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QT n. 10, ottobre 2013 Cover story

Dopo Dellai: Rossi o Mosna?

I due super-candidati a confronto sui temi lasciati (pesantemente) aperti da Dellai. Le domande, le risposte, le pagelle di QT.

I soldi della PAT

Tema centrale: si sa che caleranno. Al contempo c’è un debito provinciale, sulla cui reale entità in molti hanno forti dubbi, e che si va a sommare a quello, già insostenibile, dello Stato.

Mosna: Non ho esperienza di bilanci pubblici, ma sarebbe auspicabile una maggior trasparenza. Ci sono pesanti interrogativi da sciogliere, vorrei sapere bene quale è il debito della Pat, delle partecipate, quale l’impegno e quale il debito reale. Così come si dovrebbe sapere quali potranno essere le nostre entrate, quanto ci lascia lo Stato, altrimenti non capisco come si possa impostare una politica di spesa.

Abbastanza evasivo ma comunque sincero nella risposta. Ammettere la necessità di conoscere l’entità del debito della Pat è un passo fondamentale. Voto: 8.

Rossi: Abbiamo una struttura della finanza pubblica del tutto corretta e trasparente, sappiamo il livello dell’indebitamento, fatto per investimenti, non per spesa corrente (il patrimonio immobiliare non è spesa corrente) e siamo all’8% non al 120%, e non è corretto sommare i due dati, perché il debito dello Stato non è dovuto da noi. L’operazione da fare (dovrà essere la prima) è rendere certi gli accordi con lo Stato per stabilizzare i rapporti finanziari.

Dire che la struttura della finanza provinciale è del tutto trasparente significa voler difendere l’indifendibile. Comunque sia, rispetto al suo predecessore Dellai, Rossi ammette l’esistenza del debito provinciale. Banale l’affermazione che bisogna accordarsi con lo Stato. Voto: 5.

Sprechi e poteri forti

Se i soldi pubblici saranno d’ora in poi un grosso problema, forse è il caso di non indulgere nei grandi sprechi dell’era Dellai. Dalla spinta anomala al settore delle costruzioni, che lo ha gonfiato al 7% del Pil quando nel resto d’Italia è al 5,5% per poi farlo scoppiare, a progetti faraonici come Metroland, al nuovo ospedale quando è appena stato ristrutturato il vecchio. Per non parlare dei costosissimi favori ai poteri forti, ISA anzitutto: le scuole a Piedicastello di cui nessuno sentiva il bisogno, idem il Centro Congressi all’area Michelin, l’edificio della Cassa Malati che viene prima svenduto, e ora ci si torna dentro in affitto.

Diego Mosna

Mosna: Bisogna inaugurare una stagione nuova, Metroland è fuori discussione (rimane invece prioritario il collegamento stradale Loppio-Busa); per le scuole a Piedicastello, prima di abbattere e rifare ci penserei 50 volte; il Not è ormai quasi appaltato, è difficile fare marcia indietro. Va inaugurata la stagione non delle decisioni calate dall’alto, ma della collaborazione con le categorie, in questo caso i medici. I potentati? Non è opportuno parlare o polemizzare del passato, bisogna pensare al futuro, avere chiarezza sugli affitti, sugli immobili in proprietà, è folle andare in affitto se c’è un terreno di proprietà su cui costruire.

Risposta di circostanza. È ovvio che Mosna dica che bisogna inaugurare una stagione nuova, quella delle decisioni condivise, della collaborazione con le categorie e blablabla... Sui potentati non poteva dire nulla, visto che fino all’altro ieri lui stesso faceva parte della cordata dellaiana. Per questo fatichiamo a credere che le buone intenzioni possano essere tradotte in realtà. Voto: 5.

