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QT n. 15, 17 settembre 2005 Scheda

La soluzione del New York Times: più spazio alle lobby

L’enorme polemica accesasi all’indomani dell’alluvione di New Orleans ha coinvolto tutti i principali mezzi stampa americani. Le diverse sensibilità con le quali si è affrontato l’argomento sono emblematiche della peculiarità della cultura americana e al tempo stesso della sua ampia differenziazione.

Ci sembra in questo senso rappresentativo richiamare un editoriale comparso sul New York Times lo scorso 3 settembre. L’importanza di questo giornale, insieme alla firma (di tutto rilievo) dell’opinionista John Tierney, fanno di questo articolo una voce perfettamente inserita nel dibattito americano: una posizione non diffusissima, ma certamente accreditata, in ogni caso non certo l’estremizzazione di un franco tiratore con il gusto della provocazione.

Il ragionamento proposto da Tierney parte dalla politica di prevenzione degli incendi proposta da Benjamin Franklin. Il sistema si basava sull’istituzione e lo sviluppo di un reparto di pompieri e sulla creazione di assicurazioni contro gli incendi. Questa situazione faceva sì che gli stessi pompieri fossero spesso organizzati e gestiti dalle compagnie d’assicurazione, che così prevenivano la distruzione di edifici assicurati. In più, la volontà di pagare bassi premi assicurativi stimolava i cittadini a stare più attenti, a non lasciare fiamme incustodite e ad interessarsi anche della salvaguardia delle case vicine. A sua volta le compagnie d’assicurazione, insieme ai singoli cittadini, esercitavano pressioni sui politici perché finanziassero la lotta agli incendi e imponessero regolamentazioni edilizie più rigorose. Questa catena d’eventi portò, negli anni, ad abbattere drasticamente il numero di incendi nelle città.

Tierney, sulla base di questa ricostruzione storica, se la prende con i cittadini di New Orleans e di altre città litorali che, durante gli anni ’60, hanno iniziato a delegare al Governo Federale la politica di tutela contro le inondazioni. Insomma, secondo l’opinionista del NYT, si sono disinteressati del problema e non hanno stipulato assicurazioni, sapendo che in caso d’inondazione sarebbero stati rimborsati dal Federal Emergency Management Agency (FEMA, l’agenzia federale contro i disastri e per le ricostruzioni). Adesso, continua il nostro, siccome Washington non ha fatto quanto promesso, non sviluppando un’adeguata prevenzione contro le alluvioni come quella appena verificatasi, il governo federale dovrebbe riparare danni e pagare un nuovo sistema di controllo delle alluvioni. "But New Orleans and other coastal cities will never be safe if they go on relying on Washington for protection": quelle città non saranno mai al sicuro se continuano a contare su Washington per la propria protezione. Insomma, esplicita l’editorialista, solo se saranno i cittadini in prima persona a prendersi cura delle proprie proprietà, invece di delegare la loro tutela ad altri, ci penseranno due volte prima di costruire case a due passi dalla riva e inizieranno a farsi delle assicurazioni proprie, facendo partire quel meccanismo di pressioni e investimenti già dimostratosi efficace contro gli incendi, "and stop waiting for that bumbling white knight from Washington": e la smettano di aspettare quel cavaliere bianco e inetto da Washington.

Morale: lo stato è poco interessato - e comunque incapace - di prendersi cura delle tue cose, quindi smaliziati ed inizia ad occuparti di te stesso in prima persona.

Può essere una strada efficace? Ci permettiamo di dubitarne. Pensare che la prevenzione delle calamità dipenda non da una politica ad hoc, ma dalle pressioni delle lobby delle assicurazioni, ci sembra arrischiato. E più in generale, quest’idea della politica incapace di stabilire autonomi obiettivi, e buona solo come risultato delle pressioni lobbystiche ci sembra demenziale: quale divinità dovrebbe vigilare affinché la somma delle spinte delle lobby dia un risultato razionale?

In definitiva, l’articolo del NYT ci sembra indice dell’affanno, dopo il dramma di New Orleans, della cultura ultra-liberista: di fronte all’evidente difficoltà nel conseguire l’interesse pubblico mantenendo livelli inconsistenti di intervento pubblico.