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QT n. 12, dicembre 2017 Servizi

Largo alla banda larga!

Diamo un’occhiata ai dati relativi alla banda ultra larga in Trentino, che non esce dal fondo della classifica della copertura del territorio. Ma Open Fiber, assieme ad Enel, fa ben sperare.

A un anno di distanza dall’ultima analisi di QT (settembre 2016), torniamo a parlare di banda ultralarga, per vedere a che punto siamo. Per facilitare la comprensione dei termini tecnici usati mettiamo a disposizione un glossarietto in coda all'articolo.

Quello che ci riesce difficile capire è perché, di fronte a una domanda di banda ultralarga sempre crescente, il Trentino rimanga nel fondo delle graduatorie di percentuale di territorio coperto dalla fibra rispettivamente a 30 Mbps e 100 Mbps, nonostante le grandi operazioni di marketing di Trentino Network, braccio tecnologico della Provincia di Trento che insistono imperterriti a raccontare di un Trentino quale Silicon Valley italiana.

La realtà racconta che a Trento e a Rovereto si può essere soddisfatti, vista l’ampia diffusione della banda ultralarga: grazie tante! - aggiungiamo noi: si tratta di zone nere, quelle in cui gli operatori hanno buone possibilità di vedere ritorni dai propri investimenti.

La partita vera, quella dell’autentico sviluppo tecnologico del territorio, si gioca nelle zone bianche, quelle difficili da raggiungere, quelle in cui c’è poca convenienza ad investire, e dove è l’ente pubblico (leggi Trentino Network, secondo la prima mission aziendale che poi è stata adeguatamente corretta in seconda battuta) che ha il dovere di investire per fornire i servizi a tutta la popolazione, e dove invece si naviga a manovella.

L’esplosione della domanda di banda

Si fa un gran parlare di servizi TV on demand: da Netflix, a Now TV, passando per Amazon Prime Video, che hanno avuto un boom di diffusione negli ultimi mesi, grazie anche alla grande qualità della loro offerta di contenuti. Gli utenti di Sky o di Mediaset Premium possono vedere i contenuti dei loro abbonamenti anche su PC, tablet o smartphone.

Piattaforme musicali come Spotify ormai hanno preso il sopravvento sulla fruizione della musica, mettendo in forte crisi le vendite di CD.

Non c’è persona che non abbia inviato o ricevuto tramite WhatsApp un qualche messaggio vocale, o video, o che non abbia conversato con i parenti lontani mediante Skype o FaceTime.

Aumenta anche l’uso di programmi cosiddetti di cloud computing, con cui c’è la possibilità di salvare in rete (e ritrovare collegandosi da qualunque altro accessorio connesso ad Internet) i propri documenti.

Tutto ciò, che poco più di un anno fa sembrava essere appannaggio di una fascia estremamente giovane (con l’eccezione di qualche adulto non ancora decisosi a diventare tale), ora è diventato di massa. Nelle famiglie è sempre più frequente l’uso di questi servizi, contemporaneamente da parte di più utenti. Per questo le vecchie connessioni ADSL a 20 mega (quando va bene) non bastano più: quelle erano concepite per quando in casa si accedeva ad Internet solo da uno, massimo due computer. Ora con smartphone e tablet si possono avere anche 3-4 device collegati contemporaneamente, e con 20 mega si fa poco.

Per farla breve, utilizzando un paragone agricolo, sta aumentando vertiginosamente la terra da coltivare, ma la rete di irrigazione dei campi non si sviluppa di pari passo.

Un timido trend di crescita

Qualche anno fa Trentino Network era partita lancia in resta, facendo la dorsale, cioè l’autostrada informatica. Ma si è fermata prima della costruzione dei caselli, come abbiamo detto più volte, che sono pochi e che per lo più sono collegati alla Pubblica Amministrazione.

