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QT n. 4, aprile 2018 Trentagiorni

I furbetti del contatore

La decisione assunta dall’organo regolatore del mercato elettrico di scaricare gli “insoluti” su tutta la clientela

Sulla stampa ma specialmente sui social, qualche settimana fa, è stato annunciato un prossimo pesante rincaro delle bollette elettriche. Il tutto, si è detto, a causa della decisione assunta dall’organo regolatore del mercato elettrico di scaricare gli “insoluti” (le bollette o le fatture non pagate) su tutta la clientela.

Ma cos’è successo? In realtà, come già accaduto alcuni anni fa per i telefoni, recentemente è stato liberalizzato anche il mercato elettrico, dapprima solo per le imprese grandi consumatrici di energia e quindi anche per i privati. E così quello che era sempre successo anche in passato, e cioè che una parte dei clienti non onorano il pagamento della bolletta, ora, col mercato libero, è diventato più evidente e massiccio.Come mai?

Un certo numero di utenti ha colto al volo l’opportunità di sottoscrivere un contratto con un fornitore, non pagare le bollette e poi, al momento del distacco dell’energia per morosità, passare a un altro gestore e ripetere il giochetto lasciando così uno strascico di debiti. Si è poi aggiunta la crisi, con un aumento dei fallimenti societari e conseguentemente con altre bollette non pagate. Dai dati disponibili, negli ultimi tempi il 5% dei consumatori ha saltato il pagamento di qualche bolletta e tra questi il 2,8% sono rappresentati da utenze domestiche clienti del mercato cosidetto maggiormente tutelato (tariffe per famiglie residenti).

Certo, la crisi ha fatto la sua parte ma è noto che i comportamenti antisociali nel nostro Paese sono piuttosto tollerati e alcuni pensano che evasione fiscale, multe e bollette non pagate siano un fatto che che riguardi lo Stato, le banche, le multinazionali…. Insomma gli altri e non noi.

Per tornare alla notizia, si sono accumulati, racconta la stampa, centinaia di milioni di euro per bollette non pagate e questi insoluti, hanno portato sull’orlo del tracollo anche qualcuna delle (piccole e talvolta improvvisate) società venditrici di energia sorte in seguito alla liberalizzazione. A questo punto s’è deciso l’inevitabile e cioè si è sancito espressamente quello che è sempre successo anche in altri tempi e settori e cioè che il debito venga spalmato su quelli che le bollette le pagano: in gergo si chiama socializzazione delle perdite. Si tratta, dicono quelli di Altroconsumo, di poca cosa, meno di 2 € all’anno, circa 0,30 centesimi per ogni bolletta bimestrale, ma si tratta pur sempre di oneri che andranno ad aggiungersi ad altre voci che pesano sulla bolletta, come i costi per lo smantellamento delle ex centrali nucleari, gli incentivi per la produzione delle energie alternative, ecc. Le prime notizie, ingigantite dai social, parlavano addirittura di circa 35 € all’anno e avevano quindi scatenato un intenso dibattito dal quale è emersa una domanda indignata: “Ma come? Qualcuno non paga e ci tocca pagare noi per loro?

Evidentemente coloro che la formulano non conoscano alcuni semplici meccanismi. Ad esempio, se un cliente non restituisce il prestito alla banca il suo debito, per non erodere completamente gli utili o peggio il capitale, viene fatto almeno in parte ricadere sul resto della clientela sotto forma di costo aggiuntivo o con una minore remunerazione degli interessi sui depositi; o se una cooperativa chiude con un buco, questo ricada sul patrimonio della stessa e quindi, in fin dei conti sui soci; e ancora, se qualcuno non paga le tasse toccherà a qualcun altro pagare di più o, in alternativa, si dovranno tagliare o ridurre i servizi pubblici.

Cinismo? No, questa interdipendenza deriva dall’inevitabile principio di mutualità caratteristico di ogni società organizzata in cui gli individui e i loro comportamenti non sono indipendenti uno dall’altro, anzi. Questo fatto è cosa buona, rappresenta un valore, a condizione però che il peso del sistema venga suddiviso tra tutti e non diventi troppo oneroso. Insomma c’è un limite!

In questi anni ha suonato più forte che in passato il flauto dell’individualismo e troppi si sono scordati di vivere in una società in cui, volenti o nolenti, siamo tutti interdipendenti e sono anche aumentate le occasioni di fare i furbetti, o anche peggio, di pensare che i furbetti non siano un nostro problema. Da qui, forse, il sentimento di scandalo di chi si è posto la domanda: perché dobbiamo pagare noi per i loro debiti?

Per restare in tema di bollette, ecco un esempio concreto a noi vicino. Il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti viene svolto in Rotaliana e nei territori dell’ex comprensorio della Val d’Adige da Asia, l’azienda intercomunale che a fronte del servizio invia ogni sei mesi la fattura. Ebbene, le cifre riferite al 2016, destinate in qualche caso a ridursi con l’attivazione dei solleciti di pagamento, segnalano però che le percentuali dei cosiddetti insoluti, ammontavano alla non indifferente media del 4,82% con punte estreme negative a Zambana (9,87%) e positive a Molveno (1,39%. Facendo una brutale media, i mancati pagamenti della bolletta dei rifiuti ci costano circa 8/10 € all’anno per ogni utente (ben più di quelli attribuiti agli insoluti elettrici)

Ma la cosa più grave è che, in caso di ripetuto mancato pagamento, diversamente da quanto accade per l’energia elettrica, per il servizio rifiuti non è possibile attivare la rappresaglia del sigillo al contatore.

Cifre importanti che Asia deve accantonare ogni anno nel proprio bilancio come mancata entrata e che diventano un costo da spalmare su tutti gli altri. Per tradurre le percentuali in moneta, il 4.82% di insoluti rapportato al fatturato (8 milioni) di Asia, corrisponde ad oltre 380.000 euro.

Insomma, i furbetti costano eccome, ed una società razionalmente organizzata deve trovare il modo di ridurre il fenomeno.

L’indifferenza o la sola indignazione non aiutano.