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QT n. 4, aprile 2015 Cover story

Nazisti su Facebook

Sulle pagine Facebook dei quotidiani locali - l’Adige in testa - una valanga di commenti xenofobi al limite del codice penale. Specchio di una società intollerante o una rozza manovra politica? E i giornali hanno una qualche responsabilità?

Che Facebook abbia preso la mano ad un sacco di gente è fuor di ogni dubbio. Tra complotti, notizie sensazionalistiche, inviti ai giochi più vari e diverse forme di stalking, il social network di Zuckerberg, almeno in Italia, è diventato l’equivalente digitale del Bar dello Sport (anche se i “cazzari” sono indubbiamente in numero maggiore). Perché prendersela, allora, se qualche volta pubblica contenuti di cattivo gusto, insultanti e minacciosi?

Prima di tutto perché per molte persone, Facebook “è” il web, o almeno la porta che su di esso si affaccia. Due terzi delle notizie di cui veniamo a conoscenza durante la giornata ci appaiono prima sul feed, la pagina principale. Poi perché Facebook ha la caratteristica di diffondere in modo virale i contenuti, a prescindere dalla qualità: un “bel” rutto raggiunge subito 10 mila persone.

Inoltre, che ci piaccia o meno, riviste di approfondimento come QT sono lette da una piccola élite; la massa della pubblica opinione si forma (anche) a partire dai post e dai like.

E in Trentino, qual è la portata dell’informazione sui social media?

Ci sono tre quotidiani (l’Adige, il Trentino, il Corriere del Trentino in ordine di tiratura), oltre a vari magazine come QT e Vita Trentina, la maggior parte dei quali hanno una presenza online, anche se in generale non sembrano credere molto nel web ed ancor meno nei social. Oltre ad essi cominciano a proliferare le testate che esistono solamente online, come TrentoToday, IlFatto24Ore o l’Adigetto.

Il principe delle presenze online tra i giornali stampati sulle sponde dell’Adige è... l’Adige. Con una tiratura di 25 mila copie, può vantare 80 mila “Mi piace” alla propria fanpage e c’è motivo di credere che essi siano autentici, grazie anche ad un’astuta attività di “marketing territoriale” a base di panorami dolomitici e record micologici che fanno breccia sicuramente anche nei cuori siciliani e lombardi. Pure il sito web, recentemente ridisegnato, è ben posizionato e questo ci permette di dire che l’Adige è senza dubbio il quotidiano più letto su tutti i canali da tutti i residenti della provincia di Trento.

Oltre a questo, è sicuramente il più interattivo: almeno 10/15 post al giorno sulla propria fanpage, un canale Whatsapp, commenti moderati sul sito web, ed una seguitissima rubrica di lettere al direttore. Possiamo ben dire che l’Adige rappresenta “la voce dei trentini” e parte della loro immagine verso l’esterno, come hanno dimostrato i commenti aggressivi da parte degli animalisti di tutta Italia nelle fasi acute del caso Daniza, concentrati in particolare verso questo giornale.

Fine dei complimenti.

Lo sfogatoio

L’Adige è anche la più grande vetrina esistente sul territorio provinciale per gruppi e gruppetti xenofobi che, protetti dall’anonimato o da profili più o meno riconoscibili, sfogano la loro rabbia verso lo “straniero” che per essi è indistintamente il profugo, il clandestino, il rapinatore, l’imprenditore albanese e il farmacista congolese.

Non abbiamo paura a definire indegne alcune di queste discussioni, che pure sfiorano la soglia dell’illegalità. Ci interessa anche relativamente il fatto che vengano sanzionati o censurati i singoli interventi, anche se abbiamo un nostro punto di vista sulla effettiva responsabilità delle testate e sui metodi efficaci che possono (se vogliono) adottare per combatterli, come discusso nel box “Le responsabilità” in basso.

Il fulcro della nostra analisi ne riguarda le motivazioni. Davvero queste piazzate sono rappresentative della “pancia” dei trentini? Siamo diventati un popolo di nazisti mangiacanederli?

Il periodo in cui abbiamo svolto una vera e propria osservazione del fenomeno va da agosto 2014 a gennaio 2015; poi, dobbiamo confessarlo, ci siamo stufati di leggere sempre gli stessi insulti. Lo studio si è concentrato prevalentemente sul social network Facebook, in quanto gli interventi sul sito web erano in qualche misura moderati: l’approvazione ritardata, spesso di ore, e il dubbio di essere censurati ha spinto sempre più lettori verso l’altro canale di discussione, tanto che negli ultimi mesi il sito appare quasi silente.

Le notizie che eccitano la fantasia dei razzisti sono immediatamente riconoscibili: sono tutte quelle che raccontano un peggioramento dello status quo, un fatto di cronaca, un attentato, una rissa tra ubriachi; la cosa è talmente evidente da aver fatto nascere il motteggio “Che è colpa degli immigrati lo ha già detto qualcuno?

Oltre a questo, ovviamente, ogni buona notizia di accoglienza e integrazione, specie se corredata da foto di gente di pelle scura, suscita l’effetto contrario: non c’è niente di meglio di un bel post “no al razzismo” per scatenare orde di cugini di Hitler.

I nomi degli autori dei commenti variano nel tempo, anche se si incontrano alcune “celebrità” che si ripresentano con frequenza e che commentano gli articoli di entrambi i quotidiani. Siamo nell’ordine delle centinaia di commentatori, molti dei quali si limitano al solo “mi piace”: pochi per contarli come rappresentativi, ma troppi per definire il fenomeno sporadico. In virtù di questo, le discussioni a tema razzista sono state tra le più seguite, movimentate e condivise degli ultimi mesi.

Argomento
ArgomentoDataMi piaceCondivisioniCommenti
Bici rubate, arrestato tunisino26/08/201423011649
Scossa di terremoto28/08/2014787713
Niente bonus bebè agli immigrati30/10/2014411122102
Grande match dell'Aquila26/10/2014158114
Spaccio e furti di bici in piazza Dante12/12/201422169104
Niente neve, in crisi lo sci02/12/20141627136

Nella tabella sopra mostriamo alcuni esempi numerici, confrontando l’andamento delle discussioni legate ai temi dell’immigrazione (puntualmente degenerate) con altre discussioni molto seguite avvenute nello stesso periodo.

