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QT n. 5, maggio 2016 Trentagiorni

Chernobyl 30 anni dopo

Valentina Lovato

Durante la notte del 26 aprile 1986 avvenne a Chernobyl quello che risultò il più grave disastro nucleare mai successo; l’esplosione di un reattore, nella centrale situata nel nord dell’Ucraina al confine con la Bielorussia, causò la dispersione di un’immensa quantità di isotopi radioattivi nell’atmosfera, di cui si subirono le conseguenze anche in Italia.

A trent’anni di distanza anche a Trento si è voluto ricordare l’episodio con un convegno tenutosi il 29 aprile presso il dipartimento di economia, dal titolo “Chernobyl +30 e l’energia del futuro”.

I relatori hanno illustrato il contesto in cui si svolse l’incidente e le conseguenze nei decenni successivi: da un punto di vista storico, energetico, sanitario, sociale, di correttezza dell’informazione.

Un’ampia interdisciplinarietà dell’insieme degli interventi, tutti o quasi comunque tendenti a focalizzare il multiforme rapporto del Trentino con il (lontano?) disastro. Temi della discussione: come il territorio del Trentino ne sia stato investito, su come la popolazione ne sia stata informata (in merito, significativo fu proprio il ruolo di Questotrentino), quali le contromisure sanitarie prese, come la comunità stia continuando tuttora a creare delle relazioni e a supportare con diversi mezzi gli abitanti delle zone colpite.

La ragione di questo tipo di anniversari sta, forse, non tanto nel ricordo ripetitivo e scolastico del come e del quando sia successo cosa; ma nella riflessione sul perché e sul come agire attivamente nel presente per incidere nel futuro. A iniziare dal grande tema dell’energia ovviamente, ma anche della democrazia, dell’informazione, della solidarietà.

Un incontro quindi all’insegna sì della divulgazione scientifica e del ricordo di quanti vissero quel particolare momento tra preoccupazione personale e impegno lavorativo; ma in cui si è lasciato doveroso spazio anche alle testimonianze di quei volontari che, da allora, si occupano di offrire un sostegno a coloro, soprattutto bambini, che ancor oggi devono convivere con le conseguenze di una catastrofe.