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QT n. 22, 24 dicembre 2004 Scheda

Lettera all’Avvenire

Caro direttore, è da un mese ormai che, volentieri, ricevo Avvenire, scelto, non so come, per un abbonamento in regalo. E’ un giornale che ascoltavo citato alla radio, a Prima Pagina, e che ho comprato talvolta, per ragioni didattiche, come strumento di lavoro con i miei studenti. Lo conosco pochissimo, insomma. Anche se, nel 1968, si chiamava ancora l’Avvenire d’Italia, ci scrivevo di scuola. Poi però le strade si sono divise.

Leggendolo, in queste settimane, ho l’impressione di vivere in una "cittadella assediata", quasi che i cattolici, in Italia e in Europa, siano discriminati, fatti tacere, perseguitati. E quindi sia necessario contrattaccare, dalle pagine del giornale innanzi tutto. Ne è un esempio la risposta da lei data a Pietro Scoppola, per il suo articolo in difesa della laicità, pubblicato sulla Repubblica. Ma anche la breve recensione che liquida malamente l’ultima opera di Alberto Melloni.

Sono studiosi che io invece ho imparato ad apprezzare, perché ricostruiscono la storia della Chiesa, nell’età moderna, senza furia distruttiva e senza intenti apologetici. Il cammino dei cattolici, fra contributi e cadute, è raccontato al fianco degli altri uomini, diversi fra loro, in ricerca. Essere credenti può avere un senso anche oggi, se non pretendiamo di avere la verità sull’etica, sulla scienza, sulla politica, ma se cerchiamo le risposte insieme con altri.

Dino Boffo, direttore di "Avvenire".

"Assediati" i cattolici, oggi? La simpatia, non velata, che Avvenire dimostra per Silvio Berlusconi e George W. Bush, difensori della "civiltà cristiana", farebbe dire di no. Sono al governo, anzi al potere, costoro, eletti da milioni di cittadini, secondo le procedure della democrazia. Fa però bene sperare il fatto che anche fra i lettori di Avvenire, ne sono prova le lettere,c’è chi obietta, chi si colloca altrove, come cristiano e come cittadino.

Mi ha colpito la lettera di un lettore. Per contestare Pietro Scoppola oggi, ricorda come lo storico difese a suo tempo la legge che introduceva il divorzio in Italia. A questo siamo? Dei cristiani non hanno ancora accettato che lo Stato possa legiferare su un tema sociale come quello della famiglia.

Che cosa ha scritto Avvenire in questi trent’anni?

Distintamente.