Le conseguenze del fenomeno

Questi dati sono stati raccolti nel corso dei mesi, e purtroppo il lettore non può verificarli in modo immediato, dal momento che i quotidiani procedono con una selezione a posteriori dei post, conservando solo quelli relativi ad argomenti neutri come i panorami di montagna, le vittorie sportive e le legnaie (!). Noi tuttavia conserviamo evidenza di ciò che affermiamo e possiamo metterla a disposizione dei lettori che la richiedessero.

A livello puramente numerico, le discussioni “degenerate” rappresentano una minoranza trascurabile sul numero dei post: circa 30 in tutto il periodo considerato, a fronte dei 10-15 che possono essere pubblicati in una singola giornata. Tuttavia è proprio il volume di traffico generato a renderle rilevanti, anche in virtù del principio di selezione di Facebook per cui “la notizia più discussa è più interessante” e quindi viene mostrata un maggior numero di volte.

Se inizialmente la nostra attenzione è stata focalizzata interamente sull’Adige, ci siamo accorti che negli ultimi tempi anche sulla pagina del Trentino si è verificata la medesima situazione: un post a tema immigrazione, un titolo che attira l’attenzione e spazio libero ai fanatici. Ci auguriamo che non si sia trattato di un caso di contagio, considerando il fatto che gli interventi più duri sono arrivati da quelle stesse persone che si distinguevano sulla pagina dell’Adige.

Il Corriere del Trentino, infine, non espone le proprie notizie su Facebook in quanto dorso locale di un quotidiano nazionale.

Ci siamo chiesti quale possa essere l’impatto a livello sociale di questi eccessi verbali. A giudicare da alcuni segnali recenti, secondo cui degrado e sicurezza sono visti come i problemi più impellenti in particolare nella città di Trento (pensiero che diverte molto gli occasionali foresti a cui viene raccontato) questo impatto potrebbe essere sottovalutato. Ciò di cui siamo sicuri è che alcuni cittadini di origine straniera ne vengono offesi, al punto da intervenire nella discussione.

Si conferma quindi il principio per cui un giornale può rappresentare l’immagine di una città e, nel bene e nel male, la voce dei cittadini. A questo proposito vorremmo osservare che l’abitudine dei nostri giornali di solleticare i pregiudizi non nasce con Facebook, ma affonda le sue radici nella composizione degli “strilli” delle locandine. La nostra stessa iniziativa nasce in modo casuale, osservando una locandina che titolava “Rissa tra islamici” (l’Adige, 21 luglio 2014). All’epoca ci chiedemmo se lo sgradevole episodio fosse nato da un diverbio sull’interpretazione del Corano, cosa che appariva quantomeno improbabile; dunque perché “islamici”?

Sembra che un certo linguaggio allarmista e superficiale sia caratteristico della cultura di alcune testate, se pensiamo al titolo a 12 colonne “Arrivano altri 150 profughi” uscito il 19 dicembre. Probabilmente la redazione dell’Adige ha poca familiarità con la Carta di Roma, il codice di autoregolamentazione firmato dall’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione della Stampa, che prescrive di “evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti” e mette in guardia contro “il danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati”.

Tra le varie conseguenze del fenomeno c’è, con ogni probabilità, una deriva di carattere politico. Non pensiamo assolutamente che la trascuratezza con cui vengono gestite queste pagine sia parte di una strategia di propaganda: sarebbe ridicolo, e se ci fosse l’intenzione di supportare determinate aree politiche i giornali potrebbero farlo in modo molto più efficace. Si parla piuttosto di una conseguenza parassita, in cui sono forze minori che cavalcano i toni della discussione per volgerli a proprio vantaggio.

In tanti ci hanno obiettato che poche voci fanatiche su Internet non possono spostare voti in modo significativo. Non siamo d’accordo: poche voci fanatiche, amplificate dall’ignavia dei mezzi di comunicazione, possono convincere il Trentino che la sua sicurezza è minacciata da forze oscure e di essere in balia di una criminalità che le statistiche smentiscono. Anche le forze politiche di maggioranza, prese in contropiede, possono fare l’errore di accettare il confronto sul terreno cosiddetto di “sicurezza e degrado”. Le prossime elezioni comunali della città di Trento, previste per maggio, ci riveleranno se la trappola è scattata.

* * *

Hanno collaborato Salvatore Leo e Gian Paolo Mazzola

So io come fare

Le soluzioni ai problemi dell’immigrazione proposte dai lettori più “vivaci”

- Due taniche e un accendino...

- Una bella bomba... proprio in mezzo a loro

- Chiuderli in un garage e poi giu di gasssssss

- Sbatteteli nei forni!

- L’inceneritore l’è en zona...

- Albanesi di merda, na peada per rispedirli a so casa

- Ma nel mondo, è finito il napalm?

- Potrebbero stare lì ancora qualche settimana così poi sono belli congelati pronti da sotterrare...

- 2 molotov???

- Caricateli sui carri bestiame...!

- Castrazione obbligata per entrare in italia e risolto il problema

- Quanto sapone sprecato, questa feccia mi sta sporcando il monitor

- O prendi sta gente (il più neri o cmq albanesi extracomunitari ecc.) e li molli fuori a pedate o non cambia nulla!

- Bello skifo... così il turismo scomparirà del tutto con questa feccia

- Fanculo agli africani bruciateli se nn sapete dove metterli ma non vicino alle nostre case!

- Per me si possono sparare in bocca direttamente

- L’unico posto in cui accoglierei i Rom sono i forni crematori

- Portano solo malattie,rogna,puzza,miseria,delinquenza e piaghe !

- Invece che dare multe mandassero i celerini a spaccare culi in piazza Dante...manteniamo queste mmerde che delinquono mentre noi facciamo la fame...

- Il Trentino, regione meravigliosa, invaso da questi esseri sottosviluppati!!! Se non vogliamo che continuino ad aumentare i casi di tubercolosi, di lebbra, di Aids etc., se non vogliamo che continuino ad aumentare i casi di furti, se siamo stufi che gli africani vengano mantenuti senza far nulla, dobbiamo rimandarli a casa loro e smettere di accoglierli con il tappeto rosso!!!

- Devo solo smaltare bene il forno all’interno dopo possono venire!!!!

- Ma che razzisti. Il razzismo è verso gli esseri umani. E i rom, volontariamente, si escludono dalla categoria.

- Alle docce

Le responsabilità

La responsabilità per affermazioni volgari, razziste e crudeli (“Portiamo gli extracomunitari ai forni”) è senza dubbio di chi le pronuncia e di chi le scrive, anche se si illude di nascondersi dietro la frase “Siamo in un paese libero e questa è la mia opinione”. Ciò non toglie che ci siano delle realtà che a queste persone forniscono un megafono, una via di amplificazione non indifferente, e delle altre realtà che hanno il compito di vigilare ed intervenire nel caso in cui siano commessi reati.

