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QT n. 3, marzo 2011 Servizi

La nuova Valdastico

Completamente diversa da quella vecchia, e ugualmente inutile, anzi, dannosa

Emanuele Curzel

Come un fiume carsico, la “Valdastico” (o A31, o Pi-Ru-Bi), ossia l’autostrada che dovrebbe unire Vicenza e Trento, torna periodicamente ad affacciarsi nel dibattito pubblico. In questo momento una forte spinta per la sua costruzione viene dall’autostrada A4 Serenissima, che promette la nuova arteria in cambio del rinnovo della concessione ANAS sulla Brescia-Padova. Ma anche dalle valli trentine si alzano voci a favore del nuovo traforo e del nuovo nastro d’asfalto. Ha fatto notizia la presa di posizione di alcuni imprenditori valsuganotti (il nome collettivo è quello di “Finanziaria Valsugana S.p.A.”). La “Finanziaria” ha presentato una brochure intitolata “Valsugana duemilaventi”, all’interno della quale vi è un’esplicita presa di posizione a favore della nuova infrastruttura, la cui uscita viene prospettata non più a Rovereto o a Besenello (come si dice dal 1995), ma presso Caldonazzo.

Per un quindicennio i sostenitori della costruzione della Valdastico hanno descritto la nuova autostrada come la soluzione ai problemi di traffico e di inquinamento della Valsugana, in quanto la nuova autostrada sarebbe capace di spostare in Vallagarina il traffico di attraversamento che oggi percorre la SS 47. I dati esistenti circa la capacità che la nuova autostrada avrebbe, una volta costruita, di modificare i flussi di traffico sono stati presentati e interpretati in modo tale da esaltare tale capacità, ben oltre il loro reale significato (talvolta in modo incompleto, improprio e perfino disonesto). Il risultato è stato quello di creare un’opinione pubblica locale tuttora convinta che l’A31 potrà far diminuire in modo significativo l’inquinamento da traffico in Valsugana, e che la mancata costruzione dell’arteria dipenda solo dal disinteresse delle amministrazioni pubbliche nei confronti del territorio. E questo nonostante i dati dicano che, a fronte di costi che supereranno abbondantemente il miliardo di euro, si potrà solo spostare da una valle all’altra qualche migliaio di veicoli, un risultato significativo nel tratto più orientale della valle, dove il traffico è minore, e trascurabile nel tratto occidentale, dove invece il traffico è maggiore.

La brochure della “Finanziaria Valsugana S.p.A.” conferma implicitamente queste conclusioni, e anzi rovescia la prospettiva: non ci si propone infatti di togliere traffico alla Valsugana, ma si afferma la necessità di portare in valle nuovi flussi. Le “infrastrutture della mobilità sono fattori di opportunità e sviluppo”: l’intenzione è di promuovere “iniziative economiche e di promozione che possano capitalizzare i vantaggi”.

Sarebbe interessante discutere nel dettaglio gli obiettivi espliciti dei promotori, che a una prima occhiata appaiono non solo pericolosi dal punto di vista ambientale, ma anche dubbi dal punto di vista turistico (si incentiverà il “mordi-e-fuggi” dal Veneto e nulla più) e suicidi dal punto di vista economico (cosa fa pensare questi imprenditori che verrà favorita la presenza di acquirenti veneti nei negozi trentini, e non il contrario?).

Prima di tutto va però sottolineato come questa nuova Valdastico sia qualcosa di completamente diverso da quella che nell’ultimo quindicennio è stata venduta (o forse meglio spacciata) ai valsuganotti come la soluzione a tutti i loro problemi. Nettamente diverso è il tracciato: lo sbocco è previsto nell’Alta Valsugana, senza specificare se si pensa a congestionare poi il tratto occidentale della SS47 o a consumare il poco territorio rimasto nella zona dei laghi (si asseconda in questo modo il nuovo progetto della “Serenissima”). E diverso ne è l’obiettivo: l’A31 è ora considerata “un acceleratore economico importantissimo, per rendere i laghi, le montagne le opportunità della Valsugana estremamente interessanti”; con entusiasmo degno di miglior causa si descrive una valle pienamente integrata nel contesto veneto, dato che mezzo milione di persone saranno alla distanza di un’ora di autostrada e così “i laghi, la montagna e la Valsugana [potranno] avere uno sviluppo degno del tempo”.

Il gioco è quindi cambiato: tutti coloro che negli ultimi quindici anni hanno pensato all’A31 come la soluzione a certi problemi dovranno rendersi conto che l’autostrada verrà ora proposta e promossa con l’obiettivo opposto. L’impressione è che la maggior parte degli abitanti della Valsugana non ne siano ancora consapevoli.