L’imbroglio dei vitalizi
Com’è successo che una legge, presentata come moralizzatrice, in realtà abbia liquidato milioni agli ex politici. Dilettantismi e furbizie al servizio di una devastante omertà di casta.
Sono bastate le cifre: quando i quotidiani hanno pubblicato l’elenco degli emolumenti testè versati ai consiglieri regionali vecchi e nuovi, la cittadinanza è esplosa. Non si è mai vista un’indignazione così diffusa, profonda, generalizzata. Il ceto politico, in questa occasione casta separata come non mai, si è trovato di fronte a un discredito generale, una globale perdita di credibilità, aggravata dai successivi traccheggiamenti, le risibili giustificazioni, le patetiche ipocrisie (“Restituisco i soldi solo se lo fanno anche gli altri”) di cui a pag. 11 diamo una breve selezione.
E tutto questo a fronte delle cifre, sempre crescenti, su disoccupazione e fallimenti; e con l’eco delle esortazioni ai “sacrifici”, le prediche sul “non possiamo più permetterci” (non potete più permettervi) il welfare, le pensioni ecc.
Qui però non intendiamo attizzare il fuoco della (peraltro sacrosanta) indignazione. Bensì spiegare meglio, oltre alle troppe pagine di dati che hanno inondato i giornali, cosa è effettivamente successo e perché.
A dare il fuoco alle polveri è stato, a Bolzano, il Dolomiten. Strano: Dolomiten significa fratelli Ebner, vale a dire Svp ed establishment sudtirolese, quanto di più consustanziale col potere ci sia in regione. Fatto sta che a Bolzano (vedi a p. 32 la nostra “Lettera dal Sudtirolo”) con la fine dell’era Durnwalder si è aperta una violenta crisi di regime con conseguente lotta di potere senza esclusione di colpi. E così il 20 febbraio il quotidiano sudtirolese pubblicava quella che sarebbe risultata una notizia deflagrante: sono in corso i pagamenti di vitalizi ad ex-consiglieri per milioni e milioni. Subito il Movimento 5 Stelle regionale presentava un’interrogazione al presidente del consiglio regionale Diego Moltrer (Patt) per avere i relativi elenchi, con nomi e cifre. Moltrer prendeva la palla al balzo: fiutata l’aria, non si trincerava come il suo predecessore Franz Pahl dietro la scusa della privacy dei consiglieri (non era proprio il caso), ma gestiva la faccenda in prima persona, cercando di intestarsene il merito. Non rispondeva ai 5 Stelle, bensì indiceva per il giorno dopo, una conferenza stampa in cui sciorinava gli elenchi. E di fronte alla lista di inusitate prebende, la gente si imbufaliva.
Il fatto è che quei milioni distribuiti ai soliti noti sono arrivati dopo che per anni si è parlato di provvedimenti (da prendere, presi, in corso...) per limitare costi e privilegi della politica. “Oggi abbiamo dato un esempio di cosa in Trentino siamo capaci di fare” è stata, parola più, parola meno, la sciagurata dichiarazione che in tanti rilasciavano, in aula e alla stampa, quel 21 settembre 2012, mentre approvavano la legge che dava il via ai pagamenti milionari. Ma allora, ci prendono per il culo? - è stata l’ovvia reazione del cittadino nel leggere quelle dementi proposizioni.
Come si è giunti a tanto? Come mai una legge, la n° 6 del 21.9.2012, peraltro ultima di una lunga serie (vedi in proposito la scheda a pag. 10) presentata come calmieratrice dei costi della politica, prevedeva invece questi esborsi fuori di testa? La legge possiamo dividerla in due parti: una relativa alle indennità dei consiglieri in carica, e una ai vitalizi degli ex consiglieri. E in effetti, sulle indennità si faceva un certo lavoro, riducendole di circa il 25%. Ma sui vitalizi degli ex consiglieri si combinava il pateracchio.
