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Un personaggio dimenticato: Primo Carbonari

Lorenzo Fleck Trenti

Si stanno succedendo le commemorazioni della Resistenza. Purtroppo da sempre l’eroismo del maestro Primo Carbonari non è mai stato commemorato.

Carbonare, frazione di Folgaria.

Il 28 aprile 1945 fu una giornata indimenticabile per tutti gli abitanti dell’Oltresommo (Folgaria), che vide come protagonista il maestro Primo Carbonari. Dopo il 25 aprile le truppe tedesche erano in ritirata verso Trento, provenienti da Asiago, dalla Valdastico e da Lavarone. Tra la gente c’era il terrore che la ritirata fosse ostacolata da attacchi partigiani. Questo enorme senso di paura fu interpretato e fatto conoscere da don Randolfo Pinamonti, che durante una predica raccomandò vivamente di non ostacolare i militari tedeschi in ritirata per non scatenare rappresaglie. Purtroppo le forze tedesche furono attaccate da sopra la frazione Morganti e vicino a Carbonare sul lato verso Nosellari, da  "partigiani" (di cui alcuni ancora viventi), che misero a repentaglio la vita dei residenti, rastrellati in tutta fretta dai tedeschi nell’Oltresommo e messi al muro davanti alla chiesa di Carbonare.

Nella confusione vi furono quattro vittime innocenti. Hubert Abels, nato il 3 settembre 1909 a Düsseldorf, si era fermato a Carbonare in quanto voleva rimanervi e formare una famiglia. Riconosciuto come disertore (anche se la guerra era finita il 25 aprile), fu fucilato sulla piazza di Carbonare. La signora Frida Carbonari, madre di tre figli, di cui due ancora viventi, presso la fontana dei Girardi, probabilmente non sentì l’alt dato dai soldati tedeschi e venne colpita. La terza vittima fu il sig. Carlo Carbonari, che per paura si era chiuso in un avvolto della sua abitazione, ed i tedeschi, trovando la porta chiusa, spararono contro uccidendolo. Il quarto caduto fu Mentore Dalprà di Beseno, che messo al muro assieme ad altre persone, preso dalla paura, trovandosi all’estremità della fila dei rastrellati, cercò di scappare, ma una raffica di mitraglia lo falciò.

Il comandante tedesco delle SS era intenzionato a procedere ad una rappresaglia. Don Giacinto Carbonari voleva intervenire per salvare la popolazione, ma il comandante delle SS non lo voleva in alcun modo sentire, sapendo che le autorità religiose difendono sempre la propria gente. Allora intervenne il maestro Primo Carbonari, nato il 30 aprile 1875 a Carbonare, dove morì il 3 settembre 1951. Nella vita aveva insegnato come maestro di scuola ad Innsbruck e a Mezzomonte, e ultimamente era giudice conciliatore. Durante la guerra 1914-18 era un ufficiale Oberlautner Kaiser Schutzen dell’Impero Austro-Ungarico.

E fu proprio la conoscenza della lingua tedesca che permise al maestro Carbonari di dialogare con un ufficiale della Wehrmacht dopo che il comandante delle SS, che non voleva sentire le sue ragioni, venne chiamato da una telefonata via radio a lasciare, con la propria compagnia, l’abitato di Carbonare e portarsi a Trento.

Quella telefonata fu provvidenziale, perché il comando dei soldati tedeschi fu assunto da un comandante viennese della Wehrmacht, il quale ascoltò il maestro Carbonari, e per verificare la veridicità di quanto affermava consentì che fosse scortato da due militari, per prelevare i documenti nei quali si dimostrava che era stato un ufficiale austro-ungarico. Il maestro Carbonari, pur sapendo che nel paese di Carbonare qualcuno militava come partigiano, garantiva che non ce n’erano. Una bugia a fin di bene! L’ufficiale della Wehrmacht a questa affermazione ed alla presenza
della sua fotografia di ufficiale austro-ungarico, lasciò libere le donne di ritornare alle proprie abitazioni e dichiarò che se entro un’ora si fosse sentito un solo sparo di fucile, avrebbe provveduto alla fucilazione di quanti si trovavano in chiesa.

Verso le ore 17 la colonna tedesca si mise in marcia verso Trento.

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Commenti (1)

I fatti del 28 aprile 1945 Paolo

I fatti che sono qui riportati contengono una verità distorta, ricostruita in questo modo anche in alcuni libri postumi.
L'unico documento esistente ed originale è la cronaca riportata nel Registro dei Morti e compilata dal curato del paese, Don Randolfo Pinamonti, curato della parrocchia per 29 anni.
In questo registro parrocchiale compilato in quei giorni don Randolfo Pinamonti o forse anche dal parroco, descrive con precisione gli eventi.
Il ruolo dei due sacerdoti emerge chiaro, furono presenti per tutto il tempo dell'azione tedesca, si adoperarono per cercare di mitigare la furia germanica, rimasero sempre accanto alla popolazione, presero anche delle botte (schiaffi e calci come riportato anche da altre fonti, in particolare Don Randolfo Pinamonti).
Il ruolo del maestro è tardivo e come riportato nel registro avvenne a pericolo scongiurato.
Il registro è consultabile presso la parrocchia di Lavarone dove viene attualmente conservato.
Per qualche ragione la verità in questi anni è stata raccontata con una interpretazione di parte, dimenticando il ruolo del sacerdote che più di ogni altro si era adoperato per salvare la gente, senza mai rivendicare per se alcun merito e si è preferito celebrare chi nulla aveva rischiato ma che probabilmente millantava meriti non suoi.
Questi fatti emergono anche leggendo i testi ad una lettura attenta e critica che fa vedere come oltre alla fase finale di negoziazione con i tedeschi, il sacerdote, oggi completamente dimenticato si adoperò per tutto il tempo a proprio rischio vero per proteggere il paese.
Anche la popolazione meriterebbe un encomio per non aver tradito i partigiani pur presenti tra la popolazione e i veri responsabili della tragedia, provocata da una inutile quanto vigliacca azione.
Per qualche ragione ritengo di comodo, anche in testi recenti la ricostruzione dei fatti ricalca una narrazione falsata, che non tiene conto della testimonianza unica ed originale sin qui rinvenuta e ricalca un copione di comodo. Vi invito per un riscontro alla lettura delle pagine del registro dei morti della parrocchia di Carbonare, pagine 67-70.
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