L’assessore, la cultura e la minoranza ignorata
Esce il DVD “Minor Swing” con le testimonianze dei e sui Sinti trentini
“Ma no i’è dei nossi”. Non me ne vogliano i puristi del dialetto trentino, non so se l’ho scritta correttamente, ma il senso della frase è chiaro. A pronunciarla è stato, durante un incontro nel suo studio, l’assessore alla Cultura della Provincia di Trento Franco Panizza. Il soggetto della discussione erano i Sinti, popolazione che risiede in Trentino Alto Adige dalla fine dell’Ottocento e che Panizza pensa ancora composta da stranieri extracomunitari. Perché certo, nella visone statica e folkloristica dell’identità propria del nostro assessore, un trentino non può essere insieme uno zingaro, deve essere per forza uno straniero, un “foresto”.
L’occasione di questa interessante chiacchierata mi è stata offerta da un progetto che ho coordinato per ben due anni e che grazie anche a Questotrentino è diventato realtà. È questo DVD interattivo che avete tra le mani se siete abbonati a QT e che altrimenti potete procurarvi scrivendo all’associazione LXL che lo ha prodotto (elleperelle@laleggera.itn). Un DVD che parla, appunto, di Sinti. Anzi, che dà la parola ai Sinti stessi, offrendo loro la possibilità di raccontarsi: preceduto da un breve documentario, il DVD propone 14 testimonianze di giovani, anziani, donne, uomini residenti nei campi nomadi di Trento e Rovereto e nelle aree abusive, insieme a quattro interviste a studiosi e studiose che si sono occupati di questa popolazione di (ex) nomadi.
(In)competenze
Un progetto complesso e ambizioso, iniziato nel 2009 grazie ad un finanziamento ottenuto dalla Fondazione Caritro attraverso un bando per la “valorizzazione delle memorie delle comunità”.
A quel finanziamento via via se ne sono aggiunti altri, ottenuti sempre attraverso bandi pubblici: quello dell’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Trento; quello della Presidenza del Consiglio provinciale trentino; quello della Regione, Ufficio per l’integrazione europea e gli aiuti umanitari; e infine il sostegno di Format, il centro audiovisivi della Provincia. Ma non quello dell’Assessorato alla Cultura della Provincia.
Ecco spiegato il contesto: con Panizza, a nome dell’associazione LXL, ero andato a perorare la causa del progetto e chiedere un finanziamento per coprire una parte dell’ammontare complessivo delle spese.
Ovviamente non si trattava di chiedere un favore: avevamo infatti partecipato al bando indetto ogni anno dall’Assessorato alla Cultura. Ma la reazione di Panizza ci ha subito fatto capire che non c’era trippa per gatti, nonostante avessi sottolineato l’assoluta e limpida trentinità - anzi tirolesità - dei Sinti. Una sensazione confermata dal risultato del bando: la nostra richiesta non è stata presa in considerazione.
Intendiamoci, non era obbligatorio che lo fosse. Ma le motivazioni del rigetto erano poco chiare e la loro espressione sibillina. Abbiamo dunque chiesto un appuntamento con il dirigente del Servizio attività culturali della Provincia, Claudio Martinelli, che con grande disponibilità e con tutt’altre argomentazioni, ci ha chiarito la questione. L’esclusione dal bando non era dovuta a una questione di contenuto, nel merito del quale chi valuta i progetti presentati non entra neppure, ma a una questione di competenze. Un DVD interattivo sui Sinti non è affare della cultura. “E allora di chi?”, abbiamo chiesto. Dell’Assessorato alla solidarietà internazionale e alla convivenza, è stata la risposta.
Il problema è che noi da Lia Beltrami eravamo già andati e c’era stato detto che “sul capitolo convivenza” non c’erano soldi disponibili. Quindi di rivolgerci all’assessore alla Cultura.
Soggetti o Oggetti?
Questo piccolo racconto delle nostre modeste disavventure in cerca di finanziamenti, peraltro terminatesi positivamente grazie al sostegno di altri, è forse di qualche utilità perché esemplificativo di un atteggiamento comune nei confronti del tema Sinti. Nella migliore delle ipotesi si entra in una specie di scaricabarile istituzionale, a immagine della marginalità alla quale questa popolazione è costretta anche in Trentino. Nella peggiore si incappa nell’ignoranza: i Sinti non sono trentini, quindi non meritano attenzione (e soldi).
