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QT n. 10, 19 maggio 2007 Servizi

Democrazia partecipativa: come farla?

Trento e Rovereto: due esperienze diverse.

Il Trentino sta diventando un laboratorio della democrazia partecipativa? Sembrerebbe di sì, visto quello che sta succedendo in questa prima metà del 2007 nei due maggiori centri della provincia, Trento e Rovereto.

Dell’esperienza roveretana ci eravamo già occupati su queste pagine, dopo l’Assemblea dei Cittadini del 21 marzo organizzata dal gruppo PartecipAzione Cittadini Rovereto. A quella assemblea ha fatto seguito, il 7 maggio, una serata di progettazione partecipata, nella quale questa volta i cittadini partecipanti – una cinquantina circa – hanno discusso di un solo tema, la ciclabilità urbana. Abbiamo chiesto di commentare l’intera esperienza ad una delle anime di PartecipAzione Cittadini Rovereto, Paolo Michelotto.

L’altra intervista, invece, l’abbiamo realizzata con Chiara Campana, presidente della cooperativa Quater incaricata dal Comune di Trento di realizzare un progetto di bilancio partecipativo nella circoscrizione San Giuseppe. Proprio così: l’impulso a Trento è partito dal Consiglio Comunale, e non dai cittadini. Una situazione opposta a quella di Rovereto, dove l’iniziativa è partita dal basso e ha trovato l’indifferenza della amministrazione comunale. Una diversità di percorsi che rende ancora più interessante questa nostrana ricerca di nuove forme di partecipazione democratica.

Chiara Campana, come è nata l’idea di progettare un bilancio partecipativo nel Comune di Trento?

"La spinta è giunta dall’amministrazione, noi ci siamo limitati a predisporre il progetto. L’incarico è arrivato dopo che a gennaio il Consiglio Comunale ha approvato una mozione per avviare un’esperienza di bilancio partecipativo nella circoscrizione San Giuseppe".

Di che si tratta?

"Il bilancio partecipativo è uno dei possibili strumenti coi quali la cittadinanza può incidere sulle scelte dell’amministrazione. In sostanza, i cittadini avanzano delle proposte che poi vengono tenute in considerazione dall’amministrazione al momento di destinare le risorse del bilancio comunale. Nel caso della circoscrizione San Giuseppe, ci saranno due assemblee di presentazione delle proposte da parte dei cittadini, ed una terza in cui tali proposte verranno votate. In base alla votazione, verranno identificate le priorità di bilancio che la circoscrizione presenterà agli amministratori. Tali priorità verranno utilizzate in maniera consultiva, e non deliberativa".

Ovvero?

"Non è stata destinata una quota fissa del bilancio alle priorità che emergeranno dalle assemblee cittadine, come accade invece ad esempio a Porto Alegre, in Brasile, dove il bilancio partecipativo è nato. Gli amministratori avranno però l’obbligo di motivare le scelte che faranno rispetto alle priorità indicate dalla circoscrizione. Se non ne terranno conto, o ne terranno conto solo in parte, dovranno spiegare il perché in una relazione appositamente destinata alla circoscrizione".

Può bastare per parlare di un nuovo modo di partecipare alla cosa pubblica?

"Direi che è un buon modo ci cominciare. Da una parte, i cittadini avranno la possibilità di confrontarsi tra loro sul governo della città, di toccare con mano l’esistenza di un interesse collettivo a fianco del proprio interesse privato. Dall’altra parte, conoscere in maniera trasparente e diretta le motivazioni delle scelte fatte dall’Amministrazione, esserne i precisi destinatari, porterà non solo a maturare una maggiore conoscenza dei contenuti delle scelte stesse, ma anche ad accettarle più volentieri: non come calate dall’alto, ma come partecipate, anche qualora non se ne condividesse il merito. Con lo strumento che stiamo predisponendo vogliamo riuscire a creare un rapporto completamente diverso tra cittadino e territorio da un lato, e tra cittadino e amministrazione dall’altro".

D’accordo, ma chi assicura questa partecipazione? Il processo ha avuto impulso dall’alto: chi vi garantisce che il cittadino avrà voglia o sarà in grado di partecipare?

"Stiamo preparando il tutto con la massima cura, proprio per evitare il rischio di una mancata risposta dei cittadini. La fase attualmente in corso, che precede le assemblee vere e proprie, prevede l’uso di una serie di strumenti (interviste, bacheche delle idee, presenza sul territorio di facilitatori) finalizzati a "corteggiare" chi abita e chi lavora nella circoscrizione San Giuseppe, affinché si lasci non solo coinvolgere nel progetto, ma sia anche in grado poi di parteciparvi. Garantire la buona preparazione dei cittadini a questa nuova esperienza di partecipazione è infatti essenziale, ed all’interno della stessa amministrazione comunale c’è chi sta svolgendo un percorso formativo all’uso del bilancio partecipativo".

