop.

Cassa Centrale Banca, diventata gruppo nazionale e quindi cresciuta nel numero dei dipendenti, ha bisogno di maggiori spazi; in contemporanea Federcoop si trova con prerogative ridotte, meno impiegati e minor fabbisogno di spazi. Logico quindi l’espandersi di Cassa Centrale al di là di via Segantini, nel palazzo della Federazione, e la ricerca per questa di una nuova sede più piccola. Sono in gioco diversi milioni, c’è una discrepanza nella valutazione degli immobili di una decina di milioni, ma della cosa il cda è stato tenuto del tutto all’oscuro: i consiglieri, inviperiti, l’hanno dovuto apprendere dai giornali.

C’è di più: come nuova sede si parla delle Albere. Un’autentica fesseria. Si comprerebbero appartamenti (di lusso) per farne uffici. Si comprerebbero cioè vasche da bagno e cucine, che dopo essere stati pagati verrebbero smantellati, come pure tutta la distribuzione degli spazi dovrebbe essere rifatta da capo. Oltre al costo di appartamenti per Vip, ci sarebbe quindi quello di una pesante ristrutturazione.

Si parla non di acquisto, ma di affitto” si dice. Ancora peggio: la Federazione passerebbe dall’attuale proprietà degli uffici al dover pagare la ristrutturazione, pagare gli affitti, per poi trovarsi con niente in mano.

Ora, con tutta la ben nota capacità di convincimento che ha Isa, come è possibile che degli esseri raziocinanti, che per di più sono degli amministratori, possano pensare a una soluzione del genere? E come mai queste chiacchiere avvengono sui giornali, nei corridoi, e non nelle sedi deputate, con prospetti, planimetrie, e conti giusti?

Questa non è più “confusione istituzionale”, è demenza.

La frana

A questo punto Marina Mattarei ha incominciato a vacillare. La sua vittoria a fine giugno, mal digerita dai boss, è solo un pallido ricordo. Per motivi più o meno nobili, tutti i settori sono in ebollizione.

Delle cooperative sociali abbiamo già detto. Aggiungiamo che alle motivazioni di fondo si è sovrapposta una contrapposizione sulle persone (le coop sociali fanno riferimento a Michele Odorizzi, concorrente di Mattarei per la presidenza, e fra i due non è scoppiata la pace, come invece sarebbe stato doveroso); una contrapposizione che qui non ci interessa nei dettagli, ma che pesa anch’essa.

Le cooperative agricole fanno riferimento ai grandi consorzi, Melinda, Cavit o a un grande gruppo come Mezzacorona: con la ex-rivoluzionaria non c’è mai stato molto feeling. Per di più Mattarei ha pensato, di sua solitaria iniziativa (ancora!) di sottoscrivere con gli industriali un documento di intenti tra i quali spicca la PiRuBi, vista come il fumo negli occhi dai contadini, che non a torto temono espropri e peggioramenti ambientali (da sommare a quelli che già inducono loro).

Il consumo è ancora guidato da Renato Dalpalù, di cui Mattarei, da presidente di Famiglia cooperativa, è stata fiera oppositrice.

Il credito è impegnato nella centralizzazione in Cassa Centrale Banca, operazione che rischia di lasciare ben poco di cooperativo nelle Casse Rurali, ridotte a filiali di un gruppo nazionale.

Nel tentativo d condizionare questo passaggio, Mattarei ha tenuto per sé il posto in Federcasse. Ma finora questa posizione non si è tradotta in alcuna iniziativa politica di cui si sappia qualcosa; in cambio, ai vertici di Cassa Centrale la cosa non va giù, un po’ perché, in un’ottica di casta, vogliono assegnare la poltrona a Ermanno Villotti, già contendente di Mattarei e in procinto di rimanere senza carica con l’assorbimento della sua Rurale con quella di Trento; un po’ perché sono poco disposti a mollare il segnaposto di Federcasse a qualcuno di cui non si fidano.

In questa selva di diffidenze Marina Mattarei appare a molti come Alice nel paese delle meraviglie. Ma un’Alice senza bussola, senza più credibilità. Non ha messo in pratica alcuno dei principi che predicava. Ne ha infranti altri che si ritenevano inviolabili.

Non sappiamo se verrà a breve sfiduciata, oppure ridotta ad anatra zoppa. Purtroppo, dopo la mancata rivoluzione, si profila una restaurazione. Ci mancherebbe che si incominciasse a dire che Schelfi era uno statista, e Dalpalù un manager.

Una sola cosa ci consola: la reazione al vergognoso abbraccio con il Fugatti xenofobo, è stato un momento sano, positivo. Che lascia qualche speranza.