I suddetti caselli, in gergo tecnico, costituiscono la cosiddetta rete di collegamento, che stava per essere realizzata mediante la fondazione di Trentino NGN; ma Bruxelles, sentendo puzza di aiuti di Stato, non ha gradito la presenza di Telecom nella neo costituita società e ha bocciato il progetto. Tale rete sarebbe stata unica, e messa a disposizione di tutti gli operatori che ne avessero voluto far uso, a condizioni eque.

La situazione attuale di copertura di territorio in Italia della fibra ottica
Regione30 Mbps100 MbpsDato Aggregato
Calabria70,30%0,00%70,30%
Puglia68,10%0,80%68,90%
Basilicata54,50%0,00%54,50%
Lombardia31,70%17,70%49,40%
Sicilia47,10%1,10%48,20%
Campania43,70%2,30%46,00%
ITALIA38,10%4,60%42,70%
Sardegna42,50%0,00%42,50%
Abruzzo38,50%0,40%38,90%
Toscana33,90%4,80%38,70%
Emilia Romagna35,20%2,40%37,60%
Marche36,10%0,90%37,00%
Liguria35,10%1,40%36,50%
Lazio 35,10%0,70%35,80%
Veneto29,90%2,30%32,20%
Provincia di Bolzano11,30%17,90%29,20%
Friuli Venezia Giulia28,40%0,40%28,80%
Piemonte23,80%3,50%27,30%
Umbria22,60%3,50%26,10%
Provincia di Trento11,80%12,10%23,90%
Molise23,40%0,00%23,40%
Valle d'Aosta10,40%0,00%10,40%

Il risultato, invece, è stato che Telecom, Vodafone e Fastweb si sono arrangiati a posare la fibra mediante tecnologia FTTC (vedi glossario) per conto loro nelle zone in cui sono certi di realizzare vendite. Guardando i dati tra 2016 e 2017 non si può negare che un miglioramento ci sia stato: nella tabella che raccoglie i dati esposti sul sitobandaultralarga.italia.itquell’11,80% di territorio coperto da fibra a 30 Mbps e quel 12,10% a 100 Mbps, nel 2016 erano rispettivamente 8,3% e 1%: insomma, un trend in crescita, seppur timida.

La mappa della diffusione della rete in fibra ottica in Trentino: 30 Mbps
La mappa della diffusione della rete in fibra ottica in Trentino: a 100 Mbps

Guardando le mappe, si noterà rispetto all’anno scorso una piccola evoluzione della situazione. Ma da qui a dire che navighiamo nei Megabit per Secondo (l’unità di misura della velocità delle connessioni) ce ne passa. Confrontate pure queste mappe con quelle pubblicate a settembre del 2016 da QT e noterete come effettivamente qualcosa sia migliorato, ma sempre e solo nelle zone a maggior interesse di mercato.

Open Fiber

Cartelli di Open Fiber sui portoni delle case trentine

Si diceva che sarebbe stata Roma ad intervenire, con un grosso finanziamento per le aree bianche (47,7 milioni di euro stanziati dal governo Renzi). E in effetti, ad agosto 2017, Open Fiber, nato da un accordo tra Enel ed altri operatori, ha vinto il secondo bando di gara per la posa della rete della Banda Ultralarga nelle zone a fallimento di mercato, comprese quelle della Provincia di Trento.

Dove possibile questo operatore si propone di portare la tecnologia FTTH, ossia fibra ottica, fino al contatore di casa. Si tratta di una tecnologia molto più performante, in quanto l’assenza di tratti in rame migliora di molto la velocità di connessione e permette, in prospettiva, di portare nelle case connessioni dell’ordine di grandezza dei Gigabit per secondo.

E se proprio non fosse possibile arrivare con i cavi, si proverà a offrire un collegamento con la fixed wireless, una tecnologia senza fili in grado di offrire almeno 30 Mbps, ma che secondo alcuni esperti può arrivare anche a 100.