Rossi: Sulla crescita abnorme delle costruzioni dobbiamo operare un’autocritica; abbiamo perseguito un modello che abbiamo il dover di ripensare. Contesto invece gli sprechi. Sull’edificio della Cassa Malati, che ci sia un’evoluzione in 12 anni nei prezzi di mercato non lo collegherei agli sprechi, e per la biblioteca è ragionevole operare una valutazione per vedere di utilizzare una struttura di proprietà pubblica. Sulle scuole a Piedicastello: in Europa magnifichiamo le grandi riqualificazioni, non vedo cosa ci sia di negativo in un miglioramento delle strutture scolastiche. Il Santa Chiara non è adeguatamente ristrutturato, ci sono stanze da sei degenti, credo che sia meglio aver un ospedale più facilmente raggiungibile, espandibile, strutturalmente all’altezza delle normative attuali, e che non vada bene solo oggi, ma anche tra 40-50 anni. Sui poteri forti: la mia esperienza, da assessore per 5 anni in sanità non ho mai avvertito alcun condizionamento da questi poteri. Secondo me in Trentino c’è la possibilità assoluta di prendere le decisioni in autonomia, peraltro in presenza di un forte e positivo controllo sociale.

Per chi è stato al governo la parola “autocritica” è già qualcosa. Per il resto, difesa a spada tratta dell’esistente e delle proprie scelte. Atteggiamento comprensibile, ma quando Rossi dice che non esiste nessun condizionamento dei poteri forti (che hanno nome e cognome) proprio non ci siamo. Voto: 4.

Tra gli sprechi (non del Trentino, ma della nazione), primo è forse la PiRuBi. Con il sì trentino magari scambiato con il rinnovo della concessione sull’Autobrennero.

Mosna: Io sono decisamente favorevole, è un’opera essenziale, il costo è a carico di terzi, non della Pat, l’impatto ambientale della soluzione a nord di Besenello riguarda solo tre km all’aperto, a fronte dei 70 km della Valsugana.

Bocciato su tutta la linea. Perché la PiRuBi è un’opera essenziale? Chi l’ha detto che la Provincia non avrebbe nessun costo? Totale ignoranza della problematica ambientale: un solo esempio, la galleria che dovrebbe essere costruita non avrà ricadute pesantissime sul territorio? Voto: 3.

Ugo Rossi

Rossi: La nostra è una posizione chiara e ferma, per l’attraversamento del nostro territorio l’opzione è la ferrovia. Lo scambio no gara A22-sì alla Pirubi è un tentativo ricorrente, dipende di volta in volta dal ministro in carica, e che noi non possiamo accettare. Anche perchè parte da un trattamento da parte dello Stato del tutto diverso tra A22 e Serenissima.

Chiaro e inequivocabile. L’idea della Valdastico è giustamente bollata come un’inaccettabile intromissione del Veneto in affari che competono alla nostra autonomia. Voto: 9.

Turismo

Quale politica turistica? Come mai c’è un contrasto tra industria turistica e tutela ambientale?

Mosna: C’è un problema vero di accesso ad alcune località, come l’Alto Garda. In generale occorre fare una scelta di fondo: turismo di élite o di massa? Va adeguata la politica turistica, probabilmente riorientata verso un turismo più d’élite, non possiamo pensare a pullman e pullman di turisti dall’est europeo a basso costo, quando invece ci saranno 100 milioni di miliardari in Cina.

Risposta non scontata, ma di ardua attuazione. Giustamente si cerca di puntare sul turismo di qualità, ma alla fine sono ancora i pullman di turisti dall’est Europa a salvare la stagione. La Cina è ancora lontana... Voto: 6.

Rossi: Resta uno dei settori che ci garantisce un valore aggiunto economico, e c’è una tenuta del settore in periodo di crisi, sia pur con margini ridotti. Dobbiamo presidiare la redditività delle imprese turistiche, abbiamo fermato forse tardi il consumo di territorio con le seconde case, abbiamo lavorato sulla qualità, sul rapporto con i prodotti locali. Forse dobbiamo focalizzare meglio alcune vocazioni territoriali, in particolare quella sciistica, che non può essere estesa a tutto il territorio; e poi estendere la stagione estiva e l’integrazione con il settore agricolo, specie l’agricoltura di montagna. E ancora investire sull’infrastrutturazione per la mobilità soprattutto alternativa, con piste ciclabili e zone protette dal traffico. La grande maggioranza dell’imprenditoria di valle è ormai consapevole che conta la qualità complessiva dell’offerta, non i sei minuti in meno nella raggiungibilità.

