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Troppi infortuni, anche in Trentino

Massimo Bertolini

Gli infortuni sul lavoro nel settore edile ricominciano a crescere. Lo testimoniano i dati contenuti nel bilancio 2006 di Centrofor, l’ente bilaterale che in Trentino provvede alla formazione degli operai edili. In calo fino al 2004, la tendenza si è invertita già a partire dal 2005 quando il numero degli infortuni era tornato a salire (+11 rispetto al 2005). Ma lo scorso anno si è registrata un’impennata con un aumento netto di 100 infortuni in un anno (da 937 a 1037 incidenti occorsi ad operai regolarmente iscritti alla Cassa edile in Trentino).

I numeri parlano chiaro. Gli infortuni stanno aumentando dopo anni in cui il calo degli incidenti era lento ma progressivo. Le ragioni sono tante e diverse. Le norme di sicurezza vengono facilmente eluse di fronte alla necessità di terminare velocemente i lavori, mentre il massiccio turn over di operai e ditte dentro i cantieri non permette un’organizzazione del lavoro sufficiente a garantire la sicurezza. La logica del massimo ribasso e dei subappalti a cascata rende i cantieri più caotici.

Ma c’è un altro dato preoccupante: le aziende si frammentano sempre di più. Basti pensare che le ditte edili artigiane in Trentino sono ben 7.488, quasi lo stesso numero di quelle industriali, che oggi sono 8.351. La media degli addetti per azienda non arriva a 6,5 unità. Se poi si aggiunge che ben un quarto degli operai lavora nell’edilizia per non più di tre mesi l’anno, si capisce quante siano le difficoltà nel garantire a tutti una buona formazione al rispetto delle norme di sicurezza. I datori di lavoro per legge sono tenuti ad offrire agli operai appena assunti una specifica formazione alla sicurezza. Ma spesso ciò non avviene. Nel 2006, per altro, hanno seguito i corsi di Centrofor solo 268 operai neoassunti.

Non è un caso che nel 2006 in Trentino abbiamo registrato un drammatico aumento dei morti sul lavoro. Secondo i dati Inail, tra il 2005 e il 2006, siamo passati da 7 a 17 morti per cause di lavoro nel complesso dei diversi settori produttivi. In sette lavoravano nel settore edile. E’ una mattanza che il Trentino non può accettare.

Di fronte al sommarsi di questi diversi fenomeni – frammentazione del lavoro, formazione pressoché inesistente, aumento degli infortuni – il sindacato richiama le istituzioni e le associazioni imprenditoriali ad un maggiore impegno alla vigilanza. La Provincia sta lavorando per aumentare i controlli, soprattutto nei cantieri, anche grazie all’impulso dei sindacati che lo scorso anno avevano sottoscritto un protocollo d’intesa in cui la giunta si impegnava ad aumentare le verifiche ispettive. Ora però servono risorse certe e un’attuazione più rapida. Attendiamo un segnale dall’assessorato alla sanità, che nei prossimi giorni dovrebbe presentare ufficialmente una serie di misure da realizzare a breve.

Resta poi il tema della diffusione della cultura della sicurezza e del rispetto delle norme, a partire da quelle sulla regolarità delle assunzioni, prima e indispensabile diga contro l’aumento degli infortuni. Per questo nel confronto con Provincia e imprenditori sulla nuova legge per gli appalti, la Cgil, insieme a Cisl e Uil, chiede strumenti più efficaci nel controllo della regolarità dei cantieri e dei lavoratori. Vi è la necessità di intrecciare i dati dei libri di cantiere con quelli della cassa edile. Gli imprenditori nicchiano accusandoci di voler aumentare la burocrazia. Ma è l’esatto contrario. Avere un controllo in tempo reale sugli operai, a prescindere dalla ditta per cui operano, non ostacola i lavori, semmai aiuta a migliorare l’organizzazione dei cantieri. Ad ogni modo, gli imprenditori non possono sottrarsi agli obblighi nei confronti dei loro lavoratori, soprattutto in Trentino, dove negli ultimi anni c’è stato un boom di lavori pubblici. Tra il 2002 e il 2005 gli appalti in provincia hanno portato nelle casse delle imprese più di 2,2 miliardi di euro. Tradotto in vecchie lire, si tratta di 4.000 miliardi. Solo nel 2005 la Provincia ha appaltato opere pubbliche per 570 milioni di euro. Di fronte a queste cifre, è indecente che le imprese si sottraggano alla necessità di agevolare i controlli e migliorare le condizioni di lavoro degli addetti. Confidiamo che al più presto diano il via libera al disegno di legge proposto dalla giunta.

Massimo Bertolini, segretario della Fillea Cgil