Ci si trovava di fronte a ingenti esborsi da sostenere per pagare i generosissimi vitalizi maturati nei decenni scorsi, e da versare sia agli ex-consiglieri, sia, in caso di morte, al coniuge (con lo spauracchio del vecchio politico che sposa la giovane badante, poi lautamente mantenuta, vita natural durante, dalle casse pubbliche). Si vociferava che il fondo che gestiva questi soldi, forse mal gestito, registrava perdite. Insomma, l’Ufficio di Presidenza presentava ai consiglieri regionali un dispositivo di legge così congegnato: da una parte i vitalizi venivano “ridotti” (per modo di dire) a 2.800-2.900 euro mensili, dall’altra la parte “ridotta” non era cancellata, ma anzi veniva saldata, parte subito, parte nei prossimi anni.
Come si può capire, un pasticcio ai limiti dell’imbroglio. Da anni, infatti, si dice che i vitalizi sono un privilegio immotivato; che i soldi accantonati per pagarli sono stati in minima parte (20% e anche meno) a carico del consigliere, il resto a carico di Pantalone; negli anni scorsi c’erano stati diversi disegni di legge per abolirli (ultimi, nel 2007, quelli del DS Mauro Bondi e dei Verdi); c’è stato chi (ancora Bondi) al vitalizio aveva proprio rinunciato; e comunque da questa legislatura i vitalizi, finalmente, non ci sono più. Logico quindi che, se si parla di contenere i costi e ridurre i vitalizi, ci si aspetti una loro eliminazione o un drastico ridimensionamento. Invece no: i vitalizi rimangono, e consistenti: quasi 3.000 euro. E contemporaneamente vengono liquidate cifre milionarie.
E qui salta fuori la seconda presa in giro, ancor più grave. La cifra liquidata è la differenza tra quanto il consigliere percepirebbe con la precedente normativa e i 2.900 mensili previsti dalla legge del 2008. Ma questa differenza viene “attualizzata”, cioè si paga ora quanto il consigliere prenderebbe in tutta la vita. Bel colpo. Ma non è finita: nel calcolo dell’attualizzazione, si introducono in maniera birichina due meccanismi che fanno lievitare gli importi: si presume che il consigliere viva fino a 93 anni (cioè lo si paga ora come se dovesse vivere fino a quell’età) e si applica un tasso di interesse di tutto favore, 2-3 volte superiore a quello reale. Ed ecco confezionati gli importi milionari.
A loro insaputa?
Scoppiato il caso, diversi ex-consiglieri hanno detto alla stampa di non aver capito bene cosa fosse successo, quando gli sono piombati addosso - a loro insaputa? - tutti quei soldi. Riportiamo la testimonianza di come sono avvenute le cose attraverso le parole del consigliere Claudio Taverna, di An: “Attraverso comunicazione scritta, fui ufficialmente convocato dalla presidente del Consiglio Regionale Rosa Thaler il 3 settembre 2013. Aveva una cartella intestata a mio nome, con i documenti per una proposta: io avrei rinunciato al trattamento dovuto in seguito alle disposizioni di legge, accettando una riduzione dell’importo da 5.200 euro mensili a 2.894, e ricevendo un’attualizzazione della parte decurtata, che in base ai loro calcoli risultava di 944.371 euro lordi, dei quali 401.189 erano ritenute fiscali, per cui io incassavo 543.181 euro netti. Dei quali 223.181 mi venivano versati con un bonifico, mentre i rimanenti 320.000 andavano come quote del Fondo Family, che mi sarebbero state rimborsate in quattro rate dal 2018 al 2021. Thaler mi disse che con questa soluzione il Consiglio Regionale avrebbe risparmiato una cifra consistente. Io feci alcuni calcoli su come questa soluzione si sarebbe intrecciata con la mia vita e situazione patrimoniale e accettai”.
La testimonianza di Taverna è significativa non tanto per le cifre cui si riferisce (ci sono consiglieri che hanno ricevuto, netti, importi considerevolmente superiori al milione), ma per le modalità. È inutile nascondersi: tutti sapevano e sapevano tutto, ed era chiara la convenienza della soluzione proposta.