Da questo punto di vista, la discussa legge 25 giugno 1993, n. 205, nota anche come “Legge Mancino”, punisce “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” ed è indubbio, sulla base degli esempi forniti, che si ricade in questo caso.

Dunque siamo di fronte ad un’illegalità, anche se difficile da perseguire in quanto eccessivamente frammentaria e “non troppo dannosa”, per lo meno prendendo in considerazione il singolo individuo. In ogni caso, a chi spetterebbe intervenire?

Il social network Facebook è una piattaforma enormemente articolata, regolamentata da una serie di norme interne (con valore di contratto) che gli utenti accettano più o meno inconsapevolmente. Riportiamo di seguito le norme che si applicano al nostro caso:

- “Il gestore della Pagina è responsabile della conformità della stessa con le leggi, gli statuti e le normative vigenti in materia”. (Condizioni d’uso delle Pagine)

- “Al gestore viene richiesto di limitare l’accesso alle Pagine (attraverso le funzionalità messe a disposizione da Facebook) laddove opportuno per adempiere alle leggi applicabili e alle normative di Facebook, compresi gli Standard della comunità.” (Condizioni d’uso delle Pagine)

- “Facebook rimuove i contenuti che incitano all’odio, compresi quelli che attaccano direttamente una persona o un gruppo di persone in base a razza; etnia; nazionalità di origine; affiliazione religiosa; orientamento sessuale; sesso; disabilità o malattia”. (Standard della comunità)

Infine, viene affermato un fondamentale principio:

- “Le organizzazioni e le persone impegnate a promuovere l’odio contro questi gruppi protetti non possono avere una presenza su Facebook. Come per tutti i nostri standard, confidiamo nelle segnalazioni della nostra comunità per individuare questi contenuti”.

Ecco quindi che, conformemente ai desideri del social network, abbiamo proceduto più volte a segnalare contenuti che ci sembrassero palesemente “attaccare persone o gruppi in base a razza religione etc.”. Risultato? Nulla.

La risposta era invariabilmente: “Grazie per il tempo dedicato alla segnalazione di un contenuto che secondo te potrebbe non rispettare i nostri Standard della comunità. Le segnalazioni come la tua sono fondamentali per rendere Facebook sicuro e accogliente. Abbiamo analizzato la foto che hai segnalato per molestie e abbiamo stabilito che non viola i nostri Standard della comunità”.

Il problema è noto a livello generale, come riferisce un articolo di Internazionale a firma di Christian Raimo.

L’impressione è che Facebook preferisca censurare le nudità piuttosto che gli attacchi a sfondo xenofobo, per motivazioni che non staremo a discutere, e non vi si può fare affidamento per limitare questo genere di comportamenti.

Ad ogni modo, sempre secondo le condizioni di uso del network, “il gestore della Pagina è responsabile della conformità della stessa con le leggi, gli statuti e le normative vigenti in materia”. Questo fa ricadere un bel peso sulla redazione social dei quotidiani stessi, del quale forse essi stessi non sono consapevoli. Ecco alcune risposte ricevute da parte delle redazioni:

- “Sul nostro sito moderiamo tutti i commenti. Qui su Fb cerchiamo di farlo, ma ci risulta impossibile (se tu ora vai a inserire un commento in un link che abbiamo pubblicato solo ieri non lo vedremo mai...). Nel tempo abbiamo pubblicato parecchie volte una netiquette per i commenti. Vedremo di postarla nuovamente (non possiamo metterla tutti i giorni, sarebbe noioso...)”. (21 gennaio)

- “Dovremmo pubblicare solo foto di panorami per non andare incontro a prevedibili commenti. Qualche giorno fa abbiamo eliminato un commento razzista su una notizia riguardante i dati delle nascite in Italia”. (19 febbraio)

- “Non appena notiamo che il dibattito prende una piega violenta o inneggiante ai totalitarismi di ogni sorta, o ai fanatismi razzisti, od altro, interveniamo immediatamente rimuovendo i contenuti eccessivi, o addirittura chiudendo il forum di dibattito. Non sempre, però, si riesce ad intervenire in tempo, perché questo richiederebbe un monitoraggio continuo, giorno e notte, impossibile da effettuarsi”. (13 novembre 2014)

In merito a quest’ultima affermazione ci piacerebbe capire come una redazione di professionisti non riesca a fare ciò che tre-quattro persone animate da buona volontà sono riuscite ad operare nei ritagli di tempo...

Ad ogni buon conto, speriamo di fare cosa gradita segnalando alle redazioni dei quotidiani trentini che gestiscono una pagina Facebook la sezione dedicata alle tecniche di moderazione.

La cosiddetta “moderazione”, cioè l’intervento di una autorità superiore che può redarguire o sanzionare i comportamenti fuori dalle regole, è una delle basi di Internet fin dalla sua nascita. Si lascia molta libertà all’utente in cambio dell’autoregolamentazione, ma è previsto un intervento di riparazione nel caso in cui il meccanismo fallisca.

Resta da spendere una parola sul ruolo della Polizia Postale, che è l’organo deputato alla vigilanza in questi casi. Una prima segnalazione informale non ha sortito effetto; un successivo approfondimento sul sito della PS ha evidenziato come i reati che destano preoccupazione siano quelli di tipo finanziario (phishing, frodi di e-commerce), le intrusioni nei sistemi informativi, le attività pedopornografiche e di adescamento dei minori; i comportamenti antisociali e di odio non sono ancora rientrati nel radar.

D’altra parte, coinvolgere l’autorità per un problema di questa portata ci è sembrato un inutile spreco di risorse pubbliche, visto che, come già detto, esiste una soluzione appropriata ed economica, rappresentata dalla moderazione e dall’introduzione di un codice di comportamento, e per questa ragione abbiamo rinunciato ad approfondire.

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Articoli attinenti

Nello stesso numero:
Un anno di CasaPound a Trento
Osservatorio contro i fascismi

Commenti (23)

@Tor... natene a casa ;) Alfiero Santarelli

Ah bé certo, me lo vedo uno che usa Tor per commentare su Facebook ;) Espertone...

x Smanettone & Santarelli Tor

Al giorno d'oggi ci sono dei programmi facilmente scaricabili da internet, come ad esempio TOR, che rendono non tracciabile l'indirizzo IP. Vita dura per chi deve risalire a calunnie o ingiurie sul web...