Posizione più articolata e più realistica, ma più terra terra. Le idee proposte sono comunque positive: stop al consumo di territorio, puntare sulla mobilità alternativa, lavorare sulla qualità complessiva di un’offerta che deve essere variegata. Voto: 6.

Comunità di Valle

È stato un pasticcio? Un tentativo di ridurre il numero dei Comuni bypassando il niet dei sindaci (non è detto dei cittadini)? Ma aumentando la burocrazia? Come se ne esce?

Mosna: Dobbiamo arrivare all’associazione dei Comuni, le Comunità di fatto hanno bloccato la tendenza che invece c’era di mettere i servizi in comune.

Troppo generico. L’associazione dei Comuni non è stata bloccata dal varo delle Comunità di Valle, ma da una incapacità di far dialogare i territori con il potere centrale. Voto: 5.

Rossi: È una riforma che ha bisogno di una progressività, i nostri territori devono poter pianificare il loro sviluppo, quindi accelerare le cessioni di competenze dalla Pat. E poi, riformando le Cdv snellendo le assemblee pletoriche, e inserendo una rappresentanza più diretta dei Comuni che altrimenti si sentono estranei. Oggi le risorse sono per il 70% ai Comuni e il 30% alle Cdv; dobbiamo invertire progressivamente questa ripartizione, per favorire servizi e investimenti sovracomunali, innescando la consapevolezza dei cittadini a unire i Comuni.

Anche Rossi ammette implicitamente il fallimento delle Comunità, almeno come sono state varate. Sembra però ingenuo sperare di coinvolgere una rappresentanza più cospicua dei Comuni dentro il nuovo organismo e nel contempo dare più risorse e competenze alle Comunità. Voto: 5.

Politica ambientale

Il quindicennio di Dellai si è caratterizzato per uno scontro frontale tra Provincia e ambientalismo, ritenuto portatore di istanze secondarie. In particolare è stata travolta la credibilità dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, non neutra ma soggetta alle pressioni politiche, con i controlli effettuati previo preavviso; non sarebbe opportuno farne un’agenzia autonoma?

Mosna: Nell’ambiente abbiamo delle eccellenze nella qualitá delle acque, mentre invece urge una nuova politica dei rifiuti, che devono diventare una risorsa. Alcuni impianti di risalita vanno fatti per completare dei compendi sciistici, ma in linea generale dobbiamo avere il coraggio di dire basta. L’Appa è un tema delicatissimo; ad esempio un mio stabilimento ha subito un accertamento per via di una diminuzione di emissione che non abbiamo comunicato, questa è un’esasperazione del burocratismo. Comunque sul fatto che debba essere una entità autonoma non ho dubbi, non può far parte di una struttura di governo

Non possiamo chiedere troppo a un imprenditore. Già dire che un giorno non serviranno più nuovi impianti di risalita è tanto. Il lamento sulla burocrazia è scontato, ma l’idea che l’Appa debba essere un’entità autonoma è sicuramente un segnale positivo. Voto: 6.

Rossi: L’agenzia autonoma, quando i soldi sono della Pat, non può esistere, non ha senso. Le contestazioni all’Appa sui suoi controlli all’acciaieria di Borgo non si basano su alcuna evidenza, è stata fatta demagogia, allarmismo; che i controlli fossero fasulli lo deve dire il giudice, si possono fare anche con preavviso. Sui fitofarmaci in agricoltura abbiamo aumentato la distanza dalle case delle zone soggette a trattamenti, abbiamo i dati che ci dicono che in tema di malattie siamo come gli altri territori alpini, anche dove non si usano i fitofarmaci. In generale sull’ambiente ritengo di avere una sensibilità particolare, però dobbiamo porci il tema del vivere in montagna, preservando il territorio ma con le opportune mediazioni tra ambiente e sviluppo. E magari investendo in riqualificazioni,; per me sarebbe paradigmatico riqualificare Marilleva, magari riducendo i volumi. E trovare strumenti urbanistici che favoriscano la dismissione, premiando per esempio chi demolisce aree industriali ripristinando il territorio.

Non ci siamo. Dire che i controlli si possono fare con preavviso è semplicemente ridicolo. Il problema dei fitofarmaci non è affatto risolto. Quando si dice che si vuole mediare tra ambiente e sviluppo in genere si finisce per privilegiare il secondo. Il resto sono buone intenzioni. Voto: 4.

