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QT n. 2, febbraio 2011 Cover story

150 anni: siamo ancora italiani?

Quanto ci sente trentini, quanto italiani? La complessa questione dell’identità dall’Ottocento ai nostri giorni

Monumento a Dante

Quanto siamo, oggi, italiani? Quanto trentini, o lombardi, o siciliani? In un periodo in cui la nazione Italia è in affanno, la delegittimazione leghista martella in continuità, il localismo sembra una soluzione ai problemi del mondo globalizzato?

Affrontiamo questi interrogativi nelle pagine a seguire: con uno studio di qualche anno fa sul senso di appartenenza attuale dei trentini; con una rievocazione storica sul formarsi dell’identità trentina e italiana; con un approfondimento dello stesso tema ma relativo al Sudtirolo\Alto Adige; con un contributo personale di una persona che si trova a disagio su questi temi; e con una serie di rapide tele-interviste, reperibili sul nostro sito www.questotrentino.it

Partiamo dal sondaggio commissionato dalla Provincia all’Università sul senso di appartenenza, realizzato attraverso ben 8000 interviste ad altrettanti trentini, che hanno quantificato con un indice da 1 a 10 il loro livello di appartenenza alle comunità in cui vivono. Non tanto quindi un giudizio sull’amministrazione, quanto una valutazione del legame in termini affettivi, basato sulla condivisione di valori, norme, costumi ed interessi (vedi tab. 1).

Tab. 1 - Valore medio dell’indice del senso di appartenenza territoriale. 2004 (Dati tratti da “Le condizioni di vita delle famiglie trentine”. Quaderni della programmazione)
Dimensione territorialeSenso di appartenenza
Rione/Frazione6,8
Paese/Città7,2
Valle6,7
Trentino8,0
Italia8,1
Unione Europea7,1

“Pur con tutti i limiti di un sondaggio d’opinione - afferma Gaspare Nevola, docente di Scienze Politiche alla Facoltà di Sociologia, cui abbiamo sottoposto i dati - le cifre che emergono sono molto interessanti: da una parte non si discostano molto dalle rilevazioni fatte in Italia negli ultimi vent’anni, dall’altra segnalano alcune significative differenze con il passato e rispetto al resto d’Italia. Ciò che emerge immediatamente è che rispetto al resto dell’Italia il Trentino si rivela un area con forze di appartenenza più pronunciate, e diffuse su tutti i livelli.”

I dati infatti riportano un senso di appartenenza che è sempre piuttosto elevato, nella scala da 1 a 10 i livelli più bassi risultano vicini al 7, per arrivare, nel senso di appartenenza al Trentino e all’Italia, all’8.

Bolzano, 1981: su iniziativa di Alex Langer, i cittadini vengono invitati a passare su uno o l’altro marciapiede del ponte Talvera a seconda che siano italiani o tedeschi.

“Contrariamente a quanto si pensa - rimarca Nevola - i sentimenti di appartenenza non sono affatto escludenti l’uno con l’altro, ma vi è una sorta di effetto trascinamento. Distinguo due categorie di persone: chi vive in maniera forte l’appartenenza e chi invece si identifica meno a livello territoriale manifestando il proprio scetticismo un po’ verso ogni comunità.”

Le cifre ci riservano quella che forse è una sorpresa: il senso di appartenenza nazionale è quello che tocca vette più alte, immediatamente seguito dal Trentino. “È una tendenza, questa, comune in tutta Italia, come riprova che nonostante nei dibattiti culturali si parli di un’identità nazionale in crisi, ogni volta che si chiede agli italiani qual’è il sentimento di appartenenza prioritario, proprio quello nazionale prevale su tutti gli altri.”

Ed infatti, parlando dell’Italia, i dati riflettono indici decisamente alti. Occorre tenere conto, certo, che questi sono dati del 2004, e dunque è necessario collocarli storicamente.

“Ha avuto sicuramente il suo peso quella grande operazione, che io chiamo di ‘pedagogia civico-nazionale’, portata avanti da Ciampi allora Presidente della Repubblica, che ha rilanciato con forza un nuovo senso patriottico costruito intorno alla Costituzione”.

Insomma, il lavorio della Lega, proteso a uno strisciante smantellamento dell’identità italiana, non sembra aver incontrato i successi sperati. Soprattutto in Trentino, a causa le specificità della nostra regione, a sua storia, il legame con Bolzano, la condizione di provincia autonoma. “Inoltre - aggiunge Nevola - l’estensione di un modello federale significherebbe una redistribuzione di meccanismi di privilegio, e le regioni a statuto speciale su questo argomento rispondono negativamente - e con molta energia - alle strategie leghiste.”

Non va però confusa l’appartenenza a un territorio con l’apprezzamento per l’operato delle amministrazioni e della politica: “Il rapporto che i trentini hanno con il proprio territorio sembra essere profondo e difficilmente mutabile. Piuttosto immagino che se andassimo ad analizzare il giudizio sulla politica e la sua efficacia, a livello locale, romano ed europeo, non avremmo certo queste cifre.”

E l’Europa? Trova un gradimento elevato, e il Trentino sembra essere più europeista della media italiana. Però questo indice più degli altri paga l’ondata di acuto euroscetticismo che tutti gli stati del continente stanno vivendo negli ultimissimi anni.

Analizzando ora i dati in base alle classi di età (vedi Tab. 2), il primo elemento che balza agli occhi è come nei giovani sia molto più marcata l’appartenenza all’Italia e anche all’Europa rispetto a quella alle comunità locali. “In verità sarebbe più giusto confrontare i ventenni di oggi con i ventenni di trent’anni fa, quelli che ora hanno 50 anni. Dei giovani di oggi mi colpisce un elemento: mostrano un legame con il territorio più marcato rispetto ai giovani di tempo. I ragazzi nel ‘68 avevano altri modi di stare al mondo, altri valori e una relativa scarsa considerazione per la territorialità”.

Tab. 2 - Valore medio dell’indice del senso di appartenenza territoriale in base alla classe d’età. 2004 (Dati tratti da “Le condizioni di vita delle famiglie trentine”. Quaderni della programmazione.)
Dimensione territoriale14-2930-4445-5960-7475+Totale
Rione/Frazione6,26,16,77,68,36,8
Paese/Città6,66,57,18,08,47,2
Valle6,16,16,77,78,06,7
Trentino7,47,58,08,88,98,0
Italia7,67,98,08,68,78,1
Unione Europea6,66,97,17,67,27,1

Non solo: più si è anziani, più si sente il legame col territorio: i giovani di un tempo, che non sentivano appartenenza per il territorio, hanno acquisito un’esperienza che è anche locale, e oggi mostrano un legame più forte con casa propria.

Infine (Tabella 3) i livelli d’istruzione, che confermano tendenze già note, palesi soprattutto per quanto riguarda l’Unione Europea. Ad un titolo di studio elevato corrisponde un maggior indice d’appartenenza europeo. Gli studiosi leggono questa informazione in maniera semplice: più si è istruiti, più si è informati e più si capisce che il futuro è l’Unione Europea, non è certo rinchiudersi nel proprio paesello.

Tab. 3 - Valore medio dell’indice del senso di appartenenza territoriale in base al livello d’istruzione. (dati tratti da “Le condizioni di vita delle famiglie trentine”. Quaderni della programmazione)
Dimensione territorialeFino licenza mediaDiploma di qualificaDiploma di maturitàLaureaTotale
Rione/Frazione7,46,76,25,56,8
Paese/Città7,67,06,76,27,2
Valle7,46,76,15,16,7
Trentino8,48,07,67,08,0
Italia8,37,98,07,88,1
Unione Europea7,16,77,27,57,1

Tuttavia, la spiegazione che propone Nevola appare meno scontata: “Stando a contatto con giovani e studenti, mi rendo conto di quanto siano vaghe le informazioni sull’UE, e come l’europeismo sia indotto non da una conoscenza vera e propria, ma da una sorta di ‘propaganda’ di un’idea un po’ astratta d’Europa.

Una dinamica, quindi, che può condurre chi è più istruito verso circuiti di comunicazione culturale nei quali fino a quattro, cinque anni fa non si faceva alcun discorso serio su virtù e difetti del processo di integrazione europea. Solo ora, che le difficoltà europee iniziano ad essere del tutto palesi, si inizia a discuterne seriamente, e conseguentemente il senso di appartenenza è minore ma più meditato”.

Identità? Per favore, parliamo d’altro!

Ci sono domande e domande... sei interista o milanista o...? Una risposta esclude le altre, o si può tifare per due squadre? Anche quando giocano l’una contro l’altra? Ma se ti chiedono: a chi vuoi più bene, alla mamma o al papà? Potresti rispondere: a entrambi! C’è contraddizione? No! Allora perché sentirsi “trentino” dovrebbe essere in contraddizione con “italiano” ed “europeo”? Poi chiedi a uno che non è nato in Trentino, e che ha genitori di parti diverse, “come si sente”. È nato a Genova, di padre calabrese, madre genovese con genitori sardi, ha frequentato tutte le scuole in Puglia, poi l’Università a Genova, ha lavorato e studiato 17 anni in Svizzera e ha conseguito la doppia cittadinanza, ora vive a Trento: che risposta pensi di ottenere? Non ti sembra mal posta la domanda? E, di conseguenza, non pensi che in generale, nel 2011, sia una domanda ammuffita, sospetta, ambigua, capziosa, vuota, nebulosa? Che importanza ha, per te, definire il mio senso di appartenenza su base urbana, regionale, nazionale, continentale...? Vuoi sapere se sono pro o contro? Amico o nemico? “Dentro o fuori? Non pensi che io possa essere, al tempo stesso, appartenente a più categorie e non necessariamente in contraddizione tra loro? Maschio, si contrappone a femmina? E perché? Genovese si contrappone a trentino, o a italiano? Tu puoi vederci una contrapposizione, io no, o viceversa. È guerra? A che ti serve, chiedermi la mia identità di appartenenza geografica, come se significasse automaticamente “monoculturale”? Sapendo che sono genovese, ti fai subito un’idea di me, con qualche stereotipo a portata di mano? Non ti interessa sapere altro, di me? Interista, buono (?); insegnante, no buono (?); residente a Trento, buono; padre calabrese, no buono (?); maschio, buono (?); maschio gay, no buono (?); canto nel coro, buono; non gioco al calcio, no buono (?)... Che fai, alla fine, fai la media dei più e dei meno, poi decidi che fare e pensare di me? Decidi se puoi fidarti? E se cambio idea? Divento milanista, gioco al calcio... La mia identità dipende da mille scelte personali, più le caratteristiche innate (nato a Genova, papà calabrese, maschio, insegnante... su questo non posso cambiare, è la mia storia). Tu hai la tua storia personale, io la mia, costruite entrambe su molte contrapposizioni, ma anche su molte altre non-contrapposizioni, che anzi si integrano.

Le chiamate alle armi, le scelte di campo sono spesso uno strumento di potere che permette di annullare le differenze per dar risalto a una sola caratteristica, in base alla quale si stabilisce il consenso per esercitare un controllo, l’autorità: “Italiani! Armiamoci e partite!”. Ma il fatto che io sia italiano e tu anche, non mi invita a condividere tutto quel che fai, solo per questo; lo decido volta per volta, da interista, da genovese, da maschio, da insegnante, da amante della quiete, da non fumatore, da chitarrista dilettante... Non ti voto o ti sparo contro solo perché non sei come me al 100% e nemmeno se non lo sei al 50%. A meno che il tuo 100% non si esaurisca in una sola voce: essere o non essere trentino, o vattelapesca. Identità, vuol dire uguaglianza totale: non esiste. L’identità, come si intende comunemente, è adesione a idee, princìpi, tradizioni, divertimenti, riti... non sei genovese se non... ma chi lo dice? Chi è il custode della presunta genovesità? E se non sono trentino, allora non posso... cosa? Risiedo qui, pago le tasse come te... o esiste uno ius soli, un diritto di suolo: siccome tu sei più trentino di me, perché i tuoi nonni lo erano, allora hai più diritti di me? E dove sta scritto? E che ne sai dei tuoi bisnonni? Se scoprissi che ci sono infiltrazioni forestiere, cambieresti modo di ragionare? Ti rassicura crederti circondato da trentini d.o.c. (almeno fino a dove si sa)? E che cos’è la trentinità, cos’è l’ italianità, l’ europeità? Ah, il dialetto... sì. Non ne parlo nessuno (come puoi immaginare). Tu parli trentino, però, il noneso è un’altra roba, e anche da Rovereto in giù, per non parlare della Valquì e Vallelà: insomma, Trentino contro il resto del mondo, Trento contro le valli, le minoranze linguistiche contro tutti...

Hai ancora voglia di parlare di identità? L’identità è uno stato transitorio, fluttuante e adattabile, che muta e assume polarità differenti nelle varie situazioni della nostra vita. È frutto e oggetto di una contrattazione e definizione in itinere, continua, ma non credi sia meglio parlar d’altro? Di francobolli, di calcio, di farfalle, di donne, di uomini, di scuola, di musica... per conoscerci, mica per litigare su chi la pensa meglio o peggio. Ne siamo capaci, nel 2011?

Vittorio Caratozzolo