Molti cittadini a Trento e provincia avranno letto alcuni cartelli sui portoni di casa che annunciavano i sopralluoghi di Open Fiber per valutare la fattibilità del progetto.

In caso di esito positivo, il cittadino non pagherà nulla: la posa verrà eseguita direttamente da Open Fiber che poi metterà a disposizione degli operatori (Vodafone, Wind e Fastweb in primis) la fibra posata a condizioni eque. È quello che doveva essere fatto inizialmente da Provincia e Trentino Network, salvo poi cambiare improvvisamente idea, come raccontato da QT negli anni passati.

Ma come fanno questi signori a realizzare ciò che Trentino Network non è riuscita o ha rinunciato a realizzare nonostante la grande propaganda di inizio progetto?

Open Fiber ha il vantaggio di poter usufruire della rete elettrica di Enel, molto capillare: sarà quindi assai meno costoso raggiungere con la fibra ottica un elevato numero di case. Insomma, un progetto ambizioso che promette di risolvere il digital divide, quel fossato tecnologico che divide le città di fondovalle dai comuni di montagna.

Ma è davvero utile tutto questo?

Come si è detto, nell’ultimo anno la diffusione dei servizi online che richiedono grandi disponibilità di banda è esplosa nelle case, negli uffici e nelle strutture turistiche. Oltre ai già citati servizi online, dobbiamo pensare che bar e alberghi non possono ormai negare agli avventori la connessione WiFi, pena la perdita di clienti.

Per non parlare dei ristoranti, che godono dell’opportunità di ricevere un po’ di promozione gratuita e spontanea da parte dei clienti stessi: non c’è piatto che non venga fotografato e condiviso su Instagram prima di essere mangiato, e questo, piaccia o no, è pubblicità gratuita per il gestore, se sa far bene il suo lavoro.

Tutto ciò richiede banda larga, larghissima, e se si vuol stare coi tempi, bisogna darsi da fare.

Open Fiber sembra avere un progetto interessante in questo senso. Staremo a vedere.

Glossario

Zone Nere: zone dette anche a successo di mercato, in cui la domanda di un determinato servizio è tale da rendere appetibile l’investimento di operatori privati per offrire quel servizio.

Zone Bianche: zone dette anche a fallimento di mercato, in cui la domanda di un certo servizio non promette ad eventuali operatori privati di avere ritorni da investimenti. In questi casi, il settore pubblico interviene, per garantire quel servizio alla popolazione.

Fiber to the Cabinet (FTTCab): la fibra termina presso un nodo intermedio della rete di accesso su portante fisico (rame) esistente, tipicamente gli armadi di strada. La maggior parte dei servizi fibra oggi in vendita dai maggiori operatori consiste in questa tecnologia. La banda nominale garantita è 30 Mbps in download (quando scarichiamo dalla rete al computer) mentre è 3 Mbps in Upload (quando carichiamo qualcosa sulla rete). Gli operatori, a seconda della qualità delle linee, possono offrire servizi fino a 100 Mbps in download e 20 Mbps in upload. La banda minima garantita (da contratto) è comunque al massimo 1 Mbps in entrambe le direzioni d’uso: la suddivisione fra vari clienti può costringere l’operatore a frazionare la quota di banda a disposizione dell’utente.

Fiber to the Home (FTTH): la fibra termina presso un punto di terminazione ottico interno all’unità immobiliare. La fibra arriva direttamente sul modem/router di casa. Mediante questa tecnologia si può garantire una banda più ampia dei 100 Mbps, vista l’assenza o la trascurabilità delle dispersioni del rame.

Fixed Wireless: tecnologia senza fili basata su trasmissioni a frequenza 28 GHz. Permette di raggiungere zone difficili o impossibili, per ragioni geografiche, da connettere fisicamente alla rete. È una tecnologia che dovrebbe consentire di fornire almeno 30 Mbps, ma molti esperimenti nel mondo confermano di essere in grado di superare i 100 Mbps.