Economia

In Trentino non c’è un problema di imprenditoria? Affetta da nanismo, che non sa crescere? Con la new economy, le costruzioni in legno, per esempio, vivono una fase positiva, ma perché non si pensa ad aggregarsi, diventando competitivi su larga scala?

Mosna: Il coraggio imprenditoriale o c’è o non c’è, il nostro è un territorio che difficilmente può generare grandi imprese, né noi possiamo staccarci da un’involuzione nazionale che ormai penalizza la grande industria. Dobbiamo quindi concentrarci sulle piccole aziende; al nanismo possiamo ovviare aiutandole a fare rete, incentivando il credito, questo può fare il pubblico.

Diagnosi condivisibile, ma idee per il futuro troppo generiche. Non basta il credito per incentivare le imprese a fare rete. Voto: 6.

Rossi: L’innovazione non deve essere solo tecnologica, ma anche organizzativa e patrimoniale; abbiamo dato una mano alle imprese sul fronte di capitalizzazione e liquidità, ora puntiamo alla defiscalizzazione. Dobbiamo cercare di incentivare le imprese che mettono in campo idee che vanno in direzione della sostenibilità, ambientale come recupero, risparmio e riciclo, ma anche come riconversione, rigenerazione di settori, con impegni forti sul fronte dell’occupazione. Sulle costruzioni ci sono 530.000 abitanti, 300.000 abitazioni, è evidente che c’è stata la bolla, l’edilizia sta attraversando una naturale riduzione e necessità di riconvertirsi verso la riqualificazione dell’abitato, questo lo ho detto anche in maniera impopolare ai piccoli imprenditori che protestavano, ma è la verità, non torneranno i tempi del Gran Silvano.

Analisi più articolata. Il settore ambientale è strategico. Giustamente Rossi critica l’eccesso di costruzioni, lascito dell’era di Grisenti (che ora appoggia Mosna). Voto: 7.

Qual è il tema più importante della prossima legislatura?

Mosna: L’economia, senza cui non risolviamo il problema dei giovani né quello delle imposte. Ristrutturazione di Trentino Sviluppo, vocazione alla ricerca delle nuove imprese, farne venire dall’estero, attratte dalle sovvenzioni e dall’habitat favorevole alla innovazione.

Dire che bisogna rilanciare l’economia è troppo semplice. Il Trentino non può essere avulso dal contesto globale e, anche se è centrato il riferimento all’importanza dell’innovazione come habitat, la ricetta delle imprese estere sovvenzionate è già malamente fallita.. Voto: 5.

Rossi: La crescita sostenibile, con attenzione al modello di sviluppo rispettoso del territorio, e attenzione a chi resta indietro. Il che porta con sé il tema del lavoro e dei giovani. Questo grazie alle possibilità dell’Autonomia e ai nostri atout, il tessuto sociale che ancora tiene, il senso diffuso della legalità, la formazione e la ricerca. Serve però non solo la politica, ma una consapevolezza di imprese e sindacato, serve un grande patto.

La crescita sostenibile è davvero una priorità. In questo senso l’autonomia può fare molto. Speriamo nelle buone intenzioni. Voto: 6.

Rossi batte Mosna 46 - 44. La media di voto per Rossi è di 5.75, quella di Mosna e di 5.5. QT è un professore severo, ma in fin dei conti queste risposte ci dicono che, al netto delle buone intenzioni da campagna elettorale, le ricette proposte dai due candidati con maggiori possibilità di vincere non presentano quella svolta innovativa di cui il Trentino ha bisogno. Il dopo Dellai avrebbe bisogno di ben altre visioni e revisioni. Vince di poco Rossi, forse per maggiore competenza. Almeno con lui non si farà la PiRuBi. E, almeno stando ai sindacati, tutelerebbe meglio il welfare. A livello politico, poi, la coalizione di Mosna, che pur ha saputo smarcarsi da una destra pasticciona, è pesantemente condizionata dalla presenza di Grisenti, padre della “magnadora”, il sistema per cui ai sindaci concedeva i contributi pubblici solo se gli facevano propaganda elettorale. E questo pesa molto, moltissimo.