Ma probabilmente c’è chi sa ancor di più. Una cosa infatti non è ancora chiara: il meccanismo dell’attualizzazione. Come mai si sono scelte probabilità di vita e tassi di interesse così improbabili, entrambi svantaggiosissimi per le casse pubbliche? A proporre il metodo di calcolo è stato, dietro apposita consulenza, Gottfried Tappeiner, docente all’università di Innsbruck e presidente di Pensplan, l’Istituto regionale per la previdenza complementare. Tappeiner è stato travolto dalla vicenda e ha pensato bene di dimettersi da Pensplan, ma è l’Istituto stesso a vedersi intaccata la credibilità: che razza di calcoli fa nel gestire il sistema pensionistico? Gestito con questi criteri, può stare in piedi? Oppure esistono due metodologie di calcolo, una, larga di maniche, per i politici e una, stringente, per i comuni mortali?
E ancora: c’è stato qualcuno che, commissionando la consulenza a Tappeiner, ha anche suggerito di arrivare a risultati tanto favorevoli agli ex-consiglieri? Insomma, il discredito si allarga a macchia d’olio e a questo punto è giustamente intervenuta, aprendo un’inchiesta, la Procura della Repubblica.
Chi ci rimette è la badante
L’evidente trucchetto nei calcoli dell’attualizzazione induce anche a diffidare delle assicurazioni per cui l’operazione sarebbe comunque a vantaggio delle casse pubbliche. A noi sembra che il vero vantaggio consista nell’eliminazione del vitalizio alla giovane badante: chi ha sottoscritto la liquidazione dell’importo attualizzato ha rinunciato alla reversibilità a favore del coniuge, così torme di conturbanti ragazze faranno bene a rifare i loro calcoli.
Soluzione? Ne vediamo una sola: abolire i vitalizi anche per gli ex consiglieri. Attraverso una modalità molto semplice: si calcola per ogni ex-consigliere da un lato quanto ha effettivamente versato (lui, non la Regione per lui) a titolo di contributo vitalizio negli anni di consiglio e, dall’altro, quanto ha fino ad oggi percepito. Se quanto ha ricevuto è meno di quanto ha versato, allora è giusto che gli venga corrisposta la differenza; se invece ha percepito più di quanto ha versato (e sarà la grande maggioranza dei casi), il vitalizio viene sospeso e dovrà essere l’ex consigliere, se ritiene di averne diritto e mettendoci la faccia, a fare causa alla Regione per ottenere quanto ritiene essere di sua spettanza.
È una soluzione troppo radicale? Si riduce la gente alla fame? Beh, si può essere più generosi: si può in ogni caso garantire all’ex consigliere un minimo decoroso. Ma nulla di più.
Una legge del contenuto di cui sopra sarebbe semplice da redigere e facile da votare; ma ci vuole la volontà politica per farlo.
Cronologia di un privilegio
La questione dei vitalizi ai politici, in altre parole la pensione che si sarebbero “guadagnati” nel corso del loro mandato, tiene banco da anni.
Fino al 1993 nessuno si era mai posto il problema né dei costi né dei privilegi della politica, tanto che gli emolumenti degli eletti nelle diverse assemblee legislative erano regolamentati da norme interne e quindi al di fuori di ogni controllo. Solo sull’onda degli scandali di tangentopoli e di una nuova “questione morale” comprendente anche i costi della politica, in Consiglio Regionale approda con la legislatura 1993-1998 un disegno di legge volto a regolamentare i vitalizi.
1995: viene approvata la legge regionale n. 2 che prevede, tra l’altro, la necessità del compimento dei 65 anni e di almeno due mandati per i nuovi vitalizi e l’eliminazione della tredicesima. Viene così per la prima volta regolamentata quella forma di pensione (a quasi totale carico dell’ente pubblico in quanto la trattenuta sulla busta paga del consigliere era inferiore al 20%) prima prevista (tredicesima compresa) anche con una sola legislatura e a partire dai 50 anni.