Puri dati - dati aperti! :) Alfiero Santarelli

Per chi vuole approfondire, ecco il mio archivio delle discussioni a tema immigrazione rilevate sulle pagine Facebook di Adige e Trentino.
http://bit.ly/QT_aprile_cover

@Peppe G: d'accordo con te su tutto Alfiero Santarelli

Caro Peppe, è come dici: la Gazzetta di Mantova ha dimostrato il modo corretto di agire, "sanzionando" uno per dare l'esempio a molti, e usando anche un filo di ironia.
Il tema dell'articolo, nonostante il titolo, non è il ritorno del nazismo (il titolo è provocatorio) ed è, come sottolinei, dedicato al tema della responsabilità. Personale per quanto riguarda i commentatori, morale o professionale per quanto riguarda le testate.

@sperodisbagliarmi Peppe G.

E' vero che l'articolo argomenta di razzismo e nazismo come temi principali. Ma all'interno dell'articolo ci sono 2 pagine ( pag. 12 e pag. 13 ) dove si parla delle responsabilità delle affermazioni volgari, della moderazione dei commenti, della gestione delle pagine web eccetera . I commenti ''tecnici'' sono riferiti ovviamente a questo argomento, che evidentemente ha suscitato più interesse dell'articolo principale sul nazismo.

spero di sbagliarmi...

A me invece stupisce il “contenuto tecnico” della maggior parte di questi commenti.
Sembra quasi che del tema dell’articolo (il razzismo, il fascismo, la maleducazione sull’Adige ecc.) non ne importi nulla a nessuno.
Ma questo probabilmente fino a che l’articolo non sarà on-line!
Mi sbaglierò ma se qualcuno delle foto che identificano i profili di Facebook riportate nell’articolo si riconosce e/o lo viene a sapere, qualche commento da “moderare” ve lo ritroverete di sicuro… e anche se i “ragazzi” di CasaPound leggeranno “dalla goliardia alle botte” (medesima rivista) qual cosina da dire (e da moderare) ci sarà.
Ma forse mi sbaglio e mi piace credere che Questo Trentino venga letto anche da chi non la pensa a “sinistra”.

@ Santarelli Chiamasi ©oerenza ??? David Hume

Mi domando come si possa dapprima sostenere che “Filtrare uno per uno i commenti è una pia illusione” e poi elogiare con cotanta enfasi l’attività del webmaster della Gazzetta di Mantova ( quella di filtrare uno per uno e rispondere personalmente alla Signora Luana Manganelli).
Per quanto riguarda lo stupore del Signor Santarelli inerente l’orientamento dei commenti (anche se non sono parte in causa e anzi ho apprezzato questo articolo e i commenti in esso contenuti) rispondo che potrà anche essere vero che si guarda il dito e non la luna ma i lettori più attenti di QT apprezzano la coerenza tra il dire e il fare (o il non fare) e cioè il dire che ci sono commenti inopportuni su altri giornali e il “non fare” autocritica sul proprio!
Confucio diceva : “Sii molto cauto nel parlare, perché tu non abbia a vergognarti se le tue azioni non fossero state poi all'altezza dei discorsi.”

@Santarelli Peppe G.

Io credo che il moderatore della Gazzetta di Mantova abbia fatto eccellentemente il proprio lavoro . E chi se ne frega se la signora/signorina parla di attentato alla democrazia . Così facendo il moderatore ha tutelato sia la propria testata che l'incauta commentatrice .

Eppure è così semplice Alfiero Santarelli

Proprio oggi la Gazzetta di Mantova è assurta agli altari di internet dimostrando con una (1) risposta come si possono evitare comportamenti degeneri.
http://on.fb.me/1ItM6Oj
Meditiamo, gente, meditiamo...

Ottimisti... Alfiero Santarelli

Filtrare uno per uno i commenti è una pia illusione, già difficile per un sito come questo, impegnativo per il portale di un quotidiano, follia pura per un social network, per una pura questione di tempo e risorse. Al massimo si decide di "bandire" gli utenti non disciplinati.
Pur non essendo un redattore di questa rivista, provo una viva curiosità nel notare come TUTTI i commenti siano orientati a criticare la gestione dei commenti da parte della rivista medesima, anziché dei giornali oggetto del reportage. A me viene in mente quella del dito e della luna ;)

@ Giangi David Hume

Penso che non siacolpa del webmaster (che di solito non dovrebbe essere il moderatore) ma della scelta del tipo di moderazione fatta da QT.
Interessante quanto scrive l'Huffingtonpost...
http://www.huffingtonpost.it/p/moderazione-dei-commenti.html

Moderatori inadeguati Giangi

Io mi sento di dire che i moderatori o i webmaster di molti siti web sono inadeguati e non fanno bene il proprio lavoro. Non pubblicare certi commenti non è mettere un freno alla democrazia, si tratta solo di tutelare sia chi viene offeso che chi offende. Infatti anche ( soprattutto ) chi offende ( che probabilmente lo fa con leggerezza, senza sapere bene i rischi che corre ) ha bisogno di qualcuno che lo tutela dai possibili guai giudiziari che causa ignoranza può avere . E inoltre non capisco i siti dove i commenti vengono pubblicati senza prima essere letti e moderati, come si fa a esercitare il controllo in questi casi? Purtroppo anche il blog di QT funziona così, a me pare una leggerezza colossale ma probabilmente mi sbaglio. Mi piacerebbe sentire cosa mi dice in merito il webmaster di QT... Insomma, il web è un mare troppo grande per impedire che vengano scritti commenti inopportuni, inadeguati, offensivi e censurabili. Ma se non si può impedire di scrivere, si può per fortuna impedire la pubblicazione. E qui entra in gioco il webmaster o il moderatore, che può veramente fare in modo che un blog sia un punto di incontro e di confronto o , viceversa, che diventi un postaccio dove la gente non fa altro che insultarsi e minacciarsi .

@Sig. Smanettone Alfiero Santarelli

Caro signor Smanettone-moderatore,
Penso anch'io che le fonti di informazione debbano interrogarsi sulle proprie responsabilità. Ma non spetta a me dare la risposta.
Sul valore e l'abuso dei social media vorrei citare una battuta che gira in questi anni: "Un bambino con uno smartphone ha accesso a più informazioni di quante ne avesse, pochi anni fa, il presidente degli Stati Uniti. Usiamo questo dono per scambiare foto di gattini e insultarci con gente sconosciuta."

