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L’ora dei mostri

Disegno di Paolo Dalponte

Certe notti mi capita di svegliarmi di soprassalto dopo aver gridato. Magari fuori è ancora buio e tutto è incartato dal silenzio più profondo. Senza la luce della luna navigo tentoni nell’oscurità. I battiti del mio cuore sono come passi nel corridoio. Parte immediatamente un comunicato-ANSiA di allarme. Farà fuggire impazzita la ragione da un angolo all’altro della stanza, con la carica autistica di chi si batte con se stessa e non cambia muro. Sarà la luce arancio della mia lampada di salgemma a riportarmi nella realtà. Sono momenti in cui mi devo raccogliere da sola, imparando semplicemente a stare ferma dentro la mia vita. Farmi da mamma, e da quella sorella che mi è sempre mancata. Troppo fragile per vivere e troppo potente per morire.

È un po’ come l’ora del peperone, quando tutto si ripropone! Messa così alleggerisce viscere e pensieri che si contorcono. Lasciandoli liberi di arrivare senza reprimere, ritorna anche il torpore che fa un po’ da anestesia. Tiene lontano i mostri che abbiamo nascosto per bene nell’inconscio. Affiora per primo il solito tormentone del mio carattere che sembra non andare bene ai più. Certo è facile praticare il vizio di esaminare la coscienza altrui. Lo faccio talvolta anch’io con gran lucidità, perché ho intùito e leggo dentro. Dicono che i folli come i bambini conoscano la verità. Dentro di me porto a spasso infanzia e follia. Le tengo per mano per evitare loro di cadere nei miei profondi scavi emotivi.

E pensare che papà mi avrebbe chiamato Amabile, come la sua adorata sorellina che era morta di meningite. Con un nome così sarei cresciuta dolce come uno zuccherino. Infatti, da piccola ero una creatura solare, allegra e molto buona. Penso spesso a chi e che cosa mi avrà rovinato: la vita, mi rispondo. Inizialmente attraverso un fratello iperattivo più grande che mi spaventava sempre e mi attribuiva malefatte sue. Ai miei occhi di bambina era un mostro. Lui il gatto Silvestro, io l’uccellino Titti. Mancava però la nonna che lo scacciasse, proteggendomi. Ecco allora riaffiorare Matteo, il mio bambino buonissimo guastato dalla nascita della sorellina, e comprendo che anche mio fratello soffriva di gelosia. Il figlio unico perdente il trono! Banale: tutti si salvano se ti stacchi e hai la visione dall’alto.

Torna a galla anche l’ultimo incidente diplomatico con protagonista maschile. Me lo sono andato anche a cercare su Facebook! Mi appare un giorno sulla destra dello schermo la foto di quel ragazzo che mi piaceva tanto da adolescente. Un innamoramento mai ricambiato, durato un bel po’. Era l’età in cui gli amori che fanno soffrire sono più belli e intensi. Provo un tuffo al cuore, ritorno indietro di oltre quarant’anni con un click. D’istinto gli mando un breve messaggio, dove elogio l’unica utilità di Facebook che fa incontrare mare e monti. Non so più nulla di lui che ha cambiato città e m’informo su come stia. Sì, quei messaggi da ex-compagni di scuola che già al secondo non hanno più nulla da raccontarsi. Velocemente mi arriva una valanga di complimenti e di quanto fossi bellissima, ammiratissima, eccetera. Troppe esse doppie: diffido sempre. E l’invito per incontrarsi per un caffè. Per onestà gli dico della malattia, anzi la esibisco perché il mio gesto non sia frainteso. Per proteggermi, non per impietosire. Esatto: da bambina i mostri erano un vicino di casa, un sacerdote, sconosciuti, maniaci; crescendo erano persone conosciute. S’insinuavano nella mia vita, carpendo la mia fiducia e la mia amicizia solo per provarci e, visto il rifiuto, si dissolvevano lasciando una pozzanghera unta sull’asfalto. Ma soffrivo sempre molto perché, ingenuamente, avevo investito in quell’amicizia.

Per farla breve il secondo caffè si è rivelato una scusa per fare avances. Non mi sono scomposta, incredula e divertita insieme per come sminuiva e aggirava quel piccolo problema su ruote che porto con me. Come fosse un difetto, un leggero strabismo o le gambe storte. C’è da dire che è bastato aggrottare la fronte e sì è dissolto lasciando odore di cassonetto. Una tisana rilassante con il miele ha il potere di riconciliarmi con coperte e cuscino. La buona notizia è che i mostri si sono addomesticati.

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