Non è un caso e dovrebbe fare riflettere il fatto che solitamente le realtà che operano con i Sinti ottengono finanziamenti per le loro iniziative rivolgendosi agli assessorati (comunali o provinciali) che si occupano di politiche sociali. Si tratta semplicemente dell’altra faccia di uno stesso atteggiamento, comune nei confronti degli “zingari”, che li definisce unicamente come un problema. In quanto tale essi non possono essere soggetto di cultura ma soltanto oggetto di intervento socio-assistenziale.
Uno strumento
Ma alla fine questo DVD lo abbiamo fatto, sostenuti anche dalle numerose realtà e persone che hanno aderito al progetto e che qui è impossibile citare tutte. Un contesto che mostra forse il nascere di una nuova sensibilità, di cui speriamo il nostro lavoro possa essere espressione e strumento.
È questa la parola che forse più assomiglia al “progetto Sinti”, come in questi due anni abbiamo finito per chiamarlo all’interno dell’Associazione LXL (www.inventati.org/elleperelle): uno strumento per cercare di capire, entrare in un mondo confinato alle porte delle città, portatore di tradizioni antiche e insieme di uno sforzo di adattamento alla realtà dell’oggi.
“Minor Swing”
Il cuore del DVD interattivo, che abbiamo chiamato “Minor Swing - Storie sinte” in onore al noto brano di Django Reinhardt, straordinario jazzista sinto, sono le testimonianze. Ciascuna di esse ci regala uno spezzone di vita quotidiana, di memoria; ognuna di esse è un grande regalo, perché ha voluto dire per gli intervistati aprirsi alla curiosità degli intervistatori. Difficile per una popolazione che ha fatto della diffidenza verso la società maggioritaria uno strumento di sopravvivenza. Eppure eccole qui: storie d’amore e convivenza nel campo nomadi; storie di fede e carità; di guerra e deportazione. Storie di un Trentino dimenticato, di quando la comunità sinta si inseriva nelle nicchie della società contadina, portando musica e notizie, vendendo oggetti, facendo il manghél.
“Tutto è cambiato - ci ha raccontato Marco Gabrielli - quando è arrivata la televisione”: prima, ovunque si fermassero, i sinti imbracciavano violini e chitarre e si esibivano (quasi sempre) ben accolti nei locali pubblici. Poi il tubo catodico ha ridotto questa importante fonte di sussistenza. Una testimonianza che fa eco a quella di Alessandro Held, che ricorda come non vi erano ostacoli alla mobilità delle famiglie sinte nelle valli, che erano anzi bene accolte dai contadini.
E allora, come si è arrivati alla discriminazione dell’oggi? La società contadina è ormai tramontata, la funzione economica dei Sinti è andata via via scemando, le carovane sono state fermate nei campi nomadi... Oggi i giovani sono confrontati a un mondo diverso da quello dei loro genitori: usano Facebook, vanno a scuola, spesso vivono in casa. Che cosa vuol dire per loro essere Sinti? Anche su questo tema numerose sono le risposte presenti in “Minor Swing”.
Nel capitolo “Sguardi” del DVD abbiamo invece dato voce agli studiosi, tra i quali c’è anche Elisabeth Tauber, antropologa altoatesina, che insieme alla collega Paola Trevisan il 15 settembre alle 17.30 sarà a Trento, presso lo spazio archeologico SASS di piazza Battisti, per il convegno di presentazione ufficiale al pubblico di “Minor Swing”.
E infine nel DVD c’è la documentazione storica, che ha permesso di rintracciare fin nel Medioevo indizi di passaggi di comunità zingare sul territorio che oggi è quello del Trentino: non a caso “Minor Swing” ha ottenuto il patrocinio della Fondazione Museo Storico del Trentino.
Insomma, il tentativo di unire alla ricerca storico-sociale, portata avanti con rigore metodologico, la divulgazione grazie all’utilizzo di strumenti come l’immagine: crediamo sia questo l’interesse anche sperimentale di “Minor swing”. Un’esperienza che continua anche su www.progettosinti.org, con contenuti inediti. E, speriamo, i vostri commenti e suggerimenti.