@ Alfiero Santarelli Smanettone

Egregio Signor Santarelli,
premetto che non ho affermato che il suo dettagliato articolo fosse “una sterile rivalsa nei confronti dell’Adige” ma che piuttosto lo sembrasse.
Impaginazione e stile mi hanno dato questa impressione .
E ho pure notato la simpatica “divisoria” che ha posto tra la prima parte (molto ben descritta della bravura mediatica e “virtuale” dell’Adige) e la seconda parte , dove descrive le criticità del fenomeno che comincia dove scrive… “fine dei complimenti”!
Avendo Lei fatto un attenta disamina del fatto, mi sarei aspettato di trovare alcuni spunti per la soluzione del problema, anche se immagino sia argomentazione più da “addetti ai lavori” e non di interesse dei lettori di QT.
E ovviamente non nego che mi sarei anche aspettato un minimo di “autocritica” (pensavo Lei fosse un giornalista di QT) e per questo ho posto la domanda (senza alcuna polemica) “Ma QT non ha colpe?” alla luce del fatto che proprio sui commenti postati su questo blog era già stato fatto un articolo da Carlo “Tòs” Dogheria
http://www.questotrentino.it/articolo/14417/dicono_di_lei_lavis.htm
E tale domanda (mi rendo conto che la mia è una “deformazione professionale”) mi sento di riproporla. .
Mi spiego, tralasciamo l’argomentazione, sia essa quella dei “Fascisti” o dei “ contadini infuriati”, di chi è la colpa dei commenti inopportuni o “illeciti”?
Non vi è una corresponsabilità da parte di chi scrive su argomenti che solleticano la pancia del genere umano anziché del cervello? Di come viene posto l’argomento? I giornali e il giornalismo è immune da tali colpe?
A queste domande non è stata data una chiara risposta e per questo mi sono permesso di affermare che nell’articolo l’autore “sembra non aver trovato risposta –“…
Questo non è voler far emergere quello che Lei descrive come “coscienza sporca” ma bensì uniformare il problema e indurre ad assumersi le proprie, seppur diverse, responsabilità!
Forse, in effetti, l’articolo (o la copertina) dava aspettative diverse e letture politiche, altre forse troppo tecniche e proprio perché conosco molto bene il film “Fascisti su Marte”, dove si dice “A mali estremi, estrema destra” ho personalmente caricato lo stesso articolo di una disamina più forte e le ho mosso delle puntualizzazioni più che delle obiezioni!
Nel link di Facebook da lei postato leggo una risposta dell’Adige sulla questione, che testè recita:
“Sul nostro sito moderiamo tutti i commenti. Qui su Fb cerchiamo di farlo, ma ci risulta impossibile (se tu ora vai a inserire un commento in un link che abbiamo pubblicato solo ieri non lo vedremo mai...). Nel tempo abbiamo pubblicato parecchie volte una netiquette per i commenti. Vedremo di postarla nuovamente (non possiamo metterla tutti i giorni, sarebbe noioso...). “
La mia domanda ora è perché a taluni (si veda il caso Paolo Serafini) viene oscurata la pagina Facebook mentre ad altri dove i commenti razzisti abbondano (ad esempio il citato quotidiano l’Adige) non si usa la stessa misura?
Ma forse mi sfugge qualcosa in quanto io sono esperto di forum e di blog.
Per quanto riguarda i social io la penso così:
https://www.youtube.com/watch?v=UKftOH54iNU
Cordiali saluti

Grazie a tutti Peppe G.

Grazie ai vari smanettone, Santarelli e gli altri che mi hanno spiegato meglio questi concetti, ragazzi ne farò tesoro e seguirò i vostri preziosi consigli! Inoltre sono pienamente d'accordo con voi sul fatto che ci dovrebbe essere più ''informazione'' su cosa si può e non si può fare quando si scrive in internet . Penso che la gente che scrive sui blog rischia talvolta di passare dei guai perchè non ha ben chiaro il limite che si può superare . A parer mio un bravo webmaster , ad esempio di una testata giornalistica online, dovrebbe moderare ed eventualmente censurare non tanto per limitare la libertà di espressione, ma principalmente e soprattutto per tutelare e difendere i propri lettori ( che sono un patrimonio del giornale ! ) quando senza rendersene conto fanno commenti sopra le righe. Rischiando di passare dei guai. E di mettere nei guai lo stesso webmaster e il giornale, ho letto di casi dove oltre a chi ha scritto il commento sono stati condannati anche i responsabili del sito per omesso controllo di quello che veniva scritto sul blog. Ciao a tutti !

Non ragioniam di lor, ma guarda e passa smanettone

Caro Peppe G.
In pratica è così!
Sta di fatto però che se un Pubblico Ministero o un Giudice per le indagini preliminari (se veda su wikipedia la differenza) possono dare il via all’ iter processuale è il Giudice che emette la sentenza finale.
Ergo se (e dico se) si possono ravvisare gli estremi di un reato tramite una querela potrai anche venire a conoscenza di chi ha postato i commenti in caso di processo penale, ma questo non vuol dire che siano colpevoli del “reato” da te ravvisato.
Neppure il tuo avvocato potrà darti questa granitica certezza. Ma solo la sentenza finale dell’ultimo grado di giudizio.
E i tempi sono infiniti mentre i gradi di giudizio sono 3 (ma non sono un esperto in giurisprudenza).
Traduzione molto terra terra… se io scrivo “Peppe G. è un pirla” e tu mi tiri in giudizio e la perdi molto probabilmente mi dovrai pagare anche le spese processuali . Tempo e denaro e mal di stomaco compresi!
Per quanto riguarda la paternità della linea telefonico è vero che magari la stessa è intestata , ad esempio al capofamiglia, ma è anche ovvio che l’accesso al pc di una famiglia lo fanno i famigliari che abitano in quella casa. E l’intestatario dovrà giustificarsi con il giudice. Io difficilmente vengo a casa tua a postare commenti su QT :) !
Stessa cosa vale per gli internet point (dove gli utenti vengono registrati) o per le aule informatiche (dove di solito si registrano le ore di chi utilizza questo o quel pc).
Tieni anche presente che gli indirizzi IP possono anche venir rubati ma di solito non sicuramente per postare “Peppe G. è un pirla” e postare sull’Adige o QT! Grazie a Dio non sono molti che riescono a commettere questo tipo di azione!
Inoltre tieni presente che l’uso di nick name (quali Peppe G. Smanettone, David Hume, Forca a 5 brancoim solo per citare gli ultimi elencati) come non permettono di identificare la persona allo stesso modo non danno il diritto di “sentirsi offeso”… Se tu scrivi “Smanettone è un figlio di P*****a” ciò non mi permetterà di presentare nei tuoi confronti querela in quanto il nick “smanettone” non identifica la mia persona con relativo nome e cognome che appartiene solo a me.
Diverso se scrivi il mio nome e cognome e l’offesa/ingiuria/calunnia di seguito.
Se vuoi postarmi il link dei post in questione posso essere più preciso nella mia personale interpretazione.
Comunque accetta questo mio disinteressato consiglio… io evito di mettermi in discussione con persone che non valgono la pena e molto difficilmente le persone mi calunniano o mi offendono se non sono parte in causa di una discussione.
La gente non ha ancora capito la pericolosità di internet, dove tutto viene registrato e dove tutti pensano di essere impuniti nascondendosi dietro una tastiera.
Ed essere coinvolti in una vertenza giudiziaria, a torto o a ragione è un dispendio di tempo e di denaro infinito!
Oltre al mal di fegato e alle notti insonni che dovrai passare.
Si sa come si entra in tribunale ma non se ne sa come si esce.
Ne è la dimostrazione questo articolo http://www.questotrentino.it/articolo/14491/l_inchiesta_elogiata_e_condannata.htm
Per questo concordo in pieno con quanto a te risposto da Alfiero Santarelli
ciao

