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Elezioni: una storia vera

Pochi anni fa alcuni trentini elaborano insieme un progetto di sistema culturale. Il gruppo parte da un’analisi critica della situazione provinciale, in cui gran parte delle attività artistiche pare ingabbiata da organizzazioni capillarmente burocratizzate, spesso capeggiate da feudatari cooptati dalla politica, messi a dimora in posti chiave ad vitam. Si propone così un modello svincolato dalle strutture pubbliche, per favorire una produzione culturale “dal basso”, più autonoma. L’iniziativa ha successo. Ne parlano i media, crescono le adesioni di vari artisti, ci sono incontri... Il fenomeno contagia i politici e la cultura è finalmente sdoganata per comparire fra i temi caldi della incipiente campagna elettorale. Sull’onda il gruppo si fa “movimento” e mira a candidare un suo alfiere. L’idea è assicurarsi un piccolo malloppo di voti per poter poi esercitare un minimo di pressione su chi tiene le redini. Si stringe un accordo col PD, dopo l’OK unanime degli attivisti del gruppo, che assicurano il loro impegno nella campagna. Attivisti che si disattivano non appena resisi conto che non si stava scherzando. Letteralmente si volatilizzano, lasciando solo-soletto il prode alfiere. Che ormai non può più tirarsi indietro perché ha già firmato. Una storia vera il cui narratore riveste i panni dello sprovveduto protagonista.

Il motivo delle defezioni della truppa è felicemente riassunto nella candida giustificazione di un disertore: “Scusa Franz, ma io in questa provincia ci lavoro e non me la sento di schierarmi apertamente per uno che sta fuori dal sistema e che è comunque destinato a perdere”. Della serie: cucù portabandiera, ti abbiamo coglionato; adesso noi ce ne andiamo e tu resti in prima linea a beccarti le pallottole. In effetti, un diluvio di proiettili.

La vicenda mi ha arricchito di un insegnamento antropologico. Se da una parte ci sono politici che tendono a sviluppare l’offerta clientelare (tu mi dai il consenso, io poi ti dò una mano), dall’altra parte parecchi cittadini sono ansiosi di mostrarsi leali e servizievoli, incoraggiando vieppiù il suk. Anzi, capita che ci sia chi è più realista del re, ovvero si faccia addirittura più scrupoli di quelli necessari per non far dispiacere al politico di turno... Nel nobile intento di carpirne i favori o quantomeno non subirne gli sfavori. Buone elezioni!

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