2004: viene eliminato l’automatismo che legava gli emolumenti dei consiglieri regionali a quelli dei parlamentari e viene aumentata la percentuale di contribuzione per il vitalizio, anche se la maggior parte resta a carico della Regione.
2007: disegno di legge, molto radicale, del capogruppo dei DS Mauro Bondi, che prevede l’abolizione totale dei vitalizi senza però effetti retroattivi; cui fa seguito una proposta dei Verdi che prevede l’abolizione anche retroattiva.
2008: nonostante scetticismi e ostruzionismi, sotto la pressione dell’opinione pubblica, vengono azzerati i vitalizi per gli eletti a partire dalla successiva legislatura (autunno 2008).
21 settembre 2012: oltre a ridurre le indennità dei consiglieri in carica, si affronta il problema dei vitalizi degli ex-consiglieri. Ma è una presa in giro.
Così hanno detto
Vitalizi: la macchina del fango
“Ritengo incredibile tutto questo scandalo che è stato montato”. (Sergio Matuella, ex DC)
“Si è creato un clima di odio sul quale anche voi [del M5S, n.d.r.] insieme ad altri state lavorando”. (Lorenzo Baratter, PATT)
“Questi dei giornali ti chiamano al telefono e ti fanno interviste nei momenti più impensabili. Io cerco di dire il meno possibile, ma poi costruiscono le cose con quello che hanno. Cercano di prendere il prendibile... Ci fanno passare per ladri e farabutti ma non mi sento né ladro né farabutto. Stiamo parlando di diritti riconosciuti e acquisiti”. (Pierluigi Angeli, ex DC)
“Io dico che se si continua a delegittimare in questo modo la classe politica, non ci sarà più nessuno che ha una posizione di prestigio che si metterà in gioco per guidare le istituzioni. Così in politica non avremo che disoccupati o dipendenti pubblici”. (Franco Panizza, PATT)
Vitalizi: dov’è il problema?
“Io, per la politica, ho rinunciato alla mia carriera in azienda... Dunque la mia è stata una scelta di idealità”. (Franco Tretter, ex PATT)
“Ho preso quei soldi come gli altri. Cosa dovevo fare?”. (Pius Leitner, Freiheitlichen) “Io ritengo di non dover rinunciare a nulla... Non ho rubato nulla e quindi sono dell’avviso di non dover restituire alcunché”. (Claudio Taverna, ex AN)
“Ritengo che un consigliere debba prendere un’indennità congrua, perché ha molte spese: l’auto da cambiare ogni due anni per i viaggi che deve fare, i ristoranti, il finanziamento al partito, il pagamento delle campagne elettorali...”. (Franco Panizza, PATT)
“Non capisco queste reazioni... Abbiamo anche versato molti contributi”. (Luis Durnwalder, ex SVP)
Vitalizi: il silenzio è d’oro
“Al momento non voglio intervenire sull’argomento”. (Giorgio Lunelli, ex UPT)
“Nessun commento”. (Paola Piccoli, ex DC e Rosa Zelger Thaler, SVP)
Vitalizi: è successo qualcosa?
“Sono tornata da poco dall’estero. Devo dire di non averci ancora pensato. Ho visto i titoli dei giornali. Valuterò nei prossimi giorni”. (Paola Vicini Conci, ex DC)
“Non ho saputo niente dell’entità delle somme finché non sono state accreditate”. (Eva Klotz, Süd-Tiroler Freiheit)
“I soldi del vitalizio io non li ho cercati, me li sono trovati. Addirittura non so nemmeno se l’anticipo è arrivato sul conto corrente perché non ci guardo... Ho debiti talmente grandi fatti per la campagna elettorale dopo che i vertici del Patt mi hanno messo fuori che ho dovuto fare un mutuo”.
Adesso non ci dirà mica che con la politica ha perso soldi?
“So che non ho più un euro. Chiamate per conferma il direttore della filiale di Revò”. (Caterina Dominici, ex PATT ecc. ecc.)