@Peppe G.: meglio l'ironia Alfiero Santarelli

Caro Peppe,
Per non aggiungere altra carne al fuoco le dico la mia: se cominciamo a denunciarci per gli insulti via internet è finita ;)
Proprio nel corso dell'attività descritta nel reportage me ne sono sentite dire di tutti i colori e l'arma di difesa è stata l'ironia. Tra l'altro, spesso chi insulta è persona poco intelligente e nemmeno si accorge che lo pigli per il culo.

@Altro moderatore: tante parole, alcune giuste Alfiero Santarelli

Gentile ed anonimo "altro moderatore",
Grazie dell'attenzione riservata al mio articolo. Non sono un redattore di QT, sono un lettore (occasionale) che solo qui ha trovato lo spazio per argomentare le proprie obiezioni, e non si tratta certamente di una "sterile rivalsa nei confronti dell'Adige".
Mi fa sorridere il fatto che Lei abbia trovato il modo di trasformare l'argomentazione in una critica verso la presunta coscienza sporca della rivista medesima, ma è giusto che esprima tale opinione. Una precisazione: il titolo "Nazisti su Facebook" è una mia idea, che echeggiava intenzionalmente lo sketch satirico "Fascisti su Marte" del miglior Corrado Guzzanti. Di sicuro non temo le camicie brune in piazza Fiera. Mi rendo conto che messo in copertina fa un effetto diverso e si presta ad interpretazioni eccessivamente politiche.
Al di là delle ripetute obiezioni che Lei mi muove, siamo molto vicini nei punti di vista: suggeriamo di adottare una moderazione attiva nelle discussioni (e quindi non una censura, operazione alla quale sono assolutamente contrario), e riteniamo che i giornali debbano evitare di attizzare il fuoco su temi delicati. La disamina delle tecniche di moderazione, a me ben note in quanto, a mia volta, moderatore è stata evitata proprio per via della sua natura eccessivamente tecnica. Se lo desidera può leggere una proposta avanzata direttamente e in forma pubblica alla redazione online dell'Adige: http://on.fb.me/1CbHYdM
Vorrei soffermarmi sulla parte assolutamente più interessante del suo intervento: "col tempo quando si è capito “la linea editoriale o che aria tira” sullo spazio dedicato ai commenti chi aveva voglia di insultare e/o trollare si è allontanato e la comunità stessa di frequentatori della pagina spesso va in autogestione e isola – senza nemmeno l’intervento del moderatore – chi insulta , spamma, chi aggredisce o commette atto illecito". Ciò è assolutamente corretto e il fatto che questo non accada sulla pagina Facebook dei due principali quotidiani trentini (con una evidente preponderanza del giornale di via Missioni Africane) è indicativo.
Se ha piacere di approfondire il tema mi scriva anche in privato.

Grazie smanettone! Peppe G.

Smanettone, grazie per la monumentale risposta . Monumentale sia per l'ampiezza che per la completezza , mi hai aiutato molto a capire meglio la questione! Da quello che mi dici, se c'è un blog dove io penso ci siano 100 commenti che mi offendono devo presentare regolare denuncia ad autorità competente . Sarà poi un giudice che si legge questi 100 commenti e decide quali sono punibili e quali no , giusto? Se ci sono 95 commenti che hanno commentato '' Peppe G. è un gran pirla'' può essere che il giudice mi dica che secondo lui la cosa non è grave e quindi non ho diritto di sentirmi offeso . Se gli altri 5 commenti dicono però ''Peppe G. è un grandissimo coglione '' , probabilmente il giudice mi darà ragione e dirà che è giusto che mi senta offeso , quindi autorizzerà la polizia postale a fare la ricerca dei 5 utenti incriminati usando la tracciabilità tramite l'indirizzo IP . Dimmi se ho capito bene ! A questo punto mi rimane un ultimo dubbio : se l'indirizzo IP permette di risalire solo all'utenza telefonica e non all'utilizzatore fisico della stessa, come si fa a trovare il reale colpevole? Il sospettato potrà sempre dire che l'utenza telefonica è si sua, ma che il commento non lo aveva scritto lui , bensì uno scoonosciuto che aveva usato la sua utenza, o il suo PC che dir si voglia . E quindi la farebbe franca. O sbaglio? Grazie ancora ciao .

Complimenti ! David Hume

Finalmente su Questo Trentino dei commenti costruttivi e interessanti… anche se leggermente prolissi!
Ne se ne può più della diatriba sulla LaVis!