Ma non è paradossale che un’iniziativa di democrazia partecipativa parta dall’alto e coinvolga solo in un secondo momento il cittadino? A Rovereto sta avendo luogo un’altra esperienza di democrazia partecipata, che ha un buon seguito, ma lì il procedimento è partito dal basso…

"Credo che non si possa dire ora quale sia il modello migliore. Vedremo, speriamo abbiano successo entrambi. Quello che mi sento di affermare è che la democrazia partecipativa non può in ogni caso prescindere dal supporto dei rappresentanti politici, pena la sua incapacità di incidere sui processi decisionali. Il fatto che a Trento l’amministrazione abbia fatto questa scelta di trasparenza e di coinvolgimento, scegliendo peraltro di sperimentarla in una circoscrizione assai complessa – la prima per numero di anziani e la terza per numero di immigrati –, mi sembra un fatto estremamente positivo, che spero possa dare buoni frutti".

Paolo Michelotto, qual è il bilancio dell’esperienza cui il vostro gruppo sta dando vita?

"Sono soddisfatto, sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo. Il centinaio di partecipanti del 21 marzo e la cinquantina del 7 maggio possono sembrare pochi se si conta che gl’inviti erano rivolti all’intera cittadinanza, ma sono tanti se si pensa che l’iniziativa è stata organizzata da un piccolo gruppo sconosciuto ai più come il nostro. Le proposte, poi, sono state quasi tutte di buon senso e ben articolate. Partecipare ad assemblee come quelle che abbiamo organizzato costa fatica sia fisica che psicologica, e questo garantisce che chi viene a far proposte sia qualcuno sorretto da serie motivazioni e che agisce con grande impegno e applicazione".

Soddisfatto anche della risposta arrivata dai rappresentanti politici?

"I consiglieri di minoranza che hanno deciso di farsi carico delle proposte avanzate nelle due assemblee hanno mostrato un sincero interesse, e questo per noi è già motivo di grande soddisfazione. Le due proposte più votate finiranno presto ad essere discusse in Consiglio Comunale, e questo rappresenta già un grande risultato, essenziale affinché un progetto come il nostro possa continuare. L’esperienza dice infatti che se le assemblee cittadine non portano a un esito concreto la gente tende a demotivarsi e a non rispondere più con lo stesso entusiasmo della prima volta".

Quindi, l’obiettivo che perseguite con le assemblee cittadine non è solo culturale ed educativo, ma anche politico in senso stretto.

"Certo. Quelli che abbiamo organizzato sono stati anche incontri dal valore educativo, perché hanno dimostrato che per riuscire a creare partecipazione politica bastano strumenti semplici e un buon metodo. Ma non vogliamo limitarci a fare cultura. Vogliamo dei risultati, vogliamo provare a produrre decisioni che abbiano un effetto concreto sul governo della città".

E pensate di riuscirci? L’amministrazione Valduga ha mostrato scarso interesse nei confronti della vostra iniziativa…

"La Giunta in effetti nicchia. Il 21 marzo ci aspettavamo per lo meno la presenza dell’assessore alla partecipazione Marzana, che avrebbe dovuto esserci solo per l’incarico che svolge, ma non è venuto. Avevo invitato io personalmente il sindaco Valduga, ma mi ha detto che lui non partecipa a incontri non istituzionali. Alla faccia del programma con il quale è stato eletto, che dava grande importanza alla partecipazione! Un piccolo passo avanti è stato fatto il 7 maggio all’assemblea di progettazione partecipata sulle piste ciclabili, con la presenza di Andrea Larcher dell’Ufficio Urbanistica e Viabilità. Noi comunque andremo avanti continuando a sollecitare gli amministratori a presenziare alle nostre assemblee. Mostreremo loro qual è la differenza tra l’impegnarsi per la partecipazione sulla carta e il farlo invece in concreto".

Cosa pensi dell’esperienza di bilancio partecipativo che sta avviando il Comune di Trento? Lì la situazione è molto diversa da quella di Rovereto, l’impulso è venuto dall’amministrazione e non dai cittadini…

"Da una parte mi fa ovviamente piacere che un’amministrazione si mostri sensibile alla partecipazione democratica. Trovo però rischioso e un po’ paradossale il fatto che un progetto di bilancio partecipativo venga affidato a una società di consulenza, e sia poi presentato ai cittadini già predisposto, chiedendo loro solo di realizzarlo. Mi sembra che dietro ci sia la solita idea che i cittadini non siano capaci di organizzarsi autonomamente…".

E invece lo sono? Non ritieni che, nell’ambito di una società che educa poco e male alla democrazia, il cittadino medio sia effettivamente apatico e impreparato alla discussione democratica?

"Quella del cittadino disinteressato o comunque incapace è la solita storia di chi vuole che le cose rimangano come sono, col potere decisionale in mano a pochi e tutti gli altri tagliati fuori. Per partecipare, da qualche parte bisognerà pur cominciare: sono convinto che l’educazione alla democrazia si possa maturare solo ‘facendo’ la democrazia".