risposte a Peppe G. Smanettone

La cosa è molto semplice e cercherò di spiegarmi senza usare termini troppo “tecnici”, sia da un punto di vista “giuridico” che “informatico”.
Premetto che non sono nè un Avvocato, né un tutore dell’ordine, né un giudice ma un semplice “smanettone/nerd” che ha gestito vari siti!
Qualsiasi “delitto” (che non è una parolona ma è il termine che identifica la maggior parte dei “reati” commessi sul web, nell'ordinamento giuridico italiano) quale la diffamazione, la calunnia, l’ingiura etc, sono reati puniti dal codice penale.
Vi sono dei reati che sono perseguibili solo dietro presentazione di querela (quelli sopra descritti ad esempio) e alcuni che prevedono la procedibilità d'ufficio, (maltrattamenti, minacce, estorsione etc). Ma questi ultimi, spero, non ti riguardino!
I reati vanno ovviamente segnalati (denunciati) all'autorità giudiziaria competente attraverso una denuncia / querela etc (sempre agli organi competenti , carabinieri, polizia postale etc) i quali trasmetteranno al giudice competente la segnalazione.
La denuncia è il mezzo con il quale il Pubblico Ministero o la Polizia Giudiziaria prende conoscenza di un fatto che potrebbe (e ripeto potrebbe) costituire “reato” , (in questo caso il procedimento si avvia d’ufficio), la querela invece è la manifestazione della persona offesa che si prosegua per procedere contro uno specifico reato.
E’ solo il giudice che potrà dare seguito, valutando il fatto, se proseguire o meno e attivando le indagini di rito (nel caso del web attraverso la polizia postale).
La legge prescrive che la querela debba essere presentata entro il termine perentorio di 3 mesi (in questo caso dall’inserimento del commento incriminato) dopo di che tutto cade nell’oblio o nella pattumiera di internet.
E sino a qui penso di averti risposto a gran parte delle tue domande…. Ma soprattutto ad aver chiarito una cosa… che devi seguire le strade (ben tracciate e definite) e le gerarchie giuridiche per ottenere l’analisi del fatto.
Ma soprattutto che sarà il Giudice (e non tu) ad avvalersi delle braccia operative della Giustizia per indagare (postale, ispettori, carabinieri, polizia etc) e lo scopo del giudice sarà quello di punire il reato mentre a me sembra che a te interessi più che altro scoprire l’identità del commentatore!
Per quanto riguarda invece la parte più tecnica invece l’indirizzo IP (Internet Protocol address) identifica un PC (dispositivo o Computer) sulla rete e di conseguenza fornisce il percorso per la sua tracciabilità o identificazione.
I messaggi, i commenti (ma anche l’inserimento di pagine web) dal loro momento d’inserzione in rete rimangono etichettati con un numero per sempre ( e cioè non solo per un anno) e più specificamente tale numero permette di risalire al dispositivo dal quale è stato lanciato, numero che viene registrato sui “log” dagli Isp, cioè gli Internet Service Provider e cioè quelle aziende che, operando nella società dell'informazione, forniscono liberamente servizi internet, in particolare servizi di connessione, trasmissione, e memorizzazione dati.
Qui ci sarebbe da aprire una parentesi in quanto si identifica il titolare dell’utenza telefonica ma non l’effettiva persona che ha usato quel computer per lanciare il messaggio (esempio di reti telefoniche adoperate da una miriade di studenti in un aula universitaria etc, o magari se il messaggio è stato lanciato da un internet point)
Tieni inoltre presente che se il fatto non costituisce reato, (dire '' Peppe G. è un gran pirla” non è detto sia un reato - si deve valutare il contesto - e questo lo dimostra la sentenza che ha assolto ad esempio gli attivisti del CSO Bruno che hanno dato dei fascisti ai leghisti o al fatto che i giudici hanno dovuto tenere in considerazione il fatto che il linguaggio si è modificato e diffuso enormemente, ed è arrivato anche in ambienti in cui, fino a qualche decennio fa, il suo uso era impensabile come la scuola, la televisione, i mass media etc) .
Altro discorso sono le “rogatorie internazionali” che servono per identificare un IP fuori dallo Stato Italiano ….. insomma tutto è rintracciabile ma il lavoro deve valerne la pena….. e dire '' Peppe G. è un gran pirla” a mio dire non lo è!
E per concludere ti consiglio di acquistare QT di questo mese dove potrai legger l’articolo “Fascisti su Facebook” dove a pagina 12 si parla di responsabilità e di come si comporta Facebook e Mark Zuckerberg nel loro eremo ben protetto di Palo Alto che, per ironia della traduzione vuol dire “Albero Alto”.
Spero di essere stato chiaro e di aver dipanato qualche tuo dubbio!
Ciao

Quesiti per ''altro moderatore'' Peppe G.

Buongiorno, ho letto attentamente il suo commento , lo ho trovato interessante, ben fatto e scritto con competenza. Proprio per questo avrei interesse a rivolgerle alcune domande , riguardanti la gestione dei commenti su un blog o su un profilo Facebook . Poniamo che qualcuno scriva sul blog dell'Adige , di Questotrentino o altro sito internet '' Peppe G. è un gran pirla ( o altra ingiuria più grave ) '' e che io mi senta offeso dalla cosa. Se voglio fare una denuncia contro l'autore di questa scritta, come devo procedere ? Devo andare alla polizia postale e mostrare il commento ? Entro quanto tempo devo fare questa denuncia? E il mio dubbio è : la polizia postale mi sta poi ad ascoltare e perde del tempo per capire e risalire chi è l'autore di quella che io ritengo la frase offensiva ? Intendo dire, è direttamente la polizia postale che , letto il commento , decide se è veramente offensivo o no e quindi vale la pena perdere del tempo per capire chi è il denigratore ? Oppure loro sono in ogni caso tenuti ad effettuarmi la ricerca e poi sarà compito di altri ( es. un giudice ) decicidere se ho ragione a sentirmi offeso ? Mi pare che queste ricerche avvengono basandosi sull'indirizzo IP del mittente, mi corregga se sbaglio . Quindi come è la procedura ? La polizia postale risale all'identità tramite questo indirizzo IP dell'autore della scritta ( che mi pare resta disponibile in rete per qualche anno ) e poi comunica direttamente a me l'identità della persona che mi ha offeso ? E dopo sta a me decidere se fare o no una denuncia, o la fanno loro in automatico? Come vede ho molte curiosità , la ringrazio se mi aiuta a vedere più chiaro in materia .

Di chi è veramente la colpa??? altro moderatore.

L’articolo, purtroppo, non fa una vera disamina del problema e sembra piuttosto una sterile rivalsa nei confronti dell’”Adige”. Ma QT non ha colpe?
Affermare “ Che ci piaccia o meno, riviste di approfondimento come QT sono lette da una piccola elite” non è certo una giustificazione dei commenti presenti sul proprio sito, in quanto una certa dose di “illecito” o di commenti “borderline” sono presenti anche su questo magazine on line (si vedano gli articoli sulla LaVis).
Non è come si chiede Santarelli che i commenti sull’Adige (ma anche nel suo piccolo QT ) siano rappresentativi della pancia dei Trentini o che siamo un popolo di nazisti-mangiacanederli… tutt’altro!
Una cosa giustamente l’autore dell’articolo si domanda - anche se sembra non aver trovato risposta -… e cioè “se i giornali (cartacei o on line ndr.) hanno qualche responsabilità”?
Cerchiamo quindi di analizzare il problema sezionando in 3 parti il problema
1) Il “problema” dell’immigrazione sotto l’aspetto sociologico … la pancia prevale!
Questo è il problema di fondo… l’immigrazione non si riuscirà mai a fermare, e come anche i nostri avi sono andati in America e in giro per il mondo, anche i popoli Africani continueranno a muoversi e verranno dove c'è lavoro, dove si mangia tutti i giorni, dove si vive come loro sognano di vivere, guardando le immagini e le notizie sui loro telefonini attraverso la rete che noi gli abbiamo venduto per quattro soldi (ricordiamoci degli Albanesi nel 1990 – vedendo il film “Lamerica” di Gianni Amelio).
Ma se è vero che l’immigrazione non si potrà mai fermare altrettanto capibile è la “pulsione” di chi intende respingerla, materialmente, culturalmente, psicologicamente, spiritualmente, sentendosi - a torto o a ragione - minacciato nella propria esistenza, nella propria casa, nel proprio paese.
E’ quindi giustificabile un titolo di così alto impatto e cioè “Nazisti su Facebook?” da parte di QT?
Non sarebbe , (ma molto probabilmente più difficile) ricordare che una delle nostre colpe - ad esempio in Libia -, è che siamo responsabili in prima persona? Abbiamo palesemente violato un trattato di amicizia con il popolo libico. Adesso facciamo gli ipocriti come se tutto quel che succede non fosse opera nostra, o meglio di chi ci governa e comanda, inclusi i media che ci danno le notizie opportunamente edulcorate dalle vere verità che hanno provocato l’aumento del fenomeno immigrazione.
Non sarebbe stato meglio fare una disamina su come funziano veramente le società multietniche (Francia, SudAfrica, America etc) ?
Non sarebbe stato meglio elogiare meno qualche assessore alla solidarietà internazionale http://www.questotrentino.it/articolo/13/lia_beltrami_una_bella_sorpresa.htm
anche alla luce delle subito emerse ed espresse critiche sulla gestione dei fondi per tale solidarietà e dei molti dubbi espressi da molte forze politiche nella precedente legislatura? Il vento politicamente ha spazzato via il “nulla politico”, ma i danni restano incancreniti nella nostra società di “polentoni”!
E si badi bene che questo non vuol dire giustificare i commenti razzisti ma comprenderne le pulsioni relative!
2) la responsabilità sul web da un punto di vista tecnico.
Rammentiamoci che la responsabilità dei commenti è sempre dell’autore (e quindi non di Facebook o della testata che li ospita), la responsabilità dei commenti è di chi commenta e che quindi , se si commette reato, si è punibili secondo legge e, come ha più volte ribadito Rodotà, non c’è bisogno di altre leggi, le leggi ci sono già!
Ci sarebbe poi da fare una disquisizione (forse troppo tecnica) sulla moderazione dei commenti.
La disamina della diffusione “mediatica e/o virtuale” sul web dell’Adige da parte di Santarelli è molto ben esposta. Lo è molto meno sotto l’aspetto dell’analisi della moderazione sia essa preventiva o successiva.
I “social, i blog, i siti, i forum” sono luoghi virtuali di incontro e discussione di tantissimi utenti di internet che attraverso tali strumento hanno la possibilità di scambiare idee ed opinioni, in tempo reale, su svariati argomenti.
Ovvio che quando due o più persone si incontrano a parlare di argomenti che colpiscono più la pancia (che il cervello o il cuore) degli interlocutori è molto facile che gli istinti più bestiali o “veri e sentiti” emergano. Alla faccia della retorica, della demagogia o del politicamente corretto!
Il compito del moderatore consiste nel regolare e promuovere la discussione sulle pagine web, oltre al fatto di tutelare la testata per il quale svolge tale funzione relativamente ai reati commessi dagli utenti del “sito” per i contenuti illeciti inseriti nello stesso.
A tal proposito bisogna quindi valutare la possibilità di configurare la responsabilità differenziandola in relazione ai tre tipi di sistema che permettono l’inserimento dei commenti : pubblico, protetto, e privato.
QT ha scelto il commento pubblico facendo in modo che ogni utente possa partecipare alla discussione senza bisogno di registrarsi e con pubblicazione automatica degli stessi. In questo caso è prevalente la teoria secondo cui il moderatore non assume alcuna responsabilità per contenuti illeciti immessi dagli utenti, svolgendo egli una semplice attività di organizzazione dell'attività di discussione e non avendo alcun potere di intervenire sui messaggi inseriti.
Questa è una visione secondo me assolutamente inesatta in quanto la testata potrebbe essere considerata corresponsabile in caso di inserimento di contenuti illeciti.
Quindi perché stupirsi della censura di altri giornali?
http://www.questotrentino.it/articolo/11685/censura_a_l_adige_online.htm
Qualsiasi sia la motivazione è una scelta dell’editore!
Disquisizione o meno su quanto da me affermato ho, in tanti anni di moderazione effettuata, notato che impegnandosi nella moderazione, facendo intervenire nelle conversazioni gli autori di articoli, tale tipo di moderazione funziona. Funziona perché col tempo quando si è capito “la linea editoriale o che aria tira” sullo spazio dedicato ai commenti chi aveva voglia di insultare e/o trollare si è allontanato e la comunità stessa di frequentatori della pagina spesso va in autogestione e isola – senza nemmeno l’intervento del moderatore – chi insulta , spamma, chi aggredisce o commette atto illecito.
Tutto questo per dire che la responsabilità maggiore in merito al tenore dei commenti (razzisti o meno) è del sito e della sua linea editoriale ,di come imposta i titoli e di come imposta la moderazione!
3) Lo “stile” del giornale e la responsabilità degli stessi
La questione preliminare è sul come vengono date le notizie. Palese è che l'aggiunta di certi aggettivi (islamico, marocchino, tunisino etc) è quella che fa risvegliare le braci, forse mai sopite, di una latente paura del diverso di molti di noi e cioè forse della maggioranza di tutti i lettori..
E dimostra anche un’altra banalissima verità: l’odio fa audience e che bisognerebbe che i giornali e i giornalisti non contribuissero ad attizzare odi e inimicizie: fanno già parte della natura umana (lo dimostrano gli articoli più letti e commentati anche di QT!).
Ovviamente posso sbagliarmi … ma questa è l’esperienza di chi legge molto i siti di controinformazione o di elite!